Sinistra ds, Cofferati addio Gli elogi vanno a Bertinotti
«Ora è Fausto il riferimento dei 3 milioni del Circo Massimo» Il Correntone all’attacco: il leader ha dimenticato i movimenti
Maria Teresa Meli
ROMA - Non si sfiorano nemmeno nella bolgia dell’ex Palaeur. Fausto Bertinotti è seduto tra le delegazioni dei partiti ospiti. Sigaro (spento) in bocca, occhiali sulla fronte, chiacchiera per tutto il tempo con il capogruppo di Rifondazione comunista a Montecitorio Franco Giordano. A interrompere la conversazione solo le risate, ora dell’uno, ora dell’altro. Sergio Cofferati, invece, è assiso tra i maggiorenti della Quercia, in prima fila. Parla poco o niente, non sorride quasi mai. Bertinotti ha salutato questo congresso con un’intervista al Corriere della Sera in cui ha dato del democristiano a Fassino. Cofferati ha pagato il suo tributo alle assise dichiarando alla Stampa : voterò Massimo D’Alema (e il presidente della Quercia ha reso l’onore delle armi all’ex duellante con un magnanimo «gli voglio bene»). In platea c’è un diessino che conosce bene sia il leader del Prc che il sindaco di Bologna. E’ Paolo Nerozzi, segretario confederale della Cgil. Guarda l’amico di un tempo, Cofferati, e dice: «Sergio è finito quando ha detto di "no" al referendum sull’articolo 18. Poi ha deciso di fare il sindaco di Bologna e i vertici del partito sono stati contenti perché prima lo temevano. Ma così hanno fatto tutti quanti un gran regalo a Bertinotti: i tre milioni del Circo Massimo ora hanno lui come punto di riferimento». Già, il paradosso è che D’Alema e Fassino sono riusciti a "metabolizzare" Cofferati ma non hanno risolto il loro problema. Quella sinistra non allineata che rappresenta una parte dell’elettorato dell’opposizione, orfana del Cinese, si è accasata altrove, con Bertinotti, e continua a non volerne sapere dei vertici Ds.
Così, se Cofferati plaude alla relazione del segretario - «Va bene» - mentre Bertinotti sottolinea che «Fassino è rimasto sordo ai movimenti», due diessini che un tempo avevano scelto il Cinese come loro leader, Giovanni Berlinguer e Pietro Folena, danno ragione al secondo e non al primo. Dice Berlinguer: «Fassino ha trascurato molto il ruolo delle nuove generazioni e dei movimenti su cui invece dobbiamo puntare molto». Osserva Folena: «E’ incredibile, nemmeno una parola su quello che è accaduto in questi ultimi anni, sui movimenti». E l’esponente del Correntone aggiunge: «Io ormai ho rinunciato a capire Cofferati. Perché, ad esempio, ha dovuto dire che voterà per D’Alema? Aveva fatto trenta e doveva fare trentuno?». Del resto, come spiega anche Nerozzi, la dichiarazione di voto preventiva di Cofferati «ha fatto imbufalire tanti» nella sinistra Ds. E se un effetto ha avuto non è stato certamente quello di convincere qualche riottoso del Correntone a votare per D’Alema.
Intanto nella tribuna ospiti Bertinotti ride, scherza e conversa con gli altri leader politici. In platea Cofferati saluta gli altri dirigenti dei Ds, ma attorno a lui non c’è un clima da "ritorno del figliol prodigo". Il suo rientro in maggioranza era dato per acquisito già tempo fa. Quel Fassino che è riuscito a neutralizzarlo come avversario sospingendolo lungo la via di Bologna ora combatte con Bertinotti a cui, dal palco, ricorda che non è vero che i riformisti sono «la destra della sinistra».
E pensare che quando l’astro di Cofferati iniziò a tramontare D’Alema era convinto che andasse a finire altrimenti. Il presidente della Quercia, dopo un periodo di freddo, aveva ristabilito buoni rapporti con Bertinotti anche in nome della comune avversione al progetto politico del Cinese. D’Alema temeva l’offensiva di Cofferati sul partito ed era convinto invece di poter scendere a patti con la sinistra di Rifondazione. Il leader del Prc, invece, soffriva della concorrenza del Cinese. E in uno di quei giorni di rinnovato feeling il presidente della Quercia disse al segretario di Rifondazione: «La parabola discendente di Sergio è cominciata e noi lo accompagneremo alla porta». Così hanno fatto, ma oltre quell’uscio ha avuto inizio la parabola ascendente di Fausto Bertinotti.
Repubblica 4.2.05
La metamorfosi dell'ex idolo dei girotondi
al Congresso un intervento pacato, con un affondo
Il Cofferati "pacificato" all'attacco di Bertinotti
Appoggia Fassino e D'Alema, e chiede unità
"Primarie, non facciamo come in Puglia"
di MARCO BRACCONI
ROMA - Si definisce "pacificato". Si fa annunciare da una intervista nella quale annuncia il suo voto per D'Alema presidente. Sottolinea che a Fassino, e alla sua linea politica, non ha niente da obiettare. La metamorfosi di Sergio Cofferati, che ai tempi dei girotondi metà degli elettori di sinistra acclamava come leader dell'opposizione, è compiuta. E oggi al congresso Ds otterrà il suo definitivo sigillo.
Tempi lontani, quelli in cui il "Cinese" duellava con il lìder Maximo sul futuro del partito e occhieggiava a Girotondi e i movimenti. Oggi l'ex capo della Cgil è il sindaco della capitale diessina. Dopo la parentesi Guazzaloca, ha riportato a casa Bologna, ed è tornato a casa anche lui. Del resto, in tempi non sospetti, quando Cofferati sorvegliava l'area tra il Correntone (che stamattina ha annunciato il suo no al documento programmatico) e i new global, chi lo conosceva bene giurava: "Non durerà, Sergio è un vecchio riformista".
E infatti. Il "Cinese" sposa la sfida riformista di Fassino. Ma passa rapidamente ad altro. Dopo aver detto (e ripetuto) di aver apprezzato "i passi in avanti fatti da Pesaro in poi", dedica il resto del suo breve intervento alle primarie. Andando giù durissimo, senza mai nominarlo, contro Fausto Bertinotti. " Chi sostiene Prodi non può oscurarne la leadership".
La platea lo accoglie con lungo applauso. Poi lo ascolta in silenzio. Poi si scalda, e quanto, quando parla di primarie. Come Fassino, dice che "non devono essere una occasione di divisione". Come D'Alema, insiste sulla "visibilità" del partito di maggioranza relativa. Poi, l'affondo finale: "Nulla si faccia senza programma", candidature alle primarie comprese, dunque. E, soprattutto, "ciò che è stato in Puglia, non sia nelle primarie nazionali".
Che il dado fosse tratto, si sapeva da ben prima del congresso. Ma Sergio Cofferati oggi ha voluto mostrarlo, in tutta la sua evidenza, ad un partito con il quale "si sente in pace". Al quale, addirittura chiede di accelerare sulla Federazione, invitandolo già da ora a pensare al dopo. Dopo Pesaro, dopo questo congresso. Magari verso un "nuovo aggregato riformista" che al "Cinese" non sembra affatto dispiacere.
L'Unità 4.2.05
Bertinotti: potrei lasciare la segreteria. Ma poi chiarisce
ROMA. Fausto Bertinotti potrebbe lasciare la segreteria del Prc dopo 11 anni, al prossimo congresso del Prc? «Ho - dice in un'intervista all'Espresso il cui testo è stato anticipato - il dovere morale di non fare annunci prima del congresso. Ma non è vero che nella direzione politica l'età sia irrilevante. Ci sono leggi fisiche alle quali non voglio sottrarmi. Anzi, intendo assecondarle». Sulla frase è nato però un piccolo caso, risolto dallo stesso Bertinotti in tarda serata, quando ha smentito così: «La frase che mi viene attribuita dai titoli dei lanci di molte agenzie di stampa, “potrei lasciare la segreteria del Prc ma non cambio nome al partito” non è stata da me mai pronunciata, non corrisponde alla mia volontà ed è del tutto priva di fondamento».
Bertinotti, nell’intervista spiega che la sua operazione è opposta a quella di chi, «nel passato decennio, ha tentato di uscire dalla crisi del movimento operaio andando verso il pensiero liberale. Noi cerchiamo un nuovo inizio da sinistra, un'uscita della crisi verso sinistra».
Sul congresso Ds Bertinotti elogia Fassino che parla al Paese ma lo critica perché dimentica i movimenti. Ma, aggiunge, «in questo punto positivo si inserisce un'operazione politica che andrebbe analizzata. c'è l'abbandono dell'illusione di costruire una sinistra liberale e la ricerca di un approdo socialdemocratico, magari da mettere nella federazione, c'è la riscoperta dell'intervento pubblico nell'economia, dello stato sociale, ma anche il punto critico della sordità nei confronti delle istanze più critiche».
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Sul settimanale DIARIO da oggi nelle edicole
Enrico Deaglio a colloquio con
Fausto Bertinotti
pagg. 12-16
Date a Fausto.. Ma quanto bisogna dare a Fausto?
Un trenta per cento alle primarie. Non saebbe uno scandalo. Il Ministero dell'Economia e del Piano, e questo è effettivamente un mezzo scandalo. Il Segretario di Rifondazione Comunista alle prese con stalinisti e trotzkisti, si offre al centrosinistra con un programma di estremo buon senso.
«vinceremo. Soprattutto perché loro perderanno»
Patrimoniale? Non dirò mai questa parola:
«Non voglio creare problemi a nessuno. Ci sono molti modi per indicare l'equità fiscale.
Costretti a vincere
«In realtà c'è una grande voglia di centro, ma l'Ulivo vincerà perché tutti vogliono cacciare Berlusconi»
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Sul settimanale DIARIO da oggi nelle edicole
Enrico Deaglio a colloquio con
Fausto Bertinotti
pagg. 12-16
Date a Fausto.. Ma quanto bisogna dare a Fausto?
Un trenta per cento alle primarie. Non saebbe uno scandalo. Il Ministero dell'Economia e del Piano, e questo è effettivamente un mezzo scandalo. Il Segretario di Rifondazione Comunista alle prese con stalinisti e trotzkisti, si offre al centrosinistra con un programma di estremo buon senso.
«vinceremo. Soprattutto perché loro perderanno»
Patrimoniale? Non dirò mai questa parola:
«Non voglio creare problemi a nessuno. Ci sono molti modi per indicare l'equità fiscale.
Costretti a vincere
«In realtà c'è una grande voglia di centro, ma l'Ulivo vincerà perché tutti vogliono cacciare Berlusconi»
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