L'Eco di Bergamo 5.5.05
«Angeli e demoni», una mostra racconta l'eterna lotta fra il Bene e il Male
Barbara Mazzoleni
Angeli e diavoli nell'immaginario artistico contemporaneo, dal territorio incandescente del mito alle più segrete stanze dell'inconscio: si inaugura questa sera alle ore 18.30 al Teatro Sociale in Città Alta la mostra «Angeli e Diavoli» dove le sculture di Vannetta Cavallotti e una grande «Danza macabra» di Enrico Colombotto Rosso accompagneranno il visitatore in un viaggio coinvolgente e suggestivo nel mondo dell'ignoto, dell'imprevedibile e del fantastico.
Curata da Janus e organizzata con il patrocinio e la collaborazione dell'assessorato alla Cultura del Comune di Bergamo, la mostra si propone di esplorare le dimensioni dell'angelico e del demoniaco, viste come duplice volto di una sola realtà metafisica e come forme che, pur popolando l'immaginario e l'universo simbolico collettivo fin dalla notte dei tempi, sono ancora oggi capaci di farsi interpreti delle inquietudini, le angosce e le aspirazioni della civiltà contemporanea.
Mondi antitetici e complementari, quelli degli angeli e dei diavoli, proprio come le personalità dei due artisti che tuttavia hanno in comune l'aver dato vita a mondi visionari, onirici e sensuali, affidando ad angeli e diavoli il compito di narrare l'eterno incontro-scontro tra luce e tenebre, Paradiso e Inferno, cielo e terra, vita e morte, memoria e oblio.
Complici il fascino del Teatro Sociale e un allestimento scenografico curato dall'architetto Attilio Gobbi, lo spazio espositivo diventa «limbo» sospeso tra cielo e terra, luogo di apparizione delle misteriose creature evocate dai due artisti non dai testi sacri né dal folclore popolare ma piuttosto dal territorio ancestrale del mito.
Da una parte, dunque, la schiera di angeli plasmati da Vannetta Cavallotti (nata a Palermo ma che vive e opera a Bergamo dal 1985) con il ricorso a materiali eterogenei, come resine, stucchi, gessi, ferro, colori ad olio, acquerello ed encausto: fatti di frammenti di emozioni e di ricordi, sono esseri che germogliano come fiori cosmici, corpi velati e poeticamente acefali in bilico tra memoria e oblio, angeli-bimbi smarriti nell'Eden della psiche e della coscienza.
Dall'altra parte, la «cavalcata» dei demoni ghignanti e sfacciati che brulicano nei grandi disegni, scelti tra i 250 del ciclo «Danza macabra», eseguiti a inchiostro di china su carta da pacchi argentata da Enrico Colombotto Rosso, torinese, formatosi a Parigi a contatto con artisti internazionali come Max Ernst, Leonor Fini e Stanislao Lepri e che da anni vive tra le colline del Monferrato in una particolarissima casa-museo. Presente anche alla Palazzina di Caccia di Stupinigi di Torino, nella mostra «Il Male. Esercizi di pittura crudele» curata da Vittorio Sgarbi, Colombotto Rosso anima al Teatro Sociale la danza dionisiaca e grottesca dei suoi spettri luciferini che si rincorrono e si agitano in un groviglio di corpi nudi e deformi, moderni interpreti del caos e incubi notturni dell'angoscia e dei drammi dell'uomo.
Che cos'hanno dunque in comune gli eleganti fantasmi angelici della Cavallotti e i demoni ibridi e incandescenti di Colombotto Rosso? Sono sempre e comunque creature umane e molto terrene: «Fortunatamente i due artisti - scrive nel catalogo edito da Lubrina il curatore Janus - ci ricordano, in maniera diversa, che angeli e diavoli esistono, che hanno sempre uno spazio importante nella nostra esperienza, ma anche nella nostra vita quotidiana. Gli angeli ieratici della Cavallotti e i diavoli inquieti, danzanti e un po' ebbri di Colombotto Rosso in fondo ci rassicurano, ci invitano a dialogare con le loro categorie filosofiche, ci assicurano che l'antichità della loro esistenza non è stata mai spezzata dalla nostra civiltà materialistica o semplicemente tecnologica».
La mostra resterà aperta fino al 12 giugno nei seguenti orari: martedì - sabato ore 10-13 e16-19; domenica e festivi 10-19.
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
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