Tempo Medico on line 3 maggio 2005
Fondi alla ricerca, ma non per le staminali embrionali
In un promemoria l'approccio etico alla ricerca nell'Unione Europea
di Donatella Poretti
Il settimo programma quadro sta muovendo i suoi primi passi. Un bilancio di 73 miliardi di euro da distribuire in sette anni, dal 2007 al 2013, e una struttura basata su quattro programmi specifici: cooperazione, idee, persone e capacità.
La Commissione europea per voce del commissario alla ricerca, lo sloveno Janez Potocnik, ha spiegato, nel corso di una conferenza stampa tenuta il 7 aprile, come tutte le attività di ricerca intraprese nel programma "devono essere condotte in conformità ai principi etici fondamentali". Subito dopo è stato diffuso un promemoria per specificare meglio di che cosa di stesse parlando e soprattutto chiarire la spinosa questione dei finanziamenti alla ricerca con le staminali embrionali. Legale e sostenuta in molti paesi dell'Unione, ma vietata e osteggiata in altri.
Nel caso del sesto programma quadro (2002-2006), dopo il primo anno di moratoria in attesa di raggiungere l'accordo tra i paesi sostenitori (tra cui Gran Bretagna e Belgio) e quelli contrari (tra cui Germania e Italia), alla fine del 2003 l'allora commissario europeo alla ricerca, il belga Philippe Busquin, optò per una decisione caso per caso.
Attualmente ciò ha permesso di finanziare due progetti multinazionali che utilizzano cellule di origine embrionale (uno è quello dell'European Centre for the Validation of Alternative Methods che ha sede a Ispra sul lago Maggiore e che valuterà gli effetti delle sostanze tossiche sugli embrioni) e altri 23 che utilizzano sempre staminali, ma derivate da tessuti adulti.
Potocnik, nel ricordare le virtù di questo tipo di studi, aveva detto che "la ricerca con le cellule staminali è scientificamente molto promettente per molte persone che oggi soffrono di malattie che potrebbero essere curate in maniera diversa", e aveva assicurato che non sarebbe stato riaperto il dibattito, mantenendo gli stessi criteri fissati dal suo predecessore.
Il promemoria aiuta a capire meglio: "la Commissione si è soffermata sul trattamento da essa riservato alla ricerca sulle cellule staminali embrionali nel quadro del programma attuale. L'Unione europea vieta tassativamente e in ogni caso il finanziamento di ricerche finalizzate alla clonazione umana a scopo riproduttivo, la clonazione degli embrioni ai fini di ricerca (clonazione terapeutica), o la ricerca volta ad alterare il patrimonio genetico umano. L'Unione europea non concede inoltre finanziamenti a progetti in uno Stato membro in cui siano vietate le attività di ricerca oggetto del finanziamento stesso. La Commissione non accorda inoltre il finanziamento a progetti che comportano il prelievo diretto di cellule staminali da embrioni, un intervento che implicherebbe la distruzione di un embrione soprannumerario ai fini della ricerca comunitaria".
Nel momento in cui pervengono proposte di ricercatori che desiderano utilizzare le cellule staminali, la priorità va sempre ai progetti che comportano l'impiego di cellule staminali ottenute da organismi adulti, caso in cui - come sottolinea l'Esecutivo - non sussiste alcun problema di carattere etico.
Eppure, nonostante le rassicurazioni del commissario Potocnik, sembra esserci un passo indietro: si specifica che non verranno finanziati i progetti in cui si derivano le staminali dagli embrioni perché, pur se soprannumerari e perciò senza alcun futuro, questi verrebbero comunque distrutti. Si opta così per una decisione pilatesca: embrionali sì, purché il lavoro sporco di toccare direttamente quegli embrioni non lo si paghi con fondi comunitari.
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