giovedì 5 maggio 2005

Antigone, la disobbedienza

Repubblica Bologna 5.5.05
LETTURE D´AUTORE
In Santa Lucia stasera apre il ciclo di letture sui classici con lezione del costituzionalista
Tra la legge e la disubbidienza risuona la domanda di Antigone
Guerritore e Zagrebelsky dan voce a Sofocle
ILARIA VENTURI

ANTIGONE è un mito, è l´icona della disobbediente civile, della resistenza al potere, «la più nobile figura mai apparsa sulla terra», scriveva Hegel. O, per dirla con le parole di Romain Rolland, Antigone è la donna di fronte alla quale tutti gli uomini sono bambini. La sua tragedia è nota: il re Creonte le impedisce di seppellire il fratello Polinice, lei si ribella in nome di quelle leggi «non scritte», ma sempre vive, incrollabili «al cui paragone nulla può la legge transitoria degli uomini». L´occasione per rivivere questa lacerazione, questo conflitto quanto mai attuale, sarà data oggi con la prima serata di apertura del ciclo di letture sui classici promosso dal Centro studi «La permanenza del classico» dell´Alma Mater.
Alle ore 21, all´aula magna di Santa Lucia (gli inviti sono esauriti), Monica Guerritore, ormai madrina ad honorem di questa rassegna che l´ha vista presente sin dalla prima edizione, quattro anni fa, darà voce ad Antigone, con gli attori Luca Lazzareschi, Lino Guanciale e Viola Pornaro nei ruoli di Creonte, Emone, figlio del re e innamorato di Antigone, e della sorella Ismene.
L´interpretazione sarà affidata al commento del costituzionalista Gustavo Zagrebelsky. I testi tratti dalla tragedia di Sofocle rappresentata ad Atene nel 442 avanti Cristo - una selezione dei passaggi più noti e degli snodi narrativi per ricostruire la storia - sono stati tradotti da Federico Condello, giovane ricercatore del Centro studi. «Abbiamo scelto Antigone in apertura come figura chiave ma anche contraddittoria, capace di porre domande universali», commenta Ivano Dionigi, il latinista che ha ideato questa rassegna, direttore del Centro studi sui classici.
«Antigone è colei che si appella alla legge interiore, appare la figura più nobile, ma rappresenta anche il privilegio e il grande rifiuto dell´altro, inteso come stato, società, politica. E´ la solitudine estrema, la negazione dell´etica della responsabilità. Antigone sta a ricordarci che accanto le leggi scritte della città, nel cui nome Socrate muore, vi sono quelle non scritte dell´interiorità individuale. In netta antitesi con la coscienza democratica di Euripide per il quale quando le leggi sono poste per iscritto il povero e il ricco hanno pari giustizia».
Legge e coscienza, dunque. Interrogativi non facili, rappresentati dall´icona Antigone, che è anche il simbolo di questo nuovo ciclo di letture curato dal regista Claudio Longhi. E´ Serena Nono, figlia del compositore Luigi Nono e nipote del musicista Arnold Schoenberg, ad aver dipinto Antigone che regge le ceneri del fratello nell´anfora per dare una immagine a questa rassegna, «Nomos Basileus», dedicata al tema della legge. La prima serata, dal titolo «Il diritto di Antigone e la legge di Creonte», propone testi più che mai suggestivi. Basteranno, a commuovere, le parole del coro, dopo che Creonte ha enunciato la sua legge e scopre che qualcuno ha tentato di seppellire Polinice. Un testo che ha ispirato nei secoli poeti e filosofi. Comincia così: «Molte le meraviglie, ma nessuna tremenda come l´uomo».