giovedì 5 maggio 2005

sinistra
Bertinotti dice no a D'Alema

L'Unità 5.5.03
Bertinotti a D’Alema:
non ci sono carri armati amici della democrazia


ROMA D'Alema ritiene «giusta» l'idea di esportare la democrazia anche con l'uso della forza? Il segretario di Rifondazione pensa «esattamente il contrario». Per Bertinotti è «incomprensibile il ritorno di questa cultura politica. Pensavo che certo un insegnamento lo avessimo comunemente tratto: non ci sono carri armati amici della rivoluzione come non ci sono carri armati amici della democrazia. La democrazia è incompatibile con l’idea di costruirla dall'esterno dei soggetti interessati, e peggio ancora con la forza». Ma forse D'Alema ha fatto riferimento ad «un nuovo multilateralismo» non basato sull'uso della forza ma sulla difesa del diritto internazionale: «In fondo è lo stesso - replica Bertinotti - il guaio di questo mondo non è l'unilateralismo, ma l'unipolarismo. Il mio vero avversario è l'interventismo democratico, la guerra va bandita come un moderno tabù. Bisogna ritrovare la politica, potenziare l'Onu, espellere l'idea della guerra: si può pensare a organizzare l'uso della forza in maniera diversa, ma bandendo la guerra».
Troppe docce fredde sull’Unione: su questioni cruciali «come pace e guerra bisognerebbe avere posizioni condivise, frutto di un aperto confronto tra opzioni che restano allo stato diverse» dice il senatore Piero Di Siena, sinistra Ds. Quel che sostiene D’Alema è in contraddizione «con la lettera e lo spirito della nostra Costituzione. E dimostra l'assenza di un serio ripensamento sulla vicenda del Kosovo». E Folena: «Come si fa a dire che la democrazia si può esportare anche con la forza? Non è abbastanza chiaro quanto accaduto in questi anni? L'Unione chiarisca ogni equivoco sull'uso della forza e, se non si trovasse una posizione convincente comune, gli elettori si esprimano con un referendum programmatico».