giovedì 12 maggio 2005

Calatrava a Roma

Repubblica Roma 11 MAGGIO 2005
In corso i contatti fra Campidoglio e il progettista spagnolo. Morassut: "Dopo Atene, è lui la firma migliore per quel progetto"
Calatrava a Tor Vergata l'architetto-star per lo Sport
Un Palazzetto come alle Olimpiadi
Un complesso che dovrebbe essere pronto tra quattro anni per i mondiali di nuoto 2009
Un nome internazionale insieme a Piano, Hadid, Koolhaas, Decq
FRANCESCA GIULIANI

Bianco, leggero, tecnologico: il segno dell´architettura contemporanea a Tor Vergata con il nome di una delle archi-star internazionali. È lo spagnolo Santiago Calatrava il sogno nel cassetto del Comune per il Palazzetto dello Sport, da realizzare per i mondiali di nuoto del 2009 nell´ambito della Città dello Sport il cui accordo è stato appena firmato. Il sindaco Walter Veltroni e l´assessore Roberto Morassut stanno lavorando per catturare il progettista spagnolo e affidargli un altro dei grandi progetti che nel prossimo lustro riusciranno a portare a Roma il florilegio praticamente completo dei grandi dell´architettura mondiale. Dopo Renzo Piano, Massimiliano Fuksas, Rem Koolhaas, Zaha Hadid, Odile Decq, Roger Diener, Paolo Portoghesi toccherà a Santiago Calatrava lavorare sulla luce, gli spazi, lo scenario della Città eterna.
Calatrava, cinquantenne di Valencia, è soprattutto l´architetto dei ponti, sessanta quelli realizzati in giro per il mondo ma soprattutto nel suo paese, tra cui l´Alamillo di Siviglia, il Lusitania di Merida, ma anche quello di Venezia a piazzale Roma, affidatogli nel 1996 da Massimo Cacciari. È della scorsa estate lo Stadio per le Olimpiadi di Atene, recenti anche la Città delle Scienze a Valencia e gli aeroporti di Lione e Liegi, la Torre delle Comunicazioni di Montjuic a Barcellona, la stazione Oriente di Lisbona... Calatrava, uno che gira con il blocchetto dei disegni sempre in tasca, ha messo a punto duecento progetti e ne ha realizzato il trenta per cento. Dicono di lui che si tratta del "nuovo architetto globale", progettista della rivoluzione tecnologica, audace strutturista, uno innamorato della pittura e paragonato a Gaudì per la capacità di innovazione, l´audacia progettuale. Ma un nome anche molto criticato e bollato come "ingegnere" da colleghi snob. Un tipo dal carattere deciso, se si pensa alla sua querelle con sir Norman Foster, che accusò di plagio per il progetto del Reichstag di Berlino. Calatrava vive a Zurigo, ha studi a Valencia e Parigi e ama l´Italia che gli ha dedicato la mostra più completa su suo lavoro tra anni fa a Palazzo Strozzia a Firenze dove ha vinto il concorso per l´ampliamento dell´Opera del Duomo.
Il punto, adesso, nel portarlo a Roma è di non correre nemmeno il rischio di "pasticci" genere Ara pacis. Spiega Morassut: «Il nome di Calatrava è quello più indicato per questa opera proprio per le sue capacità specifiche, per i lavori nel campo dello sport, come ad Atene. Il punto è individuare le procedure giuste». Ovvero: il concorso internazionale richiede anni, una consulenza non parrebbe adeguata e quindi in Campidoglio si sta ancora lavorando a trovare la strada giusta per conferirgli un incarico tanto prestigioso. Certo è che il nome di Calatrava a Roma arriverebbe a completare una scena già florida di architetti internazionali che hanno, Auditorium a parte, i loro cantieri ancora aperti o da aprire. Continua Morassut: «Lo sviluppo della città legato a quello dell´economia dei servizi e cioè turismo, congressualità, cultura e sport. Per queste attività sono necessarie strutture all´altezza».