Avvenimenti n 19, dal 13-19 MAGGIO 2005
CATTIVI MEDICI PER LEGGE
Luca Gianaroli: "Questo governo ci costringe alla malasanità"
Simona Maggiorelli
C’è un sinitro spot che circola in rete. Un messaggio di smaccata propaganda. S’intitola Ancora un referendum contro la vita, ed è pieno zeppo di assurdità del tipo: l’impianto di tre embrioni (sani o malati che siano) giova alla salute della donna; la diagnosi genetica preimpianto non è un esame scientifico. tutto ciò che è artificiale è contro natura e via di questo passo. Mentre in primo piano scorrono immagini da manuale di medicina medievale con un omuncolo disegnato al computer, che miniaturizza le fattezze umane, chiamato di volta in volta, indifferentemente “embrione”, “feto”, “bambino”, come se indicassero realtà equivalenti. È arrivato a mezzo milione di italiani. Su questo che ci appare come l’ennesimo tentativo di confondere da parte di chi antepone la propria fede alla scienza, nell'avvicinarsi del referendum del 12 e 13 giugno, abbiamo chiesto lumi al professor Luca Gianaroli, direttore della società italiana di medicina riproduttiva, che di fecondazione assistita si occupa da 25 anni, in Italia e all'estero.
Facciamo un po' di chiarezza professore, che cos’è l’embrione?
"Da un punto di vista strettamente scientifico è quell’entità in via di sviluppo che si ha 24 ore dopo la fertilizzazione. E bisogna dire che nei primi 14 giorni l’embrione nell’utero non dà segno di sé.
Il fatto mistificatorio, in primis, riguarda la parola “concepimento”:prima delle tecniche di fecondazione in vitro, si riferiva al momento in cui la donna, con il ritardo mestruale, sapeva di essere incinta. Dopo la nascita, nel 1978, di Louise Brown, la prima bambina avuta con procreazione medicalmente assistita, si è cominciato a istillare nella mente della gente l’idea che il concepimento coincidesse con il momento in cui l’uovo viene fecondato. Dimenticando che questa cellula fecondata non ha un patrimonio suo, autonomo. Tanto è vero che, nei giorni successivi, l’embrione si può dividere in due dando origine a due gemelli. Ma può anche trasformarsi in carcinoma: uno dei tumori più invasivi e distruttivi della donna. Dunque, dire che la cellula uovo fecondata sia un individuo è un errore grossolano, perché quella cellula può diventare tutto, un tumore, un aborto, può diventare nulla. Sia con fecondazione naturale che artificiale, c’è solo un15 per cento di possibilità che quella cellula diventi embrione e poi individuo".
C’è anche chi sostiene che prima di 24 settimane non si possa ugualmente parlare di individuo, dal momento che il feto non può vivere fuori dall’utero. Lei, cosa ne pensa?
"Non entro nel merito perché a questo livello ci potrebbero essere concezioni diverse. Ma tengo molto a ribadire che il pensiero che la cellula uovo fecondata sia una persona è assolutamente non corrispondente al vero. Su questo assunto falso si basa la convinzione che debba essere ad ogni costo salvaguardato vietando la fecondazione assistita".
Ma le tecniche non si limitano a riprodurre in vitro ciò che avviene in natura?
"Veniamo al punto. Una coppia fertile ha il 20-25 per cento di possibilità di concepire ogni mese. I circa 500mila bambini che nascono in Italia con rapporti naturali sono il prodotto di 2 milioni e mezzo di embrioni, di cui 2 milioni, vanno persi all’interno dell’apparato genitale. È patetico pensare che la cellula uovo fecondata che i medici trasferiscono nell’utero venga “buttata via” se non s’impianta. È un evento naturale. Senza contare che spesso l’ovulo fecondato ha tali anomalie cromosomiche da non potersi in nessun caso sviluppare. Esattamente come succede in natura. La gente deve capire che la cellula uovo fecondata non è sinonimo di bambino. Nei nostri laboratori essa segue la stessa strada che seguirebbe per vie naturali".
Quanto è importante la diagnosi genetica preimpianto?
"Questo tipo di diagnosi genetica è nata per ridurre il più possibile la sofferenza delle coppie. Fino aun anno fa, prima che la legge 40 bloccasse tutto, eravamo fra quelli che ne avevano eseguite di più. Nei nostri laboratori al Sismer venivano pazienti che avevavo abortito 2, 4, 5 volte pur di non mettere al mondo dei bambini gravemente malati. Piccoli che nel giro di un anno erano destinati a morire. Ci sono malattie genetiche che portano alla morte nel giro di 6 mesi. Esistono anomalie cromosomiche per cui una gravidanza naturale abortisce al quinto e sesto mese. Non è assolutamente pensabile che si possa abolire una metodica come la diagnosi preimpianto che riduce gli aborti, limitandosi solo a non trasferire quelle cellule che forse non avrebbero nemmeno la possibilità di impiantarsi".
La legge 40, da un anno, proibisce l’eterologa, negando a persone infertili o malate di poter ricevere i gameti da donatori esterni alla coppia. Con quali conseguenze?
"In tutti i paesi europei è ammessa l’eterologa. Solo in Italia è proibita. Così le coppie vanno all’estero e non si rivolgono più ai medici di fiducia, nemmeno per dei consigli, dal momento che la nuova legge ci proibisce anche di dare informazioni. Molti cercano su internet, trovando di tutto. Cominciamo già adesso a vederne le conseguenze con disgrazie e i incidenti di percorso, che tornano ai nostri medici. E una paziente che riporta dei danni da centri di paesi lontani, come può denunciare il proprio caso ed avere, almeno, un risarcimento? Al sistema sanitario italiano resta solo di tentare di curare la complicanza".
Sta cominciando anche la fuga all’estero dei nostri scienziati?
"Inevitabilmente. Il problema è ancora poco sentito. Ma nel giro di poco tempo, se le cose non cambieranno,diventerà una questione seria. La nostra sarà sempre più una comunità scientifica che non cresce, potendo confrontarsi solo con se stessa. In nessun altro paese al mondo un medico è costretto a fare quello che questa legge ci obbliga a fare, facendo perdere tempo e denaro alle coppie. Intanto chi si è impegnato nella ricerca si troverà le porte chiuse di riviste internazionali, di certo non interessate a pubblicare studi arretrati. E sappiamo bene che ciò che tiene alta la dignità del ricercatore sono le sue pubblicazioni scientifiche".
Come può un medico che dovrebbe operare secondo “scienza e coscienza” trasferire in una paziente tre embrioni anche se malati?
"I medici finiscono in prima pagina quando fanno errori o si suppone che li facciano. Ma oggi noi abbiamo una legge che ci costringe ogni giorno a fare della mala sanità, ed è drammatico. Trovarmi a lavorare a scartamento ridotto dopo che per 25 anni, con sforzi enormi, le ricerche sono avanzate, mi sembra terribile. Come medico poi è stato particolarmente umiliante vedere il nostro consenso informato redatto dal ministero di Grazia e Giustizia e non solo da quello della Salute. Significa che non si ha la minima fiducia nella medicina e nella ricerca".
Da quando è entrata in vigore la nuova legge si sono ridotte le nascite?
" I dati diconpo di un calo del 10-15 per cento, se non di più. Quando in Italia ormai eravamo arrivati al punto che ,in ogni classe di 30 bambini,ce n’era uno concepito con la fecondazione in vitro. Oggi si assiste anche a un forte aumento dei costi e dei cicli di trattamento.
Un enorme dispendio di energia e di denaro, se si considera che le coppie in causa sono nel pieno dell’età lavorativa, costrette a lasciare tutto e a prendere armi e bagagli per andare all’estero. Oppure, restando in Italia, obbligate a ripetere più e più volte i trattamenti. Per quale scopo poi? Solo per poter dire che la cellula uovo fecondata è “uno di noi”. Con un assunto che non corrisponde al vero. È raccapricciante".
Che fine faranno gli embrioni congelati?
"La legge, o meglio lelinee guida, permettono di scongelare quelli conservati prima della sua entrata in vigore. Ma si determina un effetto paradossale. Una volta le coppie che volevano un altro figlio o quelle che, non avendone avuti, volevano riprovarci, tornavano a chiederci di poter riavere i propri embrioni congelati. Contrariamente a quello che sente dire oggi, la crioconservazione nacque nel
tentativo di salvaguardare un patrimonio genetico che avrebbe potuto avere un ruolo importante per la coppia. Oggi chi potrebbe tornare a chiederli, non lo fa, forse per paura. Coppie con due o tre embrioni conservati, preferiscono piuttosto andare all’estero e ricominciare tutto il ciclo di trattamenti da capo".
Di recente l’Accademia dei Lincei si è pronunciata a favore della ricerca sugli embrioni già congelati e non più richiesti. Che destinazione avranno?
"Se le cose non cambieranno, come ha stabilito Sirchia quando era ministro, dovranno essere inviati attraverso l’Istituto Superiore di Sanità a un centro di conservazione di Milano, noto nel settore trasfusionale, ma che non ha il know how della crioconservazione degli embrioni e dei gameti".
Verranno utilizzati per fare ricerca come da ultimo aveva detto Sirchia stesso?
"E come? Per poter fare ricerca su così poche cellule occorrono tecniche sofisticatissime, ma questi materiali vengono allontanati dai nostri centri attrezzati a farla. Ricerca, non dimentichiamolo, che legge 40 proibisce. Ma che poi permette con un decreto ministeriale. È il festival della contraddizione".
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