venerdì 13 maggio 2005

nessuno produce più la pennicillina

una segnalazione di Alessandro Mazzetta e di Roberto Martina

Corriere della Sera 12.5.05
L'industria farmaceutica investe sui nuovi antibiotici
Scoperta per caso nel 1928 da Fleming. Ha curato malattie gravi e debellato la sifilide
Giuseppe Remuzzi

Da qualche giorno, in Italia, niente più penicillina. Con una lettera ( mandata ai medici degli ospedali e, credo, anche agli altri) così: «Penicillina G Sodica: sospensione della produzione. Con la presente, si rende nota la rinuncia alla commercializzazione del medicinale in oggetto da parte dell' unica ditta produttrice» . Non una parola di più, salvo la raccomandazione di « diffondere la presente informazione a tutto il personale interessato » . Sono passati ottant'anni precisi da quando Alexander Fleming, a Londra, si rigirava tra le mani delle piastre, quelle dove normalmente i microbiologi fanno crescere i batteri. Non sapeva nemmeno lui se tenerle o buttarle, parevano contaminate da muffe. Dove c'era la muffa i batteri non crescevano. Chissà, forse la muffa conteneva qualcosa capace di uccidere i batteri. Era proprio così. Ma la strada per scoprire la penicillina era ancora lunga e difficile. Fleming lavorò con Howard Florey che allora stava all' università di Oxford e poi con Ernst Boris Chain, un biochimico ebreo scappato dalla Germania, appena prima della guerra. E' stata forse la più importante scoperta della medicina moderna (nel 1945 tutti e tre ebbero il Nobel). Di antibiotici, dopo, ne sono stati fatti tantissimi e ne vengono fatti sempre di nuovi. Ma i batteri si stanno organizzando, cambiano le loro caratteristiche man mano che i ricercatori trovano nuove molecole, e si passano l'un l'altro le informazioni per « resistere » (agli antibiotici). E così nascono nuovi batteri. Sono «superbugs» , superbatteri. E' preoccupante. I germi resistenti si diffondono anche per il cattivo uso degli antibiotici. Che cosa fare? Ci vogliono nuovi farmaci, certo, ma intanto bisogna usare con grande garbo quelli che abbiamo, e solo quando c'è un'indicazione precisa. Non per il mal di gola dei bambini, per esempio, che quasi sempre ha una causa virale (contro i virus gli antibiotici non fanno niente). L'ho letta e riletta la lettera del mio ospedale, ho pensato che fosse uno scherzo. Invece è vero. «Ma - dirà qualcuno - non ci sono tanti altri antibiotici?» . Sì. Ma la penicillina serve ancora e per malattie gravissime. La fascite necrotizzante per esempio (una malattia rara, ma qualche volta mortale, il primo a descriverla fu Ippocrate, 5 secoli prima di Cristo), crea una necrosi dei tessuti molli, può colpire dappertutto. Con la penicillina G si cura anche l'endocardite batterica ( è un'infezione delle valvole del cuore, se non si cura bene e in fretta si muore). C'è un' altra malattia, rara anche questa, ha il nome di chi l'ha descritta per primo, Andre Lemierre. Si ammalano soprattutto gli adolescenti e i bambini, incomincia come una faringite, di quelle però che non guariscono bene. La febbre dura giorni e giorni poi dolore al collo, che tante volte si gonfia, dopo vengono i dolori alle articolazioni. Chi ne ha vista una la diagnosi non la sbaglia. Ma tante volte i medici arrivano tardi. Allora sono guai. Per fortuna c'è (è il caso di dire c' era) la penicillina. Anche la sifilide si cura con la penicillina. La penicillina ha contribuito a debellarla, oggi sta ritornando insieme al virus dell'Aids, nei Paesi poveri, ma anche da noi. Certe volte invade il cervello. Ci sono alternative? Forse. Ma nessuno finora l'ha dimostrato davvero. Ma se la penicillina è ancora così preziosa perché toglierla dal commercio? Perché costa troppo poco e a chi la vende non conviene più. Se un farmaco non rende abbastanza, non c'è margine per la pubblicità. Molto meglio convincere i medici a prescrivere antibiotici più nuovi, su cui l'industria ha importanti guadagni e quanto più c'è margine tanto più c'è la possibilità di indurre i medici a prescriverli. Lo si fa in tanti modi. L'industria ha a disposizione migliaia di collaboratori (un medico di medicina generale in Italia ha ogni anno 350 visite da parte di collaboratori di un centinaio di industrie). Si danno campioni gratuiti. Nel 2001 la grande industria multinazionale ha speso undici miliardi di dollari solo negli Stati Uniti di campioni gratuiti (che non sono affatto gratuiti, s'intende, il costo dei campioni lo si aggiunge al prezzo del farmaco che si vende). Per la penicillina no, non vale la pena. «Con la presente, si rende nota la rinuncia alla commercializzazione del medicinale in oggetto da parte dell' unica ditta produttrice» . Neanche due righe, per un delitto.

DAL 1928
Una rivoluzione La scoperta della penicillina avvenne nel 1928, per merito di Alexander Fleming. Lo studioso, controllando una coltura di batteri, vi individuò sopra uno strato muffa, che aveva annientato i batteri circostanti. La scoperta non suscitò grande entusiasmo: soltanto nel 1941 si dimostrò l'efficacia del farmaco contro le infezioni. Nel 1944 Alexander Fleming fu insignito del titolo di baronetto e l'anno dopo divise il premio Nobel con i suoi collaboratori Chain e Florey.