venerdì 13 maggio 2005

fine di Wittgenstein

Corriere della Sera 13.5.05
L’INTERPRETE
Vattimo: «Per noi era un profeta, ma oggi è inadeguato»

«Ci sono filosofi il cui pensiero è in rapporto con la vicenda biografica. Per un logico come Wittgenstein questo dovrebbe essere meno rilevante, anzi dovrebbe far parte di "ciò di cui non si può parlare e si deve tacere", ma...». Ma anche Gianni Vattimo, uno dei nostri maggiori filosofi, al dato biografico di Wittgenstein un po’ si appassiona: «Mi incuriosisce il suo senso del peccato, la sua omosessualità che non voleva riconoscere: ciò è strano per uno che era così logico! Ma i matematici sono spesso dei pazzi». Ma se le biografie lo stroncano, nemmeno il suo pensiero sembra godere più di grande favore. «Fino agli anni Settanta lui era tra i nuovi profeti che parlavano di logica e di filosofia della scienza, che da noi erano stati trascurati negli anni del crocianesimo». Poi avvennero delle appropriazioni indebite: «Esistenzialismo ed Ermeneutica lo hanno sottratto dalla sua sfera neopositivista. Rorty lo ha addirittura avvicinato al Pragmatismo. Ma queste interpretazioni si sono rivelate armi a doppio taglio, perché alla fine gli epistemologi lo hanno abbandonato. Ed ora nei Paesi anglosassoni nessuno parla più di lui e riscoprono Hegel».
E nemmeno da noi se la passa bene... «Oggi la filosofia si deve scontrare con i temi di politica e di bioetica; e su questi Wittgenstein non insegna niente. La possibilità di leggere di tutto nel suo pensiero, è diventato il suo limite. Inoltre non ha spessore storico nell’analisi del linguaggio. Ho l’impressione che, per un po’, resterà nel limbo».