mercoledì 4 maggio 2005

donne e uomini

La Stampa TuttoScienze 4.5.05
LE DIFFERENZE TRA IL CERVELLO MASCHILE E QUELLO FEMMINILE
Lui ha più neuroni ma lei li ha più connessi
Ezio Giacobini

ECCO la frase che ha dato fuoco alle polveri. E’ di Lawrence Summers, il rettore di Harvard, l'Università più prestigiosa degli Stati Uniti; l'ha proununciata il 14 gennaio durante una conferenza sul tema "La posizione delle donne e delle minoranze nelle scienze": «Devo constatatare che di regola gli uomini ottengono risultati migliori agli esami; nessuno sa perché ma il motivo principale potrebbe essere di natura biologica». Scandalo immediato in un campus dove il Presidente era già stato accusato di non voler applicare la legge sulla "pari opportunità" che favorisce le minoranze, e dove il numero di nuovi professori è arrivato progressivamente nel 2004 a quota 4 per le femmine e 32 per i maschi. A sua difesa e rincarando la dose Summers ha suggerito che in Usa «i cattolici sono sostanzialmente sottorappresentati tra i dirigenti bancari, i bianchi nella Associazione Nazionale del Basketball, gli ebrei tra i contadini ed i proprietari di terreni e le donne tra i professori universitari». Secondo Summers «le giovani donne già intorno ai vent’anni deciderebbero di non intrapprendere una professione che credono richieda una attività lavorativa di 80 ore la settimana». Altre cause sarebbero una differenza attitudinale, che porterebbe a una differente abilità scientifica in genere e in quella matematica in particolare. Queste differenze «non avrebbero un'origine culturale in quanto grosso modo a 5 geni matematici e a 5 Nobel maschili corrisponde una sola donna». Il problema non sarebbe neppure la discriminazione ma il fatto che una differente abilità renderebbe le femmine meno adatte a quello che gli americani definiscono un "high-powered job" (cioè un lavoro ad alta pressione) come la attività scientifica. E' curioso che tale dichiarazione sia coincisa proprio con la nomina di una donna a nuovo presidente del MIT (Massachussetts Institute of Technology), uno dei maggiori centri di ricerca mondiale. Le differenze tra cervello maschile e cervello femminile sono ben documentate. Basta che il lettore vada su Internet e interroghi un motore di ricerca sul tema "cervello/differenze di sesso" e troverà quasi un centinaio di lavori scientifici solo negli ultimi due anni. Quali sono queste differenze? Anzitutto minore peso e volume nelle femmine, come rilevò già uno dei padri della neurologia moderna, il francese Paul Broca. Ma uno degli errori di Broca fu quello di credere che il volume del cervello di un individuo fosse direttamente proporzionale al suo livello intellettuale. Esistono invece differenze di struttura e funzione che sono state messe in evidenza utilizzando non solo dati anatomici post-mortem ma anche dati funzionali in vivo mediante la risonanza magnetica funzionale. Le diversità consistono nel numero e nella densità delle cellule nervose (neuroni) in certe regioni della corteccia cerebrale, con un 10% in più nei maschi, a parità di spessore. Ciò si traduce in un aumento numerico di neuroni nei maschi ma anche in un aumento di connessioni nelle femmine. Cosa è più importante? Il numero delle cellule o la quantità dei contatti tra queste? D'altra parte il cervello femminile possiede invece una più alta densità neuronale nella corteccia del lobo temporale posteriore, che è una zona importante per le associazioni uditive legate alla funzione del linguaggio. Queste differenze strutturali si possono tradurre in differenze funzionali. Un esempio può essere l'abilità di identificare oggetti nello spazio, differenti strategie nell'accedere a memorie autobiografiche e nel prendere decisioni che destino emozioni spiacevoli. Esistono perfino risposte diverse all'effetto della nicotina che spiegherebbero come uomini e donne fumino in un modo diverso e abbiano motivazioni diverse verso il fumo. Quando entriamo nel campo cognitivo e dell'intelligenza si affacciano diverse ipotesi la cui interpretazione può avere serie ripercussioni di ordine sociale e perfino economico. Secondo alcuni dati il numero di uomini che raggiunge i livelli più alti nei test cognitivi sarebbe maggiore di quello delle donne, con eccezioni nel campo della memoria associativa. Altri studi mettono in evidenza come le femmine dimostrino superiorità in certi tipi di memoria a lungo termine, abilità manuali più fini e velocità maggiore in alcune percezioni. I maschi sarebbero più abili invece in test che richiedono la trasformazione in memorie visuospaziali, nel ragionamento cosiddetto fluido e nella matematica pura (vedi l’affermazione di Summers). D'altro canto, disturbi cognitivi gravi come il ritardo mentale, disturbi dell'attenzione, dislessia, balbuzie e ritardo della parola sono più comuni nei maschi che nelle femmine. Questi dati comportano implicazioni anche pratiche per quanto riguarda applicazioni nel campo dell'appredimento e dell'insegnamento. Non ci sarebbe invece alcuna differenza legata al sesso nel declino delle funzioni cognitive associate all'età mentre la questione della maggiore incidenza della Malattia di Alzheimer nelle donne è ancora controversa. Tutto sommato, gli studi più recenti stanno producendo un profilo neuropsicolopgico diverso sempre più netto tra uomini donne. Ma poiché di fatto non siamo ancora giunti a una vera "pari opportunità” nella carriera scientifica, è difficile valutare come tali differenze possano interferire e incidere sulla produzione e sul successo della carriera scientifica. Forse si potrebbe parafrasare per la ricerca quanto si è detto per la politica nei paesi scandinavi circa l'ingresso delle donne (oltre metà dei parlamentari svedesi): "i due fattori più importanti che hanno dterminato l'affermarsi del ruolo della donna nella democrazia scandinava sono stati da una parte l'aumento notevole del numero degli asili nido e dall'altra l'aumento del numero di uomini che lavano i piatti e che cambiano i pannolini". Forse un giorno vedremo se ciò è vero anche per la ricerca scientifica.