mercoledì 4 maggio 2005

Psichiatri e terapisti militari controllano i soldati in Iraq

Il Messaggero Mercoledì 4 Maggio 2005
Soldati stressati, Rumsfeld invia psicologi

NEW YORK - Stress e inesperienza ai posti di blocco: l'America formalmente non condivide l'accusa italiana, formulata nel rapporto sulla morte di Nicola Calipari, ma il Pentagono ha cominciato a lavorare di recente su entrambi i problemi. In Iraq sono state inviate squadre speciali di psicologi chiamate “Combat stress team” e nelle basi in Texas e California dove si erano preparati i militari del checkpoint fatale, è iniziata un'accurata revisione dell'addestramento. Psichiatri e terapisti militari hanno il compito di tener d'occhio i nervi soprattutto dei soldati ai posti di blocco, quelli più esposti ai pericoli. I membri della Guardia Nazionale, come quelli che hanno aperto il fuoco sull'auto degli italiani il 4 marzo, sono ritenuti i più a rischio. «A questi soldati - ha detto il sergente Thomas Hicks, un esperto di stress, alla rivista militare “Stars and Stripes”' - chiediamo di solito di riconoscere il livello di stress a cui sono sottoposti: hai lasciato la tua vita normale per essere qui, diciamo loro, sei nella Guardia Nazionale e quello che fai è duro, perché sei in zona di combattimento dove c'è chi ti vuole morto, devi fare i conti con la realtà». Riconoscere la condizione di stress, secondo gli psichiatri militari, è il primo passo necessario. Gli esperti in divisa raccontano di scontrarsi spesso con le diffidenze dei comandanti. Ma negli ultimi mesi il Pentagono ha accelerato il loro programma di consulenza e ha assegnato un numero sempre maggiore di psichiatri alle zone di battaglia, per far fronte a segnali preoccupanti: soldati con crisi di nervi, suicidi, comportamenti a rischio.

Il Tempo 4.5.05
Ora gli Usa arruolano gli psichiatri
Il Pentagono invia in Iraq specialisti anti-stress per i militari dei chek point, più esposti ai pericoli
di MARCO BARDAZZI

NEW YORK. Stress e inesperienza ai posti di blocco: l'America formalmente non condivide l'accusa italiana, formulata nel rapporto sulla morte di Nicola Calipari, ma il Pentagono ha cominciato a lavorare di recente su entrambi i problemi. In Iraq sono state inviate squadre speciali di psicologi chiamate «Combat stress team» e nelle basi in Texas e California dove si erano preparati i militari del checkpoint fatale, è iniziata un'accurata revisione dell'addestramento. L'eco negli ambienti militari del doppio epilogo dell'inchiesta sulla morte del funzionario del Sismi, va ad aggiungersi negli Usa alle reazioni politiche. Il Dipartimento di Stato sta ancora studiando il rapporto italiano. Il portavoce del Dipartimento di Stato, Richard Boucher, nel riconoscere l'esistenza di «differenze» tra le due versioni, ha sottolineato che ad avviso di Washington «non sono diametralmente opposte». Le due parti, ha spiegato, sono d'accordo che il tragico incidente «non è stato intenzionale» e che non c'era la volontà di nuocere a Calipari o all'altro funzionario del Sismi o alla giornalista Giuliana Sgrena, rimasta ferita nell'episodio. Boucher ha aggiunto un'altra sottolineatura: Usa e Italia, ha detto, riconoscono che «non ci sono le basi per attribuire responsabilità individuali particolari ai soldati americani». Un'annotazione che sembra prefigurare quella che sarà la prevedibile reazione americana, se la magistratura italiana ipotizzasse incriminazioni per i soldati del posto di blocco. Il Pentagono sta inviando in Iraq un numero crescente di psichiatri e terapisti militari che hanno il compito di tener d'occhio i nervi soprattutto dei soldati ai posti di blocco, quelli più esposti ai pericoli. I membri della Guardia Nazionale, come quelli che hanno aperto il fuoco sull'auto degli italiani il 4 marzo, sono ritenuti i più a rischio. «A questi soldati - ha detto il sergente Thomas Hicks, un esperto di stress, alla rivista militare Stars and Stripes - chiediamo di solito di riconoscere il livello di stress a cui sono sottoposti: hai lasciato la tua vita normale per essere qui, diciamo loro, sei nella Guardia Nazionale e quello che fai è duro, perchè sei in zona di combattimento dove c'è chi ti vuole morto, devi fare i conti con la realtà». Riconoscere la condizione di stress, secondo gli psichiatri militari, è il primo passo necessario. Gli esperti in divisa raccontano di scontrarsi spesso con le diffidenze dei comandanti. Ma negli ultimi mesi il Pentagono ha accelerato il loro programma di consulenza - racconta Stars and Stripes - e ha assegnato un numero sempre maggiore di psichiatri alle zone di battaglia, per far fronte a segnali preoccupanti: soldati con crisi di nervi, suicidi, comportamenti a rischio. Quando la prevenzione non basta, sono state allestite a Baghdad delle «restoration units» dove i soldati sotto stress ricevono un trattamento di 72 ore. Per i casi gravi, è previsto il trasferimento al centro medico Landstuhl dell'Esercito americano, in una base in Germania. Il colonnello Donald Alston, portavoce del comando della Forza multinazionale a Baghdad, ha ribadito che i soldati al checkpoint erano «ben disciplinati, addestrati e preparati professionalmente». Ma fonti del Pentagono hanno riconosciuto in questi giorni che l'episodio italiano potrebbe servire da spunto per rivedere sia le modalità di addestramento dei soldati, sia le regole d'ingaggio ai posti di blocco. I rapporti investigativi italiano e americano vengono ora studiati non solo al Pentagono, ma anche nelle due basi dove erano stati addestrati i soldati della pattuglia della sparatoria: Fort Hood in Texas, una delle più grandi installazioni militari d'America e Fort Irwin in California, una base vicina al deserto del Mojave dove si trova il National Training Center dell'U.S.Army.