domenica 26 giugno 2005

cattolici
attenti: martedì esce il nuovo "regolamento"

La Stampa 26 Giugno 2005
IL COMPENDIO DEL CATECHISMO SARÀ RESO PUBBLICO MARTEDÌ
«Gli Stati difendano i diritti degli embrioni»
Marco Tosatti

CITTÀ DEL VATICANO. Il «Compendio» del catechismo della Chiesa cattolica, che verrà reso pubblico martedì 28 giugno, durante una solenne messa da Benedetto XVI, e di cui pubblichiamo alcune anticipazioni, è una via di mezzo fra il Catechismo di san Pio X, brevi domande e risposte, facili da memorizzare, e il Catechismo del 1992, di cui è figlio, un’opera corposissima, ma di difficile gestione pratica. Ne è figlio perché nel Compendio non si possono usare parole diverse da quelle del Catechismo del 1992; proprio per non creare un «nuovo» testo. Questa era la regola data da Giovanni Paolo II.
Ma va da sé che la riproposizione di alcuni punti fermi della dottrina cattolica nel clima del post-referendum è tale da suscitare reazioni. La domanda numero 472: «Perché la società deve proteggere ogni embrione», il testo ricorda che il diritto inalienabile di «ogni» essere umano, fin dal suo concepimento, «è un elemento costitutivo della società civile e della sua legislazione». Quando uno Stato, «non mette la sua forza al servizio dei diritti di tutti, e in particolare dei più deboli, tra i quali i concepiti ancora non nati, vengono minati i fondamenti stessi di uno Stato di diritto». È una tesi che ha la sua radice recente nell’Istruzione «Donum Vitae» approvata da Giovanni Paolo II nel 1987, in cui si ricorda come in base alle conoscenze della genetica moderna «dal primo istante si trova fissato il programma di ciò che sarà questo vivente, un uomo, quest’uomo individuo con le sue note caratteristiche già ben determinate».
E farà discutere ancora, anche se è una posizione già nota, la condanna dell’inseminazione e fecondazione artificiali: «Sono immorali perché dissociano la procreazione dall'atto con cui gli sposi si donano reciprocamente, instaurando così un dominio della tecnica sull'origine e sul destino della persona umana». Particolarmente riprovevole la fecondazione eterologa, perché «con il ricorso a tecniche che coinvolgono una persona estranea alla coppia coniugale, ledono il diritto del figlio a nascere da un padre e da una madre conosciuti da lui, legati tra loro dal matrimonio e aventi il diritto esclusivo a diventare genitori soltanto l'uno attraverso l'altro». Un figlio è un dono, ribadisce il Compendio, e «qualora il dono del figlio non fosse loro concesso gli sposi, dopo avere esaurito i legittimi ricorsi alla medicina, possono mostrare la loro generosità mediante l'affido e l'adozione, oppure compiendo servizi significativi a favore del prossimo. Realizzando così una fecondità spirituale».
C’è la possibilità per i cristiani di disobbedire alle autorità civili; ben presente nella storia cristiana fin dai tempi apostolici. «Il cittadino non deve obbedire quando le leggi delle autorità civili si oppongono alle esigenze dell'ordine morale», afferma il numero 465, citando un passo degli Atti degli Apostoli: «Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini».
Il testo del Compendio, piuttosto corposo, sia nell’edizione grande, corredata di una trentina di immagini sacre di grande valore artistico, voluta dal cardinale Ratzinger, sia nell’edizione «tascabile», è preceduto da un «motu proprio» di Benedetto XVI, che ne spiega la genesi: «Era stato vivamente auspicato dai partecipanti al congresso catechistico internazionale del 2002, che si erano fatti interpreti in tal modo di una esigenza molto diffusa nella Chiesa. Il mio compianto predecessore accogliendo tale desiderio ne decise nel febbraio 2003 la preparazione affidandone la redazione ad una ristretta commissione di cardinali da me presieduta».
La pace e la guerra sono ben presenti, e occupano sette domande e risposte. La pace sul pianeta richiede «l'equa distribuzione e la tutela dei beni delle persone, la libera comunicazione tra gli esseri umani, il rispetto della dignità delle persone e dei popoli». Quando si può usare la forza militare, cioè quando una guerra è «giusta»? Solo in caso di difesa, naturalmente, ma ci sono quattro condizioni: «Certezza di un durevole e grave danno subito; inefficacia di ogni alternativa pacifica; fondate possibilità di successo; assenza di mali peggiori, considerata l'odierna potenza dei mezzi di distruzione». La valutazione delle condizioni tocca al «giudizio prudente dei governanti, cui compete anche il diritto di imporre ai cittadini l'obbligo della difesa nazionale, fatto salvo il diritto personale dell'obiezione di coscienza, da attuarsi con altra forma di servizio alla comunità umana». Condanna piena per «le distruzioni di massa, come pure lo sterminio di un popolo o di una minoranza etnica, che sono peccati gravissimi: si è moralmente in obbligo di fare resistenza agli ordini di chi comanda». Infine, la pena di morte. Teoricamente non si può escludere; ma viene in pratica esclusa nei fatti, perché lo Stato dispone di altri mezzi per rendere inoffensive le persone pericolose, e perciò i casi di «assoluta necessità di pena di morte sono molto rari se non addirittura praticamente inesistenti».