Corriere della Sera 26.6.05
Prima di confermare la relazione tra Dna e orgasmo
bisognerebbe realizzare un’indagine analoga sulla popolazione maschile
Che lo studio del genoma umano sia una delle grandi scommesse di questi anni è sicuro; che i geni influenzino le nostre scelte è probabile, ma che facciano da padroni anche sotto le lenzuola, soprattutto per la donna, è inquietante. Eppure la ricerca pubblicata sulla rivista inglese Biology Letters della Royal Society, la prima ad indagare sotto questo versante il piacere femminile, suggerisce che il Dna abbia a che fare con l’orgasmo, condizionandolo al 50% se non di più.
Tim Spector, Responsabile delle ricerche sui gemelli del St. Thomas Hospital di Londra - talmente appassionato a studi di questo tipo da avere costruito in soli dodici anni un database mastodontico - ha chiesto a più di 6000 gemelle, eterosessuali, lesbiche e bisessuali (dai 18 agli 83 anni!) di compilare un questionario, rigorosamente anonimo, su quante volte arrivavano all’orgasmo sia nel rapporto con il partner sia con la masturbazione.
I risultati
Hanno risposto in 4037: 683 coppie di gemelle monovulari (identiche come due gocce d’acqua, visto che hanno lo stesso patrimonio genetico) e 714 coppie di gemelle biovulari (che non si assomigliano più di due sorelle). Un bel campione, da cui è emerso che solo il 14% delle donne raggiunge sempre l’orgasmo nel rapporto sessuale, il 32% non ci riesce una volta su tre, il 16% non ci arriva mai. Con la masturbazione, la percentuale di appagate sale al 34%, ma resta un 14% che non conosce l’acme del piacere neppure per questa via.
Frigidità "innata"
Il livello di soddisfazione delle donne inglesi non sembra eccelso, - ma qui solo di gemelle si tratta, in parte ultrasessantenni per giunta - ma lo scopo della ricerca era un altro: confrontare le risposte delle gemelle gocce d’acqua con quelle delle gemelle-sorelle per capire l’influenza della genetica sui loro comportamenti (i gemelli crescono nello stesso ambiente e se fra quelli identici i comportamenti risultano più simili che fra i biovulari, è ragionevole attribuire tale somiglianza ai tratti ereditari condivisi). Da questo confronto Spector, che ha condotto l’indagine insieme a Kate Dunn, della Keele University, nello Staffordshire, ha concluso che la difficoltà delle donne a raggiungere l’orgasmo è ereditaria nella misura del 34%, percentuale che sale al 45% per la masturbazione (nella quale, ovviamente, i fattori ambientali hanno un peso minimo). Da qui ad affermare che la frigidità è scritta nei geni, il passo è breve. D’altro canto Spector non è nuovo a sortite del genere: qualche anno fa, grazie ad uno studio analogo, voleva dimostrare che l’infedeltà dipende dal Dna.
«Andiamoci piano; - ammonisce Fulvio Mavilio, genetista, docente di biologia molecolare all’Università di Modena - lo studio è interessante, ma dimostra solo una probabile componente ereditaria nella difficoltà della donna a raggiungere l’orgasmo. Ma dovrebbe, anzitutto, essere confrontato con una ricerca, identica come metodo, sulla popolazione maschile. Poi, approfondito da ulteriori studi, fondamentali per scoprire dove agisce la predisposizione genetica al non-orgasmo, sull’anatomia del corpo femminile, sugli ormoni sessuali o su altro ancora».
Una tesi ardita
La scoperta di Spector arriva a distanza di poche settimane dal clamore suscitato dal libro, The Case of the Female Orgasm , della biologa americana Elisabeth Lloyd che sostiene una tesi ardita: l’orgasmo femminile non ha alcuna finalità nel mantenimento della specie, è un sovrappiù, puro divertimento.
Ipotesi controcorrente rispetto a quelle formulate finora; secondo alcuni ricercatori i movimenti della vagina al momento dell’orgasmo facilitano l’ascesa dello sperma verso l’utero e la fecondazione, secondo altri l’orgasmo aiuta la donna a selezionare il maschio più idoneo all’accudimento dei figli.
Gli studi sulle scimmie vicine a noi sotto il profilo evolutivo non contribuiscono a chiarire il dilemma. I bonobos, ad esempio, scimmie con un Dna diverso da noi solo per l’1,6 %, raggiungono l’orgasmo con comportamenti sessuali promiscui e con la masturbazione. Situazione che sembra indicare, al massimo, un ruolo del piacere femminile nella coesione del gruppo.
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