venerdì 3 giugno 2005

"irriducibili"
un convegno di freudiani sul sogno

Il Mattino 3.6.05
DUE INCONTRI DI STUDIO
Come decifrare sogni e bisogni dei veri geni
«Menti eminenti in sogno» è il titolo del convegno che oggi e domani a Napoli (Palazzo Serra di Cassano) e sabato 18 giugno a Roma (Sala Valdese) riunirà studiosi, psichiatri e psicoanalisti.
Antonio Vitolo

Perché un convegno sul sogno tra Napoli e Roma, a 106 anni dall’Interpretazione dei sogni? Perché la via regia all’inconscio, che pure svetta ancora, è da molte parti attaccata. Un po’ dai fautori del pensiero automatico, che scaccia il raccoglimento. Un po’ dal Medmix (mediterranea mistura) cognitivista-comportamentista, che svilisce il rigore sperimentale dei metodi d’alto rango in parodie pseudodiagnostiche. Le ricerche sperimentali sul sogno mostrano da tempo che il sogno non appartiene solo alle fasi dei rapidi movimenti oculari (Rem): confermano stati oniroidi di veglia e aprono ulteriori frontiere di ricerca. In quella lente, tuttavia, il sogno è un bricolage, figlio d’un cervello ozioso e nulla più, con buona pace di percezioni e conoscenze millenarie. Per fortuna, li ricordiamo o non, tutti, ogni notte, produciamo sogni. E il Nobel Lurja provò che lesioni cerebrali che impediscano l’attività onirica generano stati psichici che rasentano la pazzia. Una ragione in più per riflettere sul sogno, che Freud volle basato sul principio di appagamento del desiderio e Jung ritenne un fenomeno naturale, tanto avvincente, quanto oscuro. Il sogno dei bambini è peculiare, vicino al gioco, anche nell’ansia. Quello degli adolescenti sembra un viaggio nell’utopia, perché s’inoltra più lontano d’ogni interpretazione. Quello degli anziani tocca talora la prefigurazione del declino, se non della fine. Gli adulti, sani, normali, nevrotici, dal sogno possono trarre indizi di trasformazione, farne un alleato di progetti nuovi. Il dato sorprendente, in primo luogo, è che un sogno si possa raccontare. Quanto al racconto onirico, esso rende l’immagine parola, apre la finestra del dialogo, con sé, con l’altro. Disserra il sogno come sorprendente enigma, dramma della scena interiore. Protegge dall’allucinazione, orienta a pensare, offre semi di creatività, per chi al risveglio non lasci oscurare quel paradossale lucignolo notturno. Tutto così pacifico? Per chi patisce gravi sofferenze psichiche, il contrario. Un sogno può farsi attendere anni o irrompere come una trama devastante, perché la coscienza non è pronta a reggerlo.
L’idea per il convegno è venuta da un sogno di Cartesio, che la notte del 10 novembre 1629, prima del Discours e delle Meditationes métaphysiques, sognò un melone che veniva da un paese straniero e interrogandosi sul senso di quelle immagini trovò la sua strada. Questo, e altri sogni eminenti, saranno trattati al convegno. Tra essi, uno toccante del pittore Segantini (scelto da Sarantis Thanopulos), mentre Jeanne Magagna racconta i sogni di riparazione di bimbi angosciati e Lucio Russo invita a essere onirofili. Non mancherà una sapida integrazione del poeta Mimmo Grasso che legge Alfonso Gatto, dotato di occhi sognanti salernitani.