ARGENTINA Daniela Padoan incontra le «pazze» di Plaza de Mayo e indaga sul ruolo delle gerarchie cattoliche negli anni di Videla
Il silenzio della Chiesa, l’urlo delle madri
di CARLO VULPIO
Se è vero che un libro vale quando riesce a farne leggere almeno un altro, allora Le pazze di Daniela Padoan è un libro di valore. Diciamo subito che la ricca bibliografia che correda questo «Incontro con le madri di Plaza de Mayo» stimola la lettura di più di un altro libro sui desaparecidos, il genocidio argentino avviato nel 1976 dalla giunta militare golpista del generale Jorge Videla (trentamila persone scomparse, per lo più ragazzi tra i venti e i trent’anni), ma «il » libro che Le pazze spinge a leggere più di ogni altro è Niente asilo politico, diario di un console italiano nell’Argentina dei desaparecidos (Editori Riuniti), di Enrico Calamai, il diplomatico italiano che durante quegli anni terribili fu tra i pochissimi uomini delle istituzioni (assieme al presidente della Repubblica, Sandro Pertini) a non voltarsi dall’altra parte. Al contrario, Calamai rischiò in prima persona, arrivando a falsificare documenti per salvare vite umane, come nel 1944 fece Giorgio Perlasca per salvare i «suoi» ebrei ungheresi. E questo, proprio mentre sul dramma argentino persino la Chiesa cattolica sceglieva la via del silenzio. Le pazze ha anche quest’altro merito: di ricostruire, attraverso documenti e testimonianze dirette, un’altra pagina grigia poco conosciuta della Chiesa di Roma, che oggi meriterebbe di essere affrontata senza reticenze dallo stesso papa Benedetto XVI, non fosse altro che per onorare la memoria di quei centoventicinque sacerdoti e due vescovi (Angelelli e Ponce de León) desaparecidos perché si opposero ai «nazisti», così li chiamavano e questo erano, che si impadronirono del potere in Argentina. Anche per quei preti assassinati, furono le madri dei desaparecidos le prime persone a chieder conto. Si unirono e si misero alla ricerca dei propri figli e dei figli di tutti, reclamandoli ogni settimana, per mesi e per anni, in Plaza de Mayo, davanti alla Casa Rosada, il palazzo del governo. Non ci volle molto ad anagrammare in pazzia quella piazza che malvolentieri le accoglieva assieme ai loro fazzoletti bianchi. Pazze, le chiamavano, e come pazze le trattavano. Fissate. Ammalate di dolore. Incurabili. Dicevano, quasi tutti, anche importanti uomini di Chiesa, che avrebbero resistito poco in quella loro ostinata ricerca dei figli, e invece hanno resistito per ventinove anni, rinunciando anche ai soldi a titolo di risarcimento che l’ex presidente Carlos Menem aveva loro offerto per «chiudere» la vicenda. Hanno resistito fino all’altro ieri, quando l’attuale presidente della Repubblica argentina, Nestor Kirchner, si è pubblicamente dichiarato «figlio delle madri di Plaza de Mayo» e la Corte Suprema ha dichiarato incostituzionali le due leggi, Obediencia debida e Punto final, consentendo di processare i criminali che erano stati amnistiati.
«Le pazze» ce l’hanno fatta, e senza rinnegare l’attività politica dei figli. Anzi, difendendo anche quelli che tra loro avevano scelto la resistenza armata, «perché non è reato opporsi con le armi alla dittatura e al tiranno». Ma «le pazze», finalmente, sono state anche credute. Grazie ai documenti della Cia sull’Operazione Condor in America Latina, desecretati, persino il fronte negazionista (ce n’è sempre uno per ogni olocausto, genocidio o crimine contro l’umanità) ha dovuto arrendersi all’evidenza.
Paesi come la ex Unione Sovietica e partiti come l’ex Pci fingevano di non vedere, nemmeno l’ Unità ne scriveva, mentre le oneste corrispondenze del povero Giangiacomo Foà per il Corriere della Sera infiltrato dalla loggia massonica P2 di Licio Gelli, amico di quei generali, presidenti e cardinali, stentavano a trovar spazio. Ce n’era invece per i Mondiali di calcio giocati negli stadi in cui si torturavano i dissidenti, non per la vicenda di Jacobo Timerman, direttore de La Opinión, sequestrato perché ebreo e dunque sospettato di essere parte di una fantomatica operazione di conquista giudaica della Patagonia. L’Argentina, grazie anche alla «collaborazione» del Perù, che si fece sconfiggere per sei gol a zero in semifinale, vinse il Mondiale contro l’Olanda. Per la cronaca, era olandese l’unica tv che riprese le madri a Plaza de Mayo e fece fare a quelle immagini il giro del mondo.
Il libro : Daniela Padoan, «Le pazze», Bompiani, pagine 432, 9,50