domenica 17 luglio 2005

un dossier di Panorama, stile da spiaggia, ma qualche dato intrigante
il "piacere" oggi

Panorama 14.7.05
La ricerca del piacere perfetto
di Stefania Berbenni

Consumiamo sempre più farmaci salvasesso, compriamo accessori porno, ma la cultura dell'eros nazionale sta perdendo colpi. Perché i giovani hanno l'ansia da performance, le donne sanno poco godere e gli uomini sono sempre meno maschi

Per evitare crolli nel weekend c'è la pillola dopante che ti tiene su per 48 ore filate.
Se una cena si fa gagliarda, preludio di un dopo, ingerire l'apposita pasticca due ore prima di denudarsi. Esiste anche il pendolino dell'erezione, veloce, puntuale, bastano 20 minuti di lungimiranza e la penica performance è assicurata. Se si è propensi a viaggiare ad alta velocità, atteggiamento sconveniente sui binari dell'eros, si può inserire un fattore di ritardo: un preparato di ultima generazione evita la eiaculatio praecox.
Anche lei si può aiutare, con creme esaltanti le sensazioni, facilitanti il rapporto, e se il conto in banca è più polposo della libido e degli ormoni, un dottore americano, in cambio di 800 dollari, è disposto a iniettare una dose di collagene nel presunto punto G, per decenni oggetto di sfiancanti cacce al tesoro da parte di ginecologi, femministe, fidanzati benintenzionati (curiosità: il fatidico distretto è stato trovato per caso, una paziente affetta da mal di schiena è andata dal medico per alleviare il dolore; la puntura, con la speciale miscela di collagene, ha generato gemiti stile Meg Ryan in Harry ti presento Sally).

IL VIAGRA FA MALE ALLA VISTA
Siamo al ricettario medico del piacere, all'orgasmo da bancone farmaceutico, al godimento programmato, al kit anti brutte figure. Negli ultimi cinque anni abbiamo consumato 27 milioni di pillole blu, le statistiche dicono che i pistoiesi sono quelli messi peggio e dunque sono gli italiani a rischio cecità.
Non è infatti dandosi all'onanismo più sfrenato che si perde la vista (lo dicevano i preti fino a pochi anni fa per evitare agli adolescenti quelle brutte occhiaie da iperattività masturbatoria); no, pare che il Viagra nel rivitalizzare le parti basse immoli le cornee: 38 casi denunciati negli Stati Uniti e l'azienda produttrice (la Pfizer) ha annunciato che aggiungerà questa controindicazione al bugiardino.
Intanto a Pistoia hanno venduto 622 pasticche, dato relativo a un campione di mille uomini sopra i 40 anni, quattro in più di quelle consumate dai romani.
Prospera l'industria farmaceutica del piacere per lei e per lui che nulla ha a che vedere con la cosiddetta chimica del desiderio, naturale, primordiale pulsione istintuale che scatena reazioni chimiche dentro l'organismo di individui che si piacciono.
Meravigliosa urgenza del desiderio contro l'urgenza dell'erezione.

IL PAESE DELL'IMPOTENZA
A essere ottimisti, si potrebbe dire che gli italiani sono di nuovo a caccia del piacere perfetto di dannunziana memoria. O che, come le femministe negli anni Settanta, rivendichino un nuovo diritto al piacere. A essere ottimisti, perché dati e pareri raccolti fotografano un'Italia più da Bell'Antonio (l'impotente di Vitaliano Brancati) che da L'amante di Marguerite Duras (il sesso come esperienza conoscitiva, tonda); un Paese che consuma sempre più pornografia e sesso virtuale, ossessionato dal dovere di arrivare al piacere ma pavido, atrofizzato nel provare sensazioni, anche quelle che col piacere hanno a che fare (dolore, paura, come spiegano gli psicoanalisti).
Nel '76 Lidia Ravera raccontò le peripezie sessuali di una ragazzina che mentre si concedeva al sesso solitario urlava «cazzo, cazzo, cazzo...». Si intitolava Porci con le ali il libro-scandalo. Quasi trent'anni dopo la sua autrice annota: «Era un diario sessual-politico, in cui c'era il diritto al piacere, anche solitario, perché no? Oggi c'è una specie di esibizione costante di tracotanza sessuale, persino nel modo di vestire. E il sesso è qualcosa di tristemente meccanico, con la pillola che tiene l'attrezzo dritto fino a 80 anni. Siamo in una società che non vuole faticare né provare dolore, quindi è incapace del vero piacere. È una società diserotizzata, perché senza più il senso del peccato. Oggi scriverei la storia di una ragazza che si fa monaca».

PER I GIOVANI IL PIACERE È SOFFERENZA
Fatto base cento italiani, solo 21 di loro, in età fra i 23 e i 32 anni, dà importanza al piacere. Media che sale con l'età: 81 per cento fra i 32 e i 50 anni. «Sono i dati emersi da una nostra recente ricerca» spiega Mauro Pecchinino, sociologo e anima dell'Osservatorio sulla famiglia e la persona. «La ricerca del piacere è frequente dopo i 38 anni. Per i giovani il piacere è quasi sofferenza, perché c'è un'alta conflittualità di coppia, si sentono giudicati e giudicano. A letto si danno le pagelle. Sa cosa bisognerebbe fare? Un'inchiesta su medici e farmacisti che prescrivono il Viagra anche ai ragazzini. In due anni, chi ne fa uso è il 9 per cento dei nostri intervistati contro l'uno di due anni fa».
Pagelle in piena regola le ha stilate Lewis Wingrove, più noto come Nick, nome che in francese ha lo stesso fonema di niquer, scopare. Per un anno ha abbordato signore e signorine, se ne è portate a letto 27 assegnando loro le stelline del critico, come fossero film. Solo due hanno preso il massimo. Il signore è inglese, ha fatto sesso con delle francesi, ha raccontato le sue prodezze in un blog che sta per diventare libro. E si è fidanzato con una delle «orizzontalizzate» (da cinque stelle?). Ma il suo caso potrebbe battere bandiera tricolore perché da noi sono sempre più rari gli incontri a cinque stelle, sebbene il serissimo Wall Street Journal abbia messo gli italiani, in un recente sondaggio su 19.163 europei, in cima alla classifica degli amanti con il 17 per cento di preferenze.

ANSIA DA PRESTAZIONE
Soprattutto i giovani arrancano, cominciano ad avere rapporti fra i 18 e i 19 anni i ragazzi, fra i 20 e i 21 le femmine, così almeno dice l'altrettanto autorevole Università Bocconi di Milano, che ha fotografato, in uno studio, uso e disuso del piacere fra i giovani: al Sud si rimanda il primo incontro, a Rimini, fra piadine e discoteche, si può perdere la verginità con qualche anno d'anticipo.
«Macché sono matti? Tutti a pigliare Viagra e Cialis perché affetti da ansia di prestazione, anche i ragazzini!» dice uno che di ansia se ne intende, Carlo Verdone. «È un'epoca consumistica la nostra, si fa quel che si deve e poi arrivederci e grazie. Le andate-via sono tragiche, manco due parole». Il suo «famolo strano» in Viaggi di nozze, anno 1995, è stato però logorato da coppie e titolisti a furia di essere citato... «Ma quelli erano due poveracci, era uno scherzo».

Provare piacere è cosa seria, indispensabile.
Lo dicono medici e psicoanalisti. Il piacere è fondamentale nella vita di un individuo: è energia, sviluppo della persona: «Si cresce e il piacere cresce con la nostra crescita» spiega Giorgio Abraham, noto sessuologo docente di psichiatria a Ginevra, «chi lo nega è perché teme di perderlo».
Fra i molti suoi pazienti c'è una coppia, lei troppo lenta, lui irruente. «La signora aveva trovato un trucco: immaginava di essere stuprata da una decina di uomini. E al tempo stesso non accettava di prevedere un simile pensiero.
Chiamava in soccorso la paura e la rabbia». Abraham spiega: «Tutti i tentativi di localizzare i centri del piacere nel cervello hanno portato a un unico risultato: scoprire che a livello cerebrale sono gli stessi del dolore.
Le fibre che trasportano le sensazioni dolorose portano anche quelle del piacere, le prime più rapide, durature, le seconde fragili, fugaci». Lo diceva anche Jacques Prévert, in una sua poesia: «Mi sono accorto della presenza del piacere al rumore leggero che faceva nell'andarsene via».

L'OCCHIO È L'ORGANO SESSUALE
Philippe Daverio, intellettuale e critico d'arte, va oltre: «La nostra cultura, oppiacea e anestetizzante, tende a evitare il dolore, e con quello il piacere. Tutto viene appiattito, massificato.
Il sesso viene semplificato, esagerato, mercificato. L'erotismo della caviglia della monaca non c'è più».
La zona più erogena è il cervello, diceva qualcuno, e Pablo Picasso ribatteva sostenendo che «l'occhio è l'organo sessuale». Per voyeur e habitué di fantasie erotiche son tempi duri, senza più tabù da abbattere, né trasgressioni impossibili. Esplode il mercato di oggetti porno, dilaga il sesso via internet.
«Abbiamo sbagliato negli anni Settanta pensando che la libertà corrispondesse alla coppia aperta. Il piacere perfetto lo si continua a raggiungere quando c'è fantasia, passione, un rapporto fra due individui»: parere di Platinette, la dragqueen più famosa d'Italia.
In fondo solo pochi decenni fa molte donne portavano scritto sulla camicia da notte (in alcuni casi, provvista di apertura, là dove ce n'era bisogno): «Non lo fo per piacer mio, ma per dare figli a Dio». Oggi una donna su tre ha difficoltà a raggiungere l'orgasmo, sostiene una ricerca inglese.

I maschi sempre più spesso fanno affidamento alla Rete, ma a luci rosse, o al banco farmaceutico, figli della cultura dell'«aiutino» da quiz tv.
Daverio è pessimista, arriva a rimpiangere «quando era peggio», i tempi della guerra, la vita che morde. Scorre la storia come fosse una tela di Raffaello: «Quattro momenti di piacere perfetto per l'umanità: 1635, la Germania si sta suicidando nella guerra dei Trenta anni, chi non muore gode molto, come le ciccione di Rubens; 1748, siamo a metà Settecento, c'è una cultura del piacere sottile, raffinata; 1930, dopo la grande crisi del '29, ci si butta nel godimento, siamo fra le due guerre; 1952-54, è la ripresa, ma anche il preludio della decadenza».
Dagli anni Cinquanta, più niente.
Ma non può finir così, come cantava Eros Ramazzotti.