giovedì 22 gennaio 2004

infibulazione

Repubblica 22.1.02
Da Firenze la bufera si sposta a governo e parlamento. La Lega all'attacco e Sirchia chiede spiegazioni all'assessore Rossi
"L'infibulazione è sempre barbarie"
Il comitato di Bioetica contrario a sperimentare un metodo soft
"In Toscana non si fanno mutilazioni sessuali, ma il problema è delicato"
Tutto è nato dal suggerimento di un medico per rendere simbolica la pratica
di MICHELE BOCCI


FIRENZE - L´inizio della tempesta arriva in tarda mattinata, quando la deputata della Lega Carolina Lussana attacca la Regione Toscana, per quella che lei definisce «la legalizzazione della pratica dell´infibulazione» e chiede le dimissioni dell´assessore alla salute Enrico Rossi. Da lì in poi è un susseguirsi di botta e risposta tra opposizione e maggioranza, con intervento di due ministri: Stefania Prestigiacomo, che ricorda la legge che si sta elaborando per rendere l´infibulazione reato e dichiara «inaccettabile» quello che sta succedendo in Toscana, e Girolamo Sirchia, che scrive a Rossi per avere «chiarimenti» sulla vicenda. Il tutto condito da scontri in aula a Montecitorio, dove il capogruppo leghista Alessandro Ce´ grida alla sinistra «negrieri».
La bufera politica si abbatte dopo l´articolo di ieri di Repubblica su una regione che stava affrontando perfino pacatamente il problema delle mutilazioni genitali sulle immigrate e dove non si era deciso ancora nulla. Tutto è nato mesi fa dalla proposta di un rito alternativo fatta dal "Centro regionale contro le mutilazioni femminili" che ha sede nell´ospedale Careggi. Si tratterebbe di una puntura di spillo, preceduta da una leggera anestesia, sul clitoride delle bambine. «Si salva il rito con una pratica indolore e non dannosa», spiega il ginecologo Omar Abdulkalil. L´assessore alla salute ha ricevuto il progetto e vista la sua delicatezza ha fatto un passo indietro, investendo della questione ordine dei medici e comitato regionale di bioetica, la cui posizione non sarà nota ufficialmente prima di marzo. Oggi si sa comunque che il presidente Mauro Barni giudica l´alternativa una concessione ingiusta ad una ritualità barbara. Punto, tutto ancora da definire, tutto in mano a medici legali, avvocati e antropologi che discutono ponendosi problemi etici, giuridici e sanitari. Lunedì l´associazione Aidos, da anni impegnata in Africa contro le mutilazioni, ha gettato un sasso nello stagno rivelando quello che sta succedendo in Toscana.
«Nella nostra Regione non si fa alcuna mutilazione genitale - ha ribadito ieri l´assessore Rossi - ma siamo consapevoli della molta sofferenza, spesso ignorata, che c´è intorno a queste pratiche. Credo che una discussione sia opportuna, tanto più in una realtà, come la Toscana, che per prima ha avviato un centro per prevenire e curare i danni delle mutilazioni. Ben venga il dibattito, soprattutto tra le donne, noi non abbiamo preconcetti e non ci appoggiamo ad ideologie». Rossi spiega anche che per alcuni il rito alternativo non è nemmeno una pratica sanitaria: «D´altra parte non lo sono nemmeno il piercing e i tatuaggi. È più invasiva la circoncisione rituale praticata negli ospedali. Ciò detto, penso che in tutto questo permanga un dato negativo: anche una pratica alternativa rischia di perpetuare, in forma diversa, un rito oppressivo e violento nei confronti delle donne».
Ieri, mentre l´Aidos riconosceva a Rossi aver fatto bene a chiamare in causa il suo comitato di bioetica, dichiarava la sua contrarietà Francesco D´Agostino, presidente del comitato nazionale di Bioetica. Nel settembre del ?98 il comitato scrisse un documento di rifiuto di ogni forma pratica di mutilazione sessuale nel rispetto del principio della intangibilità del corpo. Dichiarazioni tecniche a cui ieri per tutto il giorno hanno fatto da contrappunto le posizioni politiche. An ha presentato interrogazioni parlamentari e al consiglio regionale, Forza Italia ha annunciato che si costituirebbe parte civile «ove si verificassero casi di pratiche lesive per le bambine». Critica con la Toscana pure la Ds Marida Bolognesi: «Perché per la logica della riduzione del danno non può far accettare il principio che sta alla base delle mutilazioni». Difende la scelta di Rossi di rivolgersi al comitato bioetico Franca Bimbi della Margherita, dice che la Toscana sta dalla parte delle donne perché «discute con le comunità straniere e ha un ambulatorio contro le mutilazioni» la diessina Gloria Buffo.

La Gazzetta del Sud 22.1.04
LE AMPUTAZIONI GENITALI SUBITE DA PIù DI 40 MILA DONNE
Ormai è un problema anche italiano


ROMA – Sono oltre 40 mila in Italia le donne che hanno subito mutilazioni sessuali, e ogni anno nel nostro Paese almeno seimila bambine di età compresa fra i 4 e i 12 anni sono sottoposte a questo tipo di violenza. Per lo più, si tratta di immigrate di origine somala e nigeriana e delle loro figlie.
Che cosa è: la mutilazione sessuale è una pratica, estranea alla cultura occidentale, ma con la quale anche il nostro paese e l'intera Europa hanno dovuto da tempo fare i conti per via della crescente immigrazione. Le mutilazioni genitali femminili più diffuse e cruente sono la clitoridectomia, (l'asportazione del clitoride), l'escissione (il taglio del clitoride e di tutte o parte delle piccole labbra) e l'infibulazione (l'amputazione del clitoride e di parte o della totalità delle piccole e grandi labbra vulvari con la conseguente cucitura delle stesse). La vagina viene ricucita tranne una piccola apertura per urina e flusso mestruale, e i rapporti sessuali sono difficilissimi, mentre il dramma si ripete alla nascita di un figlio: il passaggio viene aperto per il parto e poi richiuso.
Dramma fisico e psicologico: si tratta di interventi che vengono portati a termine, in condizioni igieniche indescrivibili, prima del raggiungimento della maturità sessuale dalle «mammane». Dalla pratica dell'infibulazione le donne escono mutilate non solo nel fisico ma anche nella psiche, con danni spesso irreversibili. Conseguenze fisiche gravi, come emorragie, infezioni alle vie urinarie, tetano per gli strumenti rudimentali utilizzati non sterilizzati sono all'ordine del giorno. Le mutilazioni possono provocare – secondo alcuni addetti ai lavori – depressioni, pulsioni violente, vulnerabilità all'alcool e alla droga, spinte al suicidio.
La situazione nel mondo: secondo dati dell'Organizzazione mondiale della sanità, nel mondo le donne mutilate sessualmente sarebbero intorno ai 150 milioni. La classifica degli stati dove vivono più donne sessualmente mutilate, vede in testa Gibuti e Somalia (98%), dove si pratica soprattutto l'infibulazione, la forma più pericolosa.
La legge italiana – Non esiste nella nostra legislazione una norma esplicita che vieti la mutilazione sessuale. In Italia, nei rari casi in cui vengono sporte denunce si applicano gli articoli 582 e 583 del codice penale, relativi alle lesioni personali.