martedì 14 settembre 2004

American Journal of Psychiatry
11 settembre e psicofarmaci

Yahoo! Salute - lunedì 13 settembre 2004
Pochi psicofarmaci per la paura dell'11 settembre
Il Pensiero Scientifico Editore
Elena Chiodi

Negli Stati Uniti tra le conseguenze dell’attacco terroristico dell’11 settembre non andrebbe incluso l’aumento del consumo di farmaci psicotropici. Secondo i risultati di uno studio recentemente pubblicato sull’American Journal of Psychiatry, soltanto a New York City nella ristretta categoria di persone già in cura per disturbi mentali è stato riscontrato un aumento modesto, per quanto statisticamente significativo del consumo di questi farmaci.
Nelle settimane immediatamente successive all’attacco terroristico dell’11 settembre, alcuni studi nazionali avevano riscontrato alti livelli di stress e stati d’ansia; in particolare tra gli abitanti di New York City erano stati registrati molti casi di disturbo post-traumatico da stress (PTSD), depressione e un aumento del consumo di sostanze. In base a queste prime valutazioni erano stati previsti più di 500.000 casi di PTSD nella sola area di New York City, suscitando forti preoccupazioni per la salute mentale dell’intera nazione e per il sistema sanitario nazionale.
Per avere un riscontro effettivo su come gli Americani hanno reagito all’attacco terroristico nelle settimane successive all’11 settembre, i due autori dello studio hanno voluto verificare e valutare i cambiamenti nel consumo dei farmaci psicotropici.
I ricercatori hanno analizzato le informazioni relative al consumo di antidepressivi, antipsicotici, ansiolitici e farmaci ipnotici nelle 12 settimane precedenti e successive l’11 settembre 2001 e le hanno confrontate con quelle relative alle stesse settimane dell’anno precedente. A livello nazionale e nella città di Washington non è stato riscontrato un aumento né di nuove prescrizioni, né delle dosi giornaliere di farmaci psicotropici. Soltanto in New York City tra le persone già in cura è stato riscontrato un aumento statisticamente rilevante nel consumo di farmaci psicotropici nelle settimane successive all’attacco (dal 13,6 per cento del 2000 al 16 per cento del 2001), ma non un aumento rilevante nella percentuale delle prescrizioni di nuovi farmaci.
Sebbene i risultati ottenuti abbiano smentito la paura di un massiccio ricorso a terapie psicotropiche nelle settimane successive all’11 settembre, secondo gli autori il mancato aumento di consumi farmacologici non sarebbe dipeso da una reale mancanza di disturbi quanto da altri fattori. Molte persone per le quali sarebbe stato necessario un intervento farmacologico infatti potrebbero non aver avuto accesso alle cure sanitarie per lo stigma, per la mancanza di una assicurazione sanitaria o semplicemente per il caos in cui ha vissuto l’America in quelle settimane. Molte altre, pur presentando specifiche sintomatologie, potrebbero non aver riconosciuto la necessità di una terapia farmacologica per i loro disturbi, considerandoli una normale reazione all’accaduto. Infine mancano i dati di tutti quelli che si sono rivolti alle organizzazioni religiose, amici e familiari.

Bibliografia. Druss BG, Marcus SC. Use of psychotropic medications before and after Sept. 11, 2001. Am J Psychiatry, 2004; 161(8): 1377-83.