martedì 14 settembre 2004

mostre d'autunno
di Simona Maggiorelli

Da il quotidiano Europa
Berlino, Londra. Parigi, Italia
Mostre d’autunno,
caldo dell’arte
di Simona Maggiorelli

Dall’alba e anche prima. C’è chi aspetta dalle cinque di mattina e chi addirittura ha dormito fuori dalla Neuen Nationalgalerie di Berlino con il sacco a pelo. All’apertura dei portoni della mostra "Das MoMa in Berlin", alle 8, la fila di persone fa due volte il giro del palazzo. Non tutti specialisti e conoscitori, ma un pubblico vario di studenti, famiglie con bambini, turisti, attratti dai capolavori di Picasso, Matisse, Kandinskij, ma anche dal modernismo futurista di Balla e Boccioni, alla scoperta di tutto quel territorio fertile di produzione artistica che, purtroppo, poi precipita e si spegne nella prima guerra mondiale. La versione inglese del catalogo è esaurita da tempo e anche quella in tedesco va a ruba. Un’operazione questa dell’esposizione di 250 opere del MoMa di New York che è costata otto milioni e mezzo di euro e che ha già portato, prima della chiusura il 19 settembre, più di 80mila visitatori. Mossa intelligente da parte dell’amministrazione berlinese che ha scelto di investire nella cultura (Berlino in questi mesi pullula di iniziative) per il rilancio della città. Un’amministrazione pubblica che investe e fa centro, dall’altra la Fondazione MoMa, in grave crisi, tanto da essere costretta a prestare le proprie opere per fare cassa. Fatto da annotare contro le sirene, sempre più stonate, di chi vorrebbe, da noi, privatizzazioni all’americana, di musei e gallerie pubbliche. Ma tant’è. Dopo il varo di un Codice per l’arte che non rafforza la tutela, e in drammatica attesa che la prossima finanziaria tagli ulteriormente i già esigui fondi del ministero dei Beni culturali, il ministro Urbani non ha trovato di meglio che battere i piedi minacciando di dover chiudere gli Uffizi. Nel frattempo si squaderna già quella che sarà la stagione autunnale delle mostre, sempre più giocata a livello europeo, piuttosto che all’interno dei singoli confini nazionali, dacché l’Europa si è fatta davvero più unita anche grazie a voli a prezzi stracciati che permettono di fare un fine settimana a Amsterdam o a Londra, spendendo meno che per un viaggio in Sicilia. La scelta delle segnalazioni, allora, non può che partire dall’importante mostra che la National Gallery londinese dedica dal 20 ottobre a Raffaello e da febbraio all’ultimo Caravaggio. Questo per ciò che riguarda l’arte moderna. Sul versante del contemporaneo, invece, svetta la sorprendente finestra sul sud del mondo di Africa remix, al Kunst Palast di Düsseldorf fino al 7 novembre e poi a Parigi, con le opere di 80 giovani artisti che, sperimentando generi diversi, raccontano di un’arte africana che consapevolmente gioca con gli stereotipi occidentali, mandandoli a gambe all’aria. Evento atteso della prossima settimana, a Venezia apre i battenti la Biennale Architettura. Il tema è quello delle metamorfosi, per raccontare il salto culturale che la cultura dell’abitare sta vivendo, e che si traduce con l’uso sempre più raffinato di materie come il vetro, che fanno della luce un elemento vivo e cangiante della costruzione. Un’edizione con molte promesse questa che si apre oggi, 12 settembre. Alcune purtroppo già deluse, come quella di non essere solo una vetrina di progetti, ma anche un terreno vitale e concreto di workshop per studenti e giovani architetti. Occasione perduta, denuncia lo stesso direttore Kurt W. Forster, che ha lasciato per qualche tempo la cattedra che fu di Gropius al Bauhaus di Weimar, per organizzare la sua Biennale e si è ritrovato a fare i conti con pesanti tagli di finanziamento decisi dalla nuova direzione di David Groff in corso d’opera. In questa stagione, più coraggiosi e sensibili si dimostrano i comuni. Nonostante i pesanti tagli ai trasferimenti, le città d’arte con amministrazioni attente si presentano all’appuntamento di autunno con un carnet pieno di eventi. A cominciare da Ferrara che, dal 3 ottobre, propone in Palazzo dei Diamanti un’interessante mostra, curata da Marilyn McCully, sulla radicale messa in discussione della pittura come mimesis operata Cubismo, con i primi esperimenti di scomposizione delle forme di Picasso e Braque, ma anche di Léger e Gris, e poi con le opere di altri artisti del Novecento che si affiancarono a questa rivoluzione artistica, come Mondrian, Gleizes, Metzinger, Laurens, Lipchitz, Derain. Ma una bella stagione di mostre si apre anche a Brescia, affidata alla cura di Marco Goldin, transfugo da Treviso. I quattro anni di programmazione che culmineranno in rassegne dedicate al rapporto fra Van Gogh e Gauguin e all’astrattismo di Mondrian, s’inaugurano il 23 ottobre con “Monet, la Senna e le ninfee” nel Museo di Santa Giulia, per ripercorrere il cammino che portò Monet da una pittura descrittiva, naturalistica a una visione più interiore, fino alla dissoluzione del dato di natura, nel dipingere la Senna. In contemporanea, in un’altra ala del Santa Giulia, “Tiziano e la pittura del ‘500 a Venezia”, dieci capolavori di pittura italiana dal Louvre (fra i quali lo splendido, enigmatico, autoritratto di Tintoretto) curata da Vincent Pomarède e Jean Habert. E ancora, sul versante delle proposte inedite e, sulla carta, assai suggestive, dal 2 ottobre alle Scuderie del Quirinale, a Roma, Da Giotto a Malevic, la reciproca meraviglia, un confronto lungo otto secoli fra l’arte russa e italiana, tra Giotto e le icone russe, ma anche Chagall, Kandinskij e Malevic, a confronto con Modigliani, De Chirico e Morandi. Esplora in maniera nuova i rapporti fra arte e psichiatria - con una importante messe di lavori saggistici e originali opere pittoriche, sculture e installazioni - la mostra dello psichiatra Domenico Fargnoli che si apre questo fine settimana nel complesso dei Magazzini del Sale, nel Palazzo Pubblico di Siena. Annunciata da una scultura nella scenografica piazza del mercato senese. E per finire, una segnalazione a Mantova dove in questi giorni è di scena Festivaletteratura: in Palazzo Te, "Le ceneri violette di Giorgione. Natura e maniera tra Tiziano e Caravaggio": 130 opere per indagare l’eredità della pittura di Giorgione. Da una frase dello storico dell’arte, Roberto Longhi.