mercoledì 20 ottobre 2004

neuroscienze
nuove droghe: da Harvard la pillola per l'annullamento chimico

La Repubblica on line 19.10.04
San Diego, gli scienziati che lavorano al farmaco anti-ricordi
si incontreranno per discutere i primi risultati della ricerca
Cancella amori falliti e violenze
Fa discutere la "pillola dell'oblio"
Gli esperti: «Può permettere a chi ha vissuto traumi
di tornare a una vita accettabile». I detrattori: «Assolve i criminali»
di ALESSANDRA RETICO

UNA "pillola del giorno dopo" che cancella quello che non sarebbe dovuto accadere: un lutto inelaborabile, una violenza, un trauma. Una dose di dimenticanza da assumere per cancellare un evento e anestetizzarne gli effetti emotivi. Un contraccettivo dell'anima che renda infeconda l'esperienza del dolore. Da quando se n'è iniziato a parlare, ormai da diversi mesi, il farmaco che cancella dalla memoria le esperienze di sofferenza acute e sul quale un prestigioso team di scienziati sta lavorando in tutto il mondo ha assunto i nomi più diversi, da "pillola dell'oblio" a pillola dell'assoluzione".
Comunque la si voglia chiamare, apprezzandone le possibilità terapeutiche in quei soggetti che dopo vissuti drammatici come guerre o stupri non riescono più ad avere una vita apprezzabile o se ne condannino le possibili conseguenze come offrire a criminali vaccini contro il rimorso, fatto sta che la pillola per dimenticare fa discutere e farà discutere in modo più circostanziato a San Diego la settimana prossima, quando i primi risultati degli studi condotti in parallelo in Francia, Canada, California e New York verranno presentati al convegno della Società di Neuroscienze.
Allora sì che gli scenari fantascientifici di molta letteratura cinematografica, da Paycheck all'ultimo film con Jim Carrey Se mi lasci ti cancello in uscita venerdì nelle sale italiane, diverranno più che altro lungimiranti profezie. Come il disperato Joel del film di Micheal Gondry inabilitato alla vita da un amore fallito decide di bussare alla porta del dottor Howard Mierzwiak per togliersi dalla mente l'amatissima Clementine, così magari anche noi potremo sperare in un futuro ripulito da facce, odori, modi, eventi e situazioni crudelmente inopportuni.
O temerlo, certo. Come lo teme quella parte della scienza ossessionato dal problema contrario, dalla perdita di "presenza" in malattie come l'Alzheimer e la demenza senile. Senza parlare, sarebbe impossibile, di tutto ciò che al ricordo, anche doloroso, è connesso: dalla Storia all'evoluzione della psiche.
C'è che la pillola dell'oblio, l'anestetico delle angosce e delle brutture, ma anche delle emozioni forti tout court, pare abbia gli ingredienti adatti per entrare negli armadietti della nostra società, così ansiosa di cancellare e manipolare, che sia a colpi di bisturi o psicofarmaci, tutto quanto non appaia innocuamente "bello". E procurare, per quanto chimica, una parvenza di felicità.
Ma c'è chi come Roger Pitman, psichiatra di Harvard, fautore dell'oblio terapeutico, pensa che cancellare la memoria in alcuni casi si debba. Un incidente. Un attentato terroristico. Uno stupro. Gli orrori di una guerra. Esperienze che hanno il potenziale di mettere radici nella memoria provocando la sindrome da stress post traumatico, un disturbo che affligge molti reduci del Vietnam, chi sopravvive a un disastro aereo, i sopravvissuti dell'11 settembre. Ne soffrono dal tre all'otto per cento degli americani.
Pitman insieme a Glenn Saxe, psichiatra dell'età dello sviluppo al Boston Medical Center, è partito da un'intuizione: si sa da tempo che le terapie prolungate con farmaci antiipertensivi a base di propranololo provocano un leggero calo generalizzato della memoria. «Troppa adrenalina dopo un evento traumatico crea una memoria eccessivamente forte, eccessivamente emotiva e troppo profondamente radicata», ha spiegato Pittman.
Per ridurre l'adrenalina indotta dal trauma il team di Harvard ha somministrato a un gruppo di 40 pazienti per 19 giorni dopo il trauma il propanololo che interferisce con l'azione degli ormoni dello stress nel cervello. Una settimana dopo la fine della terapia gli individui che avevano preso la pillola erano in grado di raccontare l'evento traumatico di cui erano stati protagonisti senza sintomi da stress e, tre mesi dopo, con minor ansia.
La parte del cervello interessata, è quella profonda dell'amigdala, una sorta di "interruttore" nell'elaborazione delle paure. Se la pillola "pigia" a dissinnescare il motore delle paure, il ricordo non mette radici. Nell'università della California, a Irvine, il neurobiologo James L. McGaugh ha così scoperto di poter inibire nel cervello dei topi la reazione ormonale alla paura.
Alla Ponce School of Medicine di Portorico, Gregory Quirk ha osservato che la corteccia prefrontale ha un'attività neurale minore dopo eventi traumatici e che, stimolandola con appositi magneti, si può favorire la dimenticanza dell'evento critico.
Ma il "piccolo" problema è che di memoria sappiamo ancora poco e anche i ricercatori dell'oblio ammettono che «non sappiamo se stiamo cancellando il ricordo o erigendo barriere che nascondono il ricordo», ha confessato Karim Nader, della McGill University di Montreal.
Dubbi da parte del Consiglio per la Bioetica della Casa Bianca per il quale «cambiare il contenuto delle nostre memorie alterandone le tonalità emotive, per quanto desiderabile per alleviare sensi di colpa o consapevolezze dolorose, potrebbe sottilmente cambiare chi siamo».