mercoledì 20 ottobre 2004

una risata fa sempre bene...

Yahoo! Salute 20.10.04
Psichiatria, Psicologia e Neurologia
Un sorriso aiuta il paziente. E lo psichiatra
di Paola Mariano

Terapia del sorriso anche sul lettino dello psichiatra? Perché no, un sorriso può aiutare il successo della psicoterapia e se paziente e terapista se lo regalano a vicenda il loro affiatamento genererà un'empatia positiva nelle sedute. Lo ha dimostrato un gruppo di psichiatri del Massachusetts General Hospital (MGH) dandone notizia sulla rivista The Journal of Nervous and Mental Diseases.
Ridere non significa solo manifestare umorismo e derisione, ha spiegato Carl Marci, ma più esattamente comunicare un'emozione e la sua intensità, come il punto esclamativo alla fine di una frase scritta. Questo studio che si inserisce in una ricerca più vasta e tuttora in corso sulla psicofisiologia e sull’empatia, ha dichiarato Marci, è la prima dimostrazione oggettiva dell’importanza del sorriso nella psicoterapia.
I ricercatori hanno preso in esame dieci coppie terapista-paziente registrando le sedute di terapia psicodinamica, un approccio che sfrutta il rapporto terapeutico per aiutare il paziente a guardare le proprie emozioni. I pazienti coinvolti soffrivano tutti di disturbi dell’umore e di ansia. Durante le sedute i ricercatori hanno monitorato con elettrodi il grado di conduttanza cutanea di terapista e paziente, la quale è indice dell’empatia del rapporto tra le persone come dimostrato in precedenti studi.
Nelle dieci sedute registrate i ricercatori hanno contato 145 episodi di “ilarità”, la maggior parte dei pazienti, ma anche dei terapisti. I ricercatori hanno dimostrato che il grado di empatia stimato (con le misure degli elettrodi) è massimo quando i due soggetti ridono insieme, ma è elevato anche quando è solo il paziente a ridere. Anche in quest’ultimo caso le misure di conduttanza dimostrano che il terapista, ha precisato Marci, stringe il legame col proprio paziente sentendolo ridere, anche se non risponde attivamente con una risata.
Il paziente dal canto suo, ha sostenuto Marci, ridendo dimostra che qualcosa sta cambiando nella maniera in cui gestisce le proprie emozioni. “Siamo rimasti sorpresi di quanto sia comune il riso nelle sedute”, ha dichiarato Marci. “È evidente che il paziente che ride sta cercando di dire qualcosa di più di ciò che esprime verbalmente.
Le implicazioni cliniche di questo studio sono rilevanti: dicono che il terapista deve prestare la massima attenzione al riso del paziente durante la psicoterapia. Inoltre la sua risposta al sorriso del paziente è altrettanto importante perché per il paziente significa la convalida delle emozioni che sta esprimendo”.