martedì 23 novembre 2004

psicofarmaci e altro

il manifesto 21.11.04
AEROSOL
L'inquietante psicofarmaco
di ROBERTO SUOZZI

Il «Progetto italiano salute mentale adolescenti», meglio conosciuto come Progetto Prisma (acronimo), condotto su bambini in scuole selezionate, che ha tra gli scopi fondamentali quello di conoscere e acquisire dati sul disagio psichico della preadolescenza e di programmare «l'evoluzione dei servizi specifici, di prevenzione, diagnosi e cura» avanza implacabile. A dirla così, per molti addetti ai lavori, Prisma, che ha in pratica lo scopo di indagare la salute mentale dei bambini, solleva, volendo essere eufemistici, «perplessità, inquietudini, interrogativi». Se poi ci si attiene alla valutazione scientifica del progetto le inquietudini prendono corpo in critiche (severe) alla metodologia dell'indagine e quanto altro. I medici e i ricercatori della mente, pertanto, hanno scoperto che su 5627 scolaretti, tra i dieci e i quattordici anni, di scuole urbane, il 9,1% avrebbe, secondo il test a risposte multiple (con domande stravaganti direi) mostrerebbe disturbi psichici, e che una parte di questi soffrirebbe di ADHD. «Disturbo da deficit dell'attenzione con iperattività» è l'ADHD (Attenting Deficit Hyperactivity Disorder) che appunto colpirebbe bambini in età prescolare e scolare. Disturbi dell'attenzione e iperattività sono le manifestazioni del «male», diagnosticati con osservazioni assai superficiali, per altro nello spazio temporale di poche ore, nonché su tests semplicistici quali ad esempio: «il bambino pone una domanda e non attende la risposta» oppure «si lascia distrarre facilmente da stimoli esterni», oppure «interrompe o si intromette nelle conversazioni o nei giochi degli altri».
Uno dei punti in questione è dibattere sull'ADHD, sulla sua stessa esistenza (come patologia) che viene messa in dubbio da molti, ma che ha «stimolato» in Italia la nascita di un Registro Italiano (che di fatto ha avallato l'esistenza della malattia). Curioso, e a noi piacciono gli eufemismi, è che dal marzo 2003 un decreto ministeriale considera una sostanza anfetaminica, a base di metilfenidato, il famoso Ritalin, non più stupefacente, bensì uno psicofarmaco. L'indicazione del Ritalin che in America va giù come l'acqua, è il suo utilizzo nella cura dei bambini affetti da ADHD. Il metilfenidato è un'amfetamina già usata come dimagrante ed è euforizzante; ancor oggi è oscuro il suo meccanismo biochimico fondamentale. Più certi sono i rilevanti effetti collaterali e la dipendenza che essa stessa può dare: «un uso abusivo del farmaco può indurre marcata assuefazione e dipendenza psichica con vari gradi di comportamento anormale. Si richiede un'attenta sorveglianza anche dopo la sospensione del prodotto poiché si possono rilevare grave depressione e iperattività cronica»; è quanto riporta la stessa multinazionale (Novartis) produttrice del farmaco, negli Stati uniti diversi medici psichiatri hanno lanciato un forte allarme. Al di là degli effetti collaterali del Ritalin, si sollevano altre argomentazioni di carattere medico e culturale, di una medicalizzazione e di un controllo farmacologico di una società in avanzato stato di decomposizione. Troppo poco per un solo «Aerosol», per queste argomentazioni già sollevate da molti psichiatri, operatori della salute e associazioni.

Yahoo! Salute 22.11.04
Verso l'eccessiva medicalizzazione del disagio psichico?
Di Italiasalute.it

Arrossire, mostrare timidezza o tristezza rischiano di diventare un buon motivo per somministrare dei farmaci perché sono il sintomo di un disagio psichico da curare? È la preoccupazione mostrata da un'insegnante in una lettera alla redazione di Italiasalute.it:

Egr. Direttore,
nel recente congresso della Federazione Mondiale della Salute Mentale, cinquemila psichiatri riunitisi a Firenze dal 10 al 13 c.m., hanno preso a cuore la salute mentale dei nostri bambini ed hanno annunciato che ora tengono sotto osservazione i nostri figli nelle scuole per prevenire il “disagio psichico dei bambini in età scolare”.
“….comportamenti che psichiatri e insegnanti valutano con attenzione se persistono nel tempo e si manifestano in modo evidente.
1)Reazioni fisiche ed emotive eccessive: scoppi di pianto, riso o tristezza esagerati, rossore o pallore improvvisi.
2)Manifestazioni d’ansia: stati d'allarme non giustificati, eccessiva timidezza, paure sproporzionate nei rapporti sociali, timore ossessivo di deludere le aspettative di genitori e insegnanti.
3)Atteggiamenti depressivi: isolamento e apatia, difficoltà ad instaurare relazioni.
4)Comportamenti eccessivi: reazioni aggressive non giustificate o sproporzionate rispetto ad eventi avversi o conflittuali, ripetersi di episodi violenti.
5)Disturbi dell’apprendimento: scarso rendimento scolastico pur in presenza di un atteggiamento impegnato e assiduo.
6)Difficile rapporto con cibo: rifiuto, scarsa o eccessiva assunzione di alimenti.
7)Svantaggio familiare: appartenenza ad una famiglia in difficoltà con gravi problemi economici e di emarginazione”
(La Nazione inserto Firenze del 13/11/04 pag. II).

Tutti questi sono secondo la comunità psichiatrica segnali dell’esistenza di un disagio psichico, casi di cui lo psichiatra si dovrà prendere cura e curare, ma con quali terapie?
Naturalmente lo psicofarmaco che risolverà questi disturbi è già pronto, lo hanno presentato le case farmaceutiche che hanno sponsorizzato il suddetto congresso.
Sempre nello stesso congresso, casualmente, è stata data un’altra gran notizia:
“Prozac, i medici americani hanno dato il via libera all’uso di questo farmaco per curare anche i bambini colpiti dalla depressione. Il prodotto è stato autorizzato anche per i piccoli di 8 anni di età”

(La Nazione inserto di Firenze del 13/11/04 pag. III).
Il Prozac è già tristemente noto per gli effetti devastanti sulla mente di adulti che lo assumono. Tra il 1990 ed il 1995 più di 800 famiglie, parenti di persone vittime del Prozac, hanno intentato e vinto molte cause contro la casa farmaceutica produttrice, perché i loro parenti si erano suicidati e in alcuni casi avevano ucciso anche i figli a causa degli incubi o impulsi omicidi e suicidi che esso provoca.
Ora, grazie a queste nuove “scoperte” fornite dalla psichiatria, non solo abbiamo gli elementi per individuare il disagio psichico dei nostri bambini, ma abbiamo anche la “terapia”.
La psichiatria sta facendo un’ottima campagna di marketing per avere più soldi dai governi, procurarsi futuri clienti ed incrementare i propri affari.
C’è un particolare che desta notevole preoccupazione: il target di questa campagna sono i nostri bambini ed i bambini rappresentano il futuro di questa società.
Forse gli psichiatri sono vicini a realizzare il loro sogno: trasformare il pianeta in una gran corsia d’ospedale dove loro con i camici bianchi e le mani dietro la schiena passano tra i letti per assicurarsi che tutti siano tranquilli e dietro loro le infermiere con il carrello pieno di pillole da somministrare così che regni la pace?
Dovrà essere questo il futuro della popolazione di questo pianeta?
Penso che sta a noi dire no e impedire che questo succeda.
Un'insegnante

il manifesto 21.11.04
una lettera al giornale
Insegnanti e psichiatri


Con sempre più frequenza viene riportata dai media la notizia che l'istituto di ricerca tal dei tali o lo psichiatra di turno, ha scoperto l'esistenza di qualche disturbo o malattia, questo va dal «panico» alla «disfunzione nicotinica» alla «intossicazione da caffeina» (se la persona smette di fumare o di bere caffè), alla «disfunzione alimentare» se vostro figlio preferisce mangiare cibo di scarso valore nutritivo, così come vengono illustrati nel «Manuale statistico di diagnosi» (Dms IV) della psichiatria. Oggi esiste una diagnosi psichiatrica per ogni nostro male. Se una persona balbetta è una «malattia mentale», chi soffre di emicrania in realtà ha una «disfunzione del dolore». Il bambino irrequieto o troppo zelante nel gioco è «iperattivo» oppure soffre di disfunzione da deficit di attenzione. Se uno studente ha voti bassi in matematica si tratta di un «disturbo del calcolo». Se avete problemi nel comporre un testo scritto o fate fatica nell'organizzarne i paragrafi, questo non è un problema di pertinenza del vostro insegnante, bensì una «disfunzione nello sviluppo della scrittura espressiva». Se un adolescente litiga con i genitori non si tratta di crescita difficile o di tentativo di affermare la propria indipendenza, ma di «disturbo oppositivo provocatorio». Se vostra nonna non ricorda dove ha lasciato le scarpe e se ha pagato o meno la bolletta del telefono il mese scorso, ci sono precise basi psichiatriche per ricoverarla a forza in una casa di cura. Che questo proliferare di malattie serva a spingere sempre più i governi a stanziare fondi alla psichiatria è solo un aspetto della medaglia, l'altro molto più pericoloso, è che quando alle persone si diagnostica una malattia mentale e il comportamento normale viene ridefinito, chiunque può essere colpito. Alla diagnosi in genere segue la «terapia» psichiatrica, e quali sono le cure per tali disturbi? Elettroshock, shock insulinici, farmaci dannosi alla mente che non si indirizzano alla fonte o alla causa dei problemi, se tali esistono, e nessuna ne cura alcuno. Ritengo che questa situazione sia davvero allarmante e dovrebbe essere posto un freno al dilagare della psichiatria soprattutto nell'ambito educativo svilendo la figura degli insegnanti e togliendo loro il compito di educatori.
Margherita, insegnante