lunedì 13 dicembre 2004

sinistra
Fausto Bertinotti

Corriere della Sera 13.12.04
CENTROSINISTRA
Pressing di Fassino e Prodi per convincerlo. Ma lui: al mio congresso non posso presentarmi in queste condizioni
Regionali, Bertinotti apre il caso politico
Il leader di Rifondazione vuole disertare il vertice dell’Alleanza: qui decidono tutto Ds e Margherita

ROMA - «Questa corsa è lunga, molto lunga, forse anche troppo lunga: un anno e mezzo...». Le apprensioni affidate da Romano Prodi ad alcuni leader del centrosinistra appaiono più che giustificate. Essere costretti a una campagna elettorale che durerà mesi e mesi, giacché, di fatto, si è già aperta, e, nel contempo, tentare di metter pace dentro una coalizione ancora non ben rodata, può essere logorante. Basti pensare alla giornata che attende oggi Prodi per rendersene conto. Fausto Bertinotti è intenzionato a non partecipare al vertice della Gad che si terrà nello studio (finalmente ristrutturato) dell’ex presidente della Commissione europea. Salvo tentativi in extremis da parte del Professore per convincere il segretario di Rifondazione a cambiare idea, stamattina, al suo posto, dovrebbe esserci il capogruppo del Prc alla Camera Franco Giordano. E’ altamente probabile che fino a stamattina (il summit è per mezzogiorno) il "pressing" di Prodi e di Piero Fassino nei confronti di Bertinotti sarà fortissimo. Nel frattempo, per evitare di amplificare i problemi dell’Alleanza, si è comunque deciso di giustificare ufficialmente quest’assenza con un "classico" della politica italiana. Se il leader del Prc insisterà sulla sua posizione si dirà che Bertinotti aveva «precedenti impegni». La realtà è ben diversa. E non sono in gioco solo le beghe delle candidature alle Regionali: la posta è più alta. Tant’è vero che anche se alla fine il segretario del Prc dovesse cedere alle insistenze di Prodi ciò non significherebbe che la situazione si è sbloccata. Perché il problema è di quelli non da poco. Formalmente tutto si riduce alla richiesta di Bertinotti di candidare Niki Vendola in Puglia. E al conseguente "altolà" di Massimo D’Alema. Secondo il presidente della Quercia, infatti, occorre scegliere un personaggio con maggiore "appeal" e non dare per scontato che in Puglia si perde. D’Alema ha parlato a lungo di questo problema con lo stesso Prodi nell’incontro che i due hanno avuto la settimana scorsa a Roma. Derubricare la contesa in atto a una questione di poltrone, però, sarebbe improprio. Il problema è un altro. Ed è da giorni che Bertinotti cerca di spiegarlo all’ex presidente della Commissione europea.
«Non è che io sto in questa alleanza perché non so dove andare o con chi andare - è il ragionamento del leader di Rifondazione -. Io ci sto convinto, ma allora deve essere chiara una cosa: le decisioni non possono essere prese solo dai Ds e dalla Margherita». Lo stesso vale per i candidati alla presidenza delle Regioni: non possono appartenere esclusivamente a questi due partiti. «In più - ed è l’altra riflessione che fa Bertinotti - io ho il congresso e non posso presentarmi a un appuntamento del genere a queste condizioni». Già. La linea del leader, sebbene per motivi opposti, viene contestata dalle diverse minoranze del partito e anche da una fetta della sua stessa maggioranza. Senza contare che Prodi non è certamente il "candidato ideale" dell’elettorato del Prc. Persino il neo direttore di Liberazione Piero Sansonetti, domenica, ha definito «arretrato» il discorso del candidato premier della Gad al Palalido. Perciò un Bertinotti al congresso che si presentasse a mani vuote, con il "candidato" Vendola bocciato dagli alleati, rischierebbe molto. Rischierebbe addirittura di perdere le assise (visto che attualmente ha con sé sicuramente solo il 53 per cento circa del partito). Un esito del genere, per la Gad, sarebbe una rovina. Con un altro segretario e un’altra Rifondazione - posizionata sulla linea dell’opposizione dura e pura e poco incline a un’alleanza programmatica con le altre forze del centrosinistra - diventerebbero problematiche non solo le elezioni regionali, ma anche quelle politiche.
Dunque, quello di Bertinotti è un nodo che in qualche modo va risolto. Certamente non con l’offerta di una manciata di vice presidenze regionali. Questo tentativo è già stato fatto sia da Prodi che da Fassino, ma il segretario di Rifondazione ha risposto con un «no grazie». Anche Franco Marini si sta adoperando per risolvere la questione. L’ex segretario del Ppi è convinto che «occorra dare la Puglia a Vendola», anche perché altrimenti il Prc non appoggerà i candidati del centrosinistra in Abruzzo e in Piemonte. Un punto a suo favore, però, Bertinotti lo ha segnato. Il nuovo simbolo della Gad sarà sprovvisto dell’Ulivo. La scelta, infatti, dovrebbe cadere sulla colomba disegnata da Folon.
Ma oggi Prodi dovrà affrontare anche altri problemi. C’è Clemente Mastella che chiede la Basilicata. D’Alema lo appoggia. Francesco Rutelli, invece, nicchia. E Mastella minaccia di presentare le liste dell’Udeur in Campania, Calabria e Lazio. Una mossa che danneggerebbe elettoralmente il centrosinistra. Questo nodo, però, potrebbe essere sciolto con maggiore facilità. In compenso dovrebbe finire a breve il tormentone della lista unitaria: con tutta probabilità vedrà la luce solo in Lombardia. Basta trovare il candidato adatto: dopo che circa una ventina di politici e non politici si sono negati perché lì la sconfitta è certa, ora si fa il nome dell’imprenditore ulivista Riccardo Sarfatti. Ma non è ancora detta l’ultima parola...