sabato 18 dicembre 2004

sinistra
Liberazione tutto nuovo a febbraio

L'Espresso 17.12.04
Rossanda contro Ingrao. Chiude la rivista del quotidiano comunista. Ma per l'ala radical è pronto un nuovo spazio. Sponsor Bertinotti
DISSENSO MOLTO MANIFESTO
Dice il direttore di "Liberazione": "Un dibattito che interessa 100 mila lettori"
di Chiara Valentini

L'omino, disegnato con pochi tratti di penna, ha appoggiato in terra la valigia e sta attaccando alla porta, prima di andarsene, un biglietto laconico: «Torno subito». E' il messaggio con cui "la rivista del manifesto", sofisticata palestra della sinistra a sinistra dei Ds, annuncia che il numero appena uscito, quello di dicembre, sarà anche l'ultimo, almeno per il momento. Alimenta lo stupore e qualche pettegolezzo non solo il fatto che 8 mila copie vendute ogni mese sono una cifra irraggiunghile per imprese analoghe e che non c'erano nemmeno problemi economici seri. Quel che rende paradossale la chiusura è che contemporaneamente il quotidiano "il manifesto", rilanciando una proposta di Alberto Asor Rosa, ha convocato per il 15 gennaio a Roma un'assemblea dei partiti e dei movimenti della sinistra radicale, con lo scopo di definire strategie e proposte della "sinistra che verrà" . Ma si tratta proprio del tipo di lavoro che la rivista aveva portato avanti in questi cinque anni di vita, schierando a fianco delle sue prestigiose firme, da Rossana Rossanda a Pietro Ingrao a Fausto Bertinotti a Valentino Parlato ad Aldo Tortorella e Giuseppe Chiarante, i personaggi della sinistra sindacale e dei movimenti che ora vengono chiamati a raccolta. «La decisione di chiudere è solo del comitato promotore, noi non abbiamo messo bocca», dice Gabriele Polo, direttore de "il manifesto". Non lo smentisce Lucio Magri, il direttore della "rivista", secondo cui, di fronte alle molte novità italiane, è venuta a mancare una visione comune. E anche sull'analisi della propria storia ci si è divisi fra "la liquidazione sommaria del passato" di alcuni e la "patetica nostalgia" di altri.
Fuori dalle diplomazie, si tratta dello scontro che ha messo uno contro gli altri Ingrao, padre spirituale di ogni dissenso, e i suoi fìgliocci di un tempo, a cominciare da Rossanda e dallo stesso Magri. Già amareggiati dalla lettura sempre più liquidatoria che lngrao aveva iniziato a fare della storia comunista, erano rimasti senza fiato leggendo le condanne secche e senza appello, anche su Togliatti, contenute in un breve libro firmato da Antonio Galdo, "Il compagno disarmato", che Ingrao non ha autorizzato esplicitamente, ma nemmeno sconfessato. Fa poi da sfondo alla vicenda, l'avvicinamento esplicito di lngrao a Bertinotti e alla sua svolta, con il no a tutti i comunismi e l'abbraccio della non violenza, con cui peraltro gli eredi del Pci ritengono di non aver mai avuto niente a che fare.
Intanto, mentre "il manifesto" perde la sua prestigiosa appendice, allarga i suoi orizzonti "Liberazione", dove Bertinotti ha chiamato come direttore Piero Sansonetti, brillante giornalista politico che a Rifondazione non è nemmeno iscritto. E che sta preparando per febbraio una versione nuova del quotidiano, molto aperto agli intellettuali senza tessera. «Non pensiamo proprio di metterci in concorrenza con "il manifesto". Nell'area della sinistra alternativa ci sono almeno100 mila lettori pieni di voglia di discutere», dice Sansonetti. Sono l'avanguardia di quella sinistra diffusa che per un momento aveva creduto di aver trovato) il suo leader in Sergio Cofferati. Rimasta delusa dal rifluire dei movimenti e dalla partenza del Cinese per Bologna, adesso sembra desiderosa di tornare a farsi sentire. Questa è anche l'opinione di un altro personaggio di riferimento dell'area, lo storico Paul Ginsborg, che nel suo ultimo libro, "Il tempo di cambiare" (Einaudi), propone una nuova politica, partendo dall'esempio del Laboratorio per la democrazia, il movimento fiorentino di cui è stato uno dei fondatori. «Bisogna saper mettere da parte il passato, soprattutto quando divide, per riuscire a sprigionare entusiasmo sul presente», dice Ginsborg, che aspetta con impazienza l'appuntamento del 15 gennaio. All'ordine del giorno, spiegano i promotori, c'è la voglia di mobilitare forze sparse contro Berlusconi e di cominciare a costruire una cultura comune alla sinistra alternativa. Impresa certamente coraggiosa, almeno a giudicare dalle mille divisioni che continuano ad agitare gruppi e movimenti, non importa se nuovi o vecchi.