Il Messaggero 17.12.04
La regina d'Egitto non era solo una gran bella donna
Cleopatra? Una scienziata
di VALERIO MASSIMO MANFREDI
È l'eterno sogno dei filologi classici: il ritrovamento di testi non conosciuti o non pervenuti. Ciò che ci resta della letteratura antica è una percentuale molto limitata rispetto a quello che è andato perduto. Pensiamo che nel territorio dell'Impero Romano c'erano circa diecimila città e alcune centinaia di esse avevano biblioteche sia pubbliche che private di decine o anche centinaia di migliaia di volumi che sono andati in gran parte distrutti. Il resto è stato completamente catalogato, studiato ed editato, inclusi i frammenti, o derivati da citazioni presso altri autori o da papiri rinvenuti occasionalmente durante gli scavi archeologici. Le novità possono venirci solo da nuove scoperte: immaginiamo che lo scavo della Villa dei Papiri a Ercolano ci restituisse la biblioteca latina della Domus, per esempio. Oppure il testo inedito potrebbe nascondersi dietro una traduzione in una lingua non molto praticata o frequentata da filologi classici: come l'arabo, per esempio. È quello che sarebbe accaduto, a quanto sembra, a un egittologo del Museo Flinders Petrie dell'University College di Londra, Okasha el Daly, che ritiene di aver trovato presso varie fonti arabe fino ad ora sconosciute, una serie di notizie sulla regina Cleopatra che la presenterebbero come una grande scienziata: esperta di astronomia, alchimia, architettura, cosmetica e medicina. Avrebbe studiato le fasi dello sviluppo del feto nel grembo materno e avrebbe ristrutturato il Faro di Alessandria per farne un osservatorio astronomico. Alcuni di questi testi arabi ci conserverebbero addirittura opere redatte dalla stessa Cleopatra.
Sarà vero? Probabilmente sì. A parte la valutazione scientifica del lavoro di El Daly, va tenuto presente che Cleopatra, già nell'antichità, era nota per essere una donna non solo di grande fascino, ma anche di grande intelligenza. Nel suo palazzo esisteva la mitica Grande Biblioteca di Alessandria che arrivò a contare un milione di volumi, e il Museo, il primo Istituto di ricerca pura che sia stato creato nella storia dell'uomo. Non è un caso che Giulio Cesare riformasse l'antiquato calendario romano proprio nel periodo in cui Cleopatra era con lui a Roma.
La riforma è di solito attribuita agli astronomi della regina, in particolare a Sosigene, ma perché la giovane regina non avrebbe dovuto interessarsi all'ambiente scientifico in cui era cresciuta? Quella alessandrina fu una vera e propria rivoluzione scientifica che portò a risultati strabilianti come l'invenzione di una macchina a vapore basata sul principio di azione-reazione (la macchina di Erone), la misurazione della circonferenza dell'equatore calcolata da Eratostene con un errore di poche miglia, l'invenzione del principio della idrodinamica (a opera di Archimede) e la scoperta del sistema eliocentrico in astronomia che sarebbe stato recuperato soltanto con Copernico e Galileo, per non fare che alcuni esempi. Cleopatra inoltre dimostrò una intelligenza politica strabiliante: sapendo che nessun paese del Mediterraneo avrebbe potuto mantenersi indipendente da Roma, e quindi nemmeno l'Egitto, cercò di impiantare la propria dinastia sul corpo dell'Impero romano dando un figlio a Giulio Cesare. Le idi di marzo stroncarono il suo sogno, e il suo secondo tentativo con Marco Antonio non ebbe esito migliore, ma l'idea era brillante. Quando l'ufficiale romano inviato da Ottaviano al suo palazzo per prenderla prigioniera la trovò già morta per il morso dell'aspide, avrebbe chiesto indispettito alla sua schiava agonizzante: «Ti sembra questa una degna fine?». «Più che degna rispose quella, degna dell'ultima regina di una grande stirpe».
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