giovedì 20 gennaio 2005

Giovedì 20 Gennaio 2005
«Sbalzi di umore, un male sociale»
Lo psichiatra Koukopoulos: in aumento i casi di depressione bipolare
CARLA MASSI


ROMA - Un disturbo psichico come fonte sana di ispirazione artistica. Per la letteratura come per la musica. Rossini, Hendel e Stendhal soffrivano della stessa malattia: la depressione bipolare. Quella particolare forma in cui il paziente passa, in tempi più o meno lunghi, da una fase di euforia e superattività ad un fase di buio e immobilità. Possono passare mesi in uno stato di esagerato benessere e mesi a contemplare il soffitto della stanza. “Il barbiere di Siviglia” di Rossini, “Il Messia” di Hendel e “La Certosa di Parma”, secondo gli storici della Medicina, sarebbero nati proprio nel momento in cui i tre artisti stavano attraversando il momento di sovraeccitazione. La prova sarebbe il tempo ridottissimo che tutti e tre hanno impiegato per i loro lavori: l’opera buffa rossiniana sarebbe stata scritta in 14 giorni, “La Certosa di Parma” in cinque e “Il Messia” in due settimane.
«Per gli artisti, quella fase - spiega lo psichiatra Athanasios Koukopoulos Direttore del centro Lucio Bini che, per domani e sabato, ha organizzato a Roma all’ hotel Nazionale, un congresso su “Fallimenti terapeutici nei pazienti bipolari: nuove strategie” - si traduce in grande energia e produttività. Per gli altri, invece, il disturbo è spesso davvero devastante».
Come riesce il paziente a convivere con questi continui alti e bassi?
«Ci riesce molto male, soffre. Passa dall’esaltazione durante la quale prende decisioni anche azzardate, spende e rovina legami a stadi di profonda tristezza. Tutto questo, nel quotidiano, si trasforma in un vero handicap».
Ma ci si rende conto di star male anche quando si è nella fase di eccitazione?
«E’ più difficile. Dal momento che si avverte uno stato di profondo benessere, ci si sente forti e si fanno progetti grandiosi. Se ne accorgono tutti quelli che gli sono accanto, i familiari. Spesso preoccupati di tanta euforia».
Euforia accompagnata da quali altri comportamenti?
«La persona è particolarmente irritabile, insofferente, aggressivo, non sopporta critiche. Soprattutto quando, ad essere colpito, è un adolescente».
Allora, quando il paziente riesce a rendersi conto di star male?
«Quando entra nella fase cupa, quando scende nell’abisso e non ha più energie. E’ in quel momento che si rende conto di vivere in una dimensione fuori scala. Sia in uno stadio che nell’altro».
Questa forma di depressione, a vostro avviso, è molto più frequente di qualche anno fa. Avete individuato le cause?
«La depressione bipolare colpisce circa il 5% della popolazione. E l’incidenza è aumentata per il largo consumo di alcol e cocaina. Che potenziano il disturbo».
Il congresso si occuperà delle ricadute, dei pazienti che non rispondono alla terapia. Situazione frequente?
«Capita anche perché troppo spesso vengono sottovalutati i periodi di eccitazione. Si crede che il paziente, perché allegro, sia guarito dall’umor nero».
Vuol dire che diagnosi e terapia vanno riviste?
«Sicuramente rilette. Non è possibile curare questi pazienti solo con farmaci antidepressivi. Occorre utilizzare anche degli stabilizzanti dell’umore, come è il litio».