giovedì 13 gennaio 2005

sinistra
un'intervista a Fausto Bertinotti sull'Unione Sarda

L'Unione Sarda 13.1.05
«Pronta l'alternativa a Berlusconi»
La ricetta di Fausto Bertinotti per sopravvivere al centrodestra
di Giorgio Pisano


«L'alleanza non è un pranzo di gala». Versione riveduta e corretta dall'impolverato libretto rosso di un'epoca lontana, lontanissima: il '68. A Fausto Bertinotti questa frase serve per far capire qual è il dazio da pagare: Rc non è un socio di governo conformista e quieto. Chi se lo porta a casa deve sapere che può esplodere. Il messaggio è per il presidente della Regione, Renato Soru, e per tutti quelli della sua maggioranza più o meno scandalizzati dalla recente levata di scudi contro il Piano straordinario del Lavoro, versione austerity e sparagnina del centrosinistra. Bertinotti, che arriverà a Cagliari domani per presentare il documento congressuale della sua componente ("L'alternativa di società") non fa sconti a nessuno, tantomeno ai compagni di strada. Mantiene, come sa bene chi lo segue nelle riflessioni urbi et orbi su "Porta a porta", una posizione di lucido antagonismo radical-chic, soldato di un liberalesimo di sinistra che gli ha procurato molte e appassionate antipatie. Milanese, classe 1940, un orgoglioso medagliere da sindacalista, rappresenta sicuramente la faccia più elegante del comunismo italiano: non solo per la erre moscia, per lo stile e il garbo, e nemmeno per l'abbigliamento (curatissimo nei dettagli, attentissimo alle nuances). Non apparisse offensivo, dà qualche volta l'impressione del rotariano dissidente, uscito all'improvviso dai binari d'una vita borghese piccola e noiosa. In Sardegna è rumorosamente rappresentato dall'ex consigliere regionale Luigi Cogodi, atterrato da un segretario regionale (Sandro Valentini) che è riuscito a metterlo fuori gioco elettorale. Bertinotti plana a Cagliari anche per lui, per rilanciare insieme quella guerriglia di lotta e di governo che non è mai finita. Nel frattempo, al rientro da Bruxelles, si rilassa in una chiacchierata che abbraccia i massimi sistemi e quelli, molto meno ingombranti, che ruotano intorno a viale Trento. Con relative avvertenze per l'uso.
Cos'è il nuovo comunismo?
«Dopo il crollo dei regimi dell'Est e all'interno della globalizzazione capitalista, è un'idea per il superamento dell'ordine esistente».
Con una rivoluzione?
«Se per rivoluzione s'intende la presa del Palazzo d'Inverno, direi di no».
Siete comunisti riformisti, dunque?
«Riformista è una parola che non so più cosa voglia dire. I riformisti stanno dalla parte del Capitale».
Mentre voi...
«Siamo, come insegnava Marx, per un processo di trasformazione. Noi vogliamo cambiare la natura del potere insieme alla società». Questo significa essere di sinistra oggi? «Per essere di sinistra non c'è bisogno di essere comunisti. Basta avere, come diceva Bobbio, una propensione democratica all'uguaglianza».
Uguaglianza-marmellata dove le autonomie muoiono.
«Al contrario. Le specificità, come quella sarda, sono un valore. L'importante è capire cosa si vuol valorizzare».
Crede all'unità del centrosinistra?
«Non è un atto di fede ma la costruzione di un'alleanza, e l'Ulivo non c'entra. Dobbiamo costruire un'alternativa a Berlusconi».
Che dice il bollettino-meteo?
«Ci sono buoni segnali, sta nascendo nel Paese una forte opposizione popolare: basta pensare agli scioperi di questi mesi. C'è un bel protagonismo di massa e questo finirà per condizionare i partiti. I tempi, insomma, sono maturi».
Mai assalito dal rimorso d'aver fatto cadere il governo Prodi? «Non ci penso neanche. La Storia non è un processo lineare, procede per salti e per rotture. Se oggi c'è un'alternativa a Berlusconi lo si deve proprio alla nostra presa di posizione».
E' faticosa la convivenza con Soru?
«Lo dicano i compagni sardi. E' un'esperienza impegnativa e difficile che può servire a cambiare la realtà».
Con grande insofferenza.
«Con Bassolino, in Campania, ci siamo scontrati sulla questione degli inceneritori. Questo è il nostro modo di configurare un'alleanza: il conflitto è una pratica necessaria».
Come quello sul Piano del Lavoro?
«Il Piano del Lavoro ha subìto deviazioni durante i governi di centrodestra. Deve essere riportato al suo spirito orginario. Questo è la nostra opinione, il principio da difendere».
Rc ha cinque correnti, quasi come la vecchia Dc.
«Siete nostalgici del centralismo democratico? Ditelo».
C'è stalinismo nel suo partito?
«L'abbiamo sradicato. Meglio cinque mozioni congressuali che un centralismo autoritario».
Velio Ortu è segretario di tutta Rc?
«Come Fausto Bertinotti in campo nazionale».