giovedì 13 gennaio 2005

tsunami
americani!

Repubblica on line 12.1.05
Studio Ue accusa gli esperti americani: si sarebbero potute salvare dallo tsunami Sri Lanka, Maldive e forse la Thailandia
Asia, in Usa potevano prevedere

ma l'allarme non è mai arrivato


BRUXELLES
- Lo Sri Lanka, le Maldive e forse anche la Thailandia si potevano salvare dalla furia distruttrice dello tsunami. Se solo chi aveva gli elementi per comprendere quello che stava accadendo avesse lanciato un allarme per tempo. È questa la conclusione di uno studio del Centro comune di ricerca dell'Ue (Ccr) di Ispra che ha analizzato i rapporti in in possesso degli organismi di sorveglianza terrestre e marina basati negli Usa.
Secondo la ricostruzione degli esperti europei, le strutture in questione, pur avendo rilevato in tempo reale il terremoto del 26 dicembre e avendo a disposizione tutti gli elementi per prevedere il disastro e lanciare un allarme alle autorità competenti, non hanno saputo indirizzare le informazioni nella direzione giusta, o le hanno sostanzialmente sottovalutate.
L'analisi del Centro europeo, riassunta in un documento di undici pagine, ripercorre tutte le tappe della tragedia, ricostruendo esattamente, anche grazie ai dati e alle tecnologie satellitari, la dinamica dalla catastrofe, dal terremoto all' arrivo delle onde sulle coste. Contemporaneamente, gli esperti dell'Ue analizzano i tempi di registrazione e di reazione agli eventi delle principali strutture di monitoraggio e di allerta.
La conclusione è che "il terremoto è stato registrato, entro venti minuti dal momento in cui ha avuto luogo, da almeno tre stazioni di monitoraggio negli Usa, che ne hanno inizialmente stimato la magnitudo a otto gradi". Due delle stazioni sono lo Us Geological Survey (Usgs) - una struttura di registrazione e allerta per terremoti che dipende dal governo statunitense - e il Pacific tsunami warning centre (Ptwc) - che è parte dell'Amministrazione atmosferica e oceanica nazionale americana (Noaa) ed è basato nelle Hawaii.
Secondo il documento, nonostante la tempestiva registrazione dell'evento sismico, non è stato lanciato in tempo utile e nella buona direzione l'allarme per il rischio tsunami. "L'Usgs - osservano gli esperti europei - ha fatto circolare l'informazione del terremoto, entro 16 minuti, a 100 persone, in gran parte propri ricercatori e dirigenti. Dopo un'ora ha inviato un dispaccio più dettagliato a una lista di contatti esterni, incluso il dipartimento di Stato Usa".
"Paradossalmente però - afferma il documento - l'Usgs non ha menzionato un possibile rischio tsunami al dipartimento di Stato, perché non ha competenza per il monitoraggio dei maremoti". "Se il dipartimento di Stato Usa fosse stato messo al corrente di un'immediata minaccia tsunami - sottolinea il documento - avrebbe potuto comunicare il pericolo a tutti i paesi".
"In entrambi i dispacci dell'Usgs - afferma invece il testo - non è stato menzionato un potenziale tsunami" e la struttura "non ha pubblicato l'informazione sul terremoto sul proprio sito Internet se non 1 ora e 20 minuti dopo la scossa, quando lo tsunami stava colpendo le coste dello Sri Lanka".
L'unica struttura a ipotizzare un rischio tsunami nell'area colpita è stata la Ptwc, che ha inviato un dispaccio ai propri utenti e alle autorità "15 minuti dopo aver registrato il terremoto", avvertendo che "anche se non c'era rischio potenziale di uno tsunami nell'area del bacino dell'oceano Pacifico, veniva lanciata un'allerta tsunami generica". Un bollettino aggiornato del Ptwc, inviato un'ora dopo, "ha ribadito l'assenza di rischio nel Pacifico, indicando però che uno tsunami era possibile vicino all'epicentro del terremoto".
Tuttavia "il Ptwc non ha saputo chi contattare" e "dopo aver perso un'ora prima di telefonare all'Ufficio meteorologico australiano", lo ha fatto "quando era ormai troppo tardi per Sumatra, Sri Lanka, Tailandia e la costa est dell' India".
"L' informazione - continuano gli esperti - sfortunatamente non è stata comunicata alla regione dell'Oceano indiano perché il sistema del Ptwc è stato creato per servire i 26 paesi del Pacifico" eppure, "un allarme avrebbe potuto essere lanciato con un anticipo compreso tra venti minuti e due ore, e si sarebbero potute salvare potenzialmente migliaia di vite".