mercoledì 23 febbraio 2005

gossip
com'era il vecchio Pci

Corriere della Sera 23.2.05
Massimo Caprara, segretario di Togliatti: «Mi convocarono a Botteghe Oscure: è giunto il momento»
«Il Pci mi ordinò di sposarmi. Con la futura madre di Ferrara»
Il racconto a «Vanity Fair»: «Dissero di scegliere tra Marcella De Francesco o sua sorella. Risposi: comincerò a corteggiarla. Ma poi mi sono innamorato di un’altra»
Enzo d’Errico

Il partito voleva così, il destino no. E alla fine, come accadeva sovente anche nel granitico apparato del Pci anni Quaranta, il destino ebbe la meglio. Per fortuna. Altrimenti, oggi, l’anagrafe racconterebbe una storia da dimenticare. Non certo quella di Giuliano Ferrara. Che forse nemmeno sarebbe nato. Oppure avrebbe un altro nome. E, ciò che più conta, un altro padre. Volete sapere chi? Lo rivela Renato Farina sulle pagine del settimanale Vanity Fair , che sarà in edicola domani, attraverso una lunga intervista a Massimo Caprara. Perché fu proprio l’ex segretario particolare di Togliatti a dribblare le regole del partito, scansando un matrimonio non voluto. Da lui. E tantomeno da Marcella De Francesco, che di questa faccenda seppe soltanto in seguito, quando sposò Maurizio Ferrara. Per amore e non per diktat.
«Una mattina degli anni Quaranta, d’estate, alle Botteghe Oscure, fui chiamato dall’Ufficio Quadri, una specie di fureria di informazioni ultrasegrete, diretto dal senatore Eduardo D’Onofrio - spiega Caprara -. Costui s’era portato dall’Urss, dove aveva lavorato a lungo, un seguito di funzionari italiani reticenti e discreti, dai modi felpati e sobri, abituati a parlare russo fra loro e a escludere altri interlocutori. Mi aspettava uno di di loro, Cicalini di cognome, che era noto come il Mago». Soprannome che s’era guadagnato preparando scomparti segreti per valigie a doppio fondo. E che provò a conservare truccando perfino le intercapedini del cuore. Senza alcun risultato.
«Mi disse: "Abbiamo pensato che è arrivato per te il momento di sposarti" - ricorda ancora l’ex segretario di Togliatti durante l’intervista -. "La tua compagna sarà Marcella De Francesco. Oppure sua sorella Giuliana. Puoi scegliere tu". Ero sorpreso e intimidito. Ringraziai per la possibilità di scelta, tentando di mantenere il dialogo su un terreno di gioco, tanto mi sembrava assurdo e imbarazzante. D’accordo, dissi, comincerò a fare la corte a Marcella, così mi troverò avanti nel programma. Lei già lavorava con Togliatti come addetta al telefono segreto e diretto con il Cremlino, che il segretario del Partito gestiva a Roma dalle parti di via Salaria».
Ma la liaison, ovviamente, neppure iniziò. E l’incantesimo del Mago fu sbeffeggiato dalla realtà: Massimo sposò per amore una figlia dell’aristocrazia papalina e Marcella divise felicemente la vita con Maurizio Ferrara che, poco dopo, fu nominato corrispondente de L’Unità a Mosca.
Un attimo, però: e Togliatti? Mica approvò il matrimonio ri belle del s uo collaboratore più fidato? Lo approvò eccome, invece. «Pensava di potere avere qualche indiscrezione sui cardinali, che erano un suo tema di caccia preferito», aggiunge Caprara con un pizzico d’ironia. La stessa ironia che colora le parole di Giuliano Ferrara di fronte a questa trama intessuta di tanti «ma se fosse stato...» e «io se fossi stato...».
«È una storia che conoscevo perché ne avevo sentito parlare in famiglia - ricorda -. Nulla di particolare, sia chiaro: soltanto lievi accenni, conditi sempre da un sorriso di grande complicità fra mio padre e mia madre. Quella generazione di borghesi che partecipò con passione alle vicende politiche del Pci seppe conservare una sua vena beffarda, capace di sdrammatizzare le ottusità burocratiche e i vincoli dell’ideologia. Mio fratello, ad esempio, nacque nel ’47: fu chiamato Giorgio in memoria di un partigiano amico di papà. Ma gli venne affibbiata anche un’altra dozzina di nomi: Carlo (Marx), Federico (Hengels), Antonio (Gramsci), Palmiro (Togliatti), Vladimiro (Lenin), Giuseppe (Stalin) e via di seguito. Ortodossia onomastica? Macché, direi piuttosto che fu un sarcasmo anagrafico. Del quale non c’era più bisogno nel ’56, quando io venni al mondo».
Già, ma se il Mago fosse riuscito a truccare le carte dentro le stanze di Botteghe Oscure... «E va bene, vedo in Caprara un padre potenziale - replica divertito il direttore de Il Foglio -. Non ne abbiamo mai parlato, perché un minimo di pudore resta... Ma posso dirlo? Sono felice del padre che ho avuto. Mi accontento...».