mercoledì 23 febbraio 2005

i cattolici dell'opposizione

Corriere della Sera 23.2.05
ALLEANZE / L’Unione: serve una chiara scelta di campo. I radicali: si perde tempo
Prodi apre a Pannella
L’Udeur si ribella: o noi o loro. Scontro nella Margherita

ROMA - Il lieto fine sembrava scritto, ma ora Romano Prodi chiede ai radicali una scelta di campo: o con lui o con Berlusconi. La formula magica che può aprire a Marco Pannella le porte del centrosinistra l’ha scovata Arturo Parisi, che per tranquillizzare il Professore vuole dai radicali una vera e propria dichiarazione di antiberlusconismo. Una prova d’amore, in sostanza, anche se alla fine di una lunga giornata di incontri al vertice, con il centrodestra che spara sull’opposizione di «Prodinotti» e «Fassinella», il documento dell’Unione ha toni sfumati: «Disponibilità a ricercare al più presto un accordo che, sulla base della comune preoccupazione per la legalità democratica, abbia un chiaro contenuto politico e contribuisca a rafforzare l’alternativa al governo e alla maggioranza di destra». (...)

Corriere della Sera 23.2.05
DIETRO LE QUINTE
Marco ora accelera: voglio andare fino in fondo
I dubbi del mondo cattolico vicino al centrosinistra: il vescovo di Genova scrive una lettera a Marini
Maria Te

ROMA - «Voglio andare fino in fondo», Marco Pannella va dritto come un treno. Anche a costo di far deragliare la Margherita e tutti i cattolici dell’Unione. Ma dall’altra parte del binario c’è Clemente Mastella. Il leader dell’Udeur dice quel che la Margherita si vergogna di dire. Si lamenta per la cifra che l’Unione deve sborsare ai radicali: «Ventitré miliardi di vecchie lire», urla in Transatlantico. E durante il vertice sospira: «I vescovi sono in fermento: il cardinal Bertone è contrario all’ accordo con i Radicali». Una "mastellata"? Mica tanto. Nella Margherita, per tutta la giornata, rimbalza di parlamentare in parlamentare la notizia che il vescovo di Genova ha scritto una lettera a Franco Marini, che tifa per un accordo con Pannella. Un accordo che sta minando la Margherita. E il mondo cattolico. Non a caso Romano Prodi, nel vertice, si mostra dubbioso: «Capisco certe perplessità - dice - capisco chi si domanda se, alla fine, questo accordo ci porta voti o, piuttosto, ce li toglie, mettendoci in difficolta con il mondo cattolico. Ma se la maggioranza di voi è per l’intesa io ne prendo atto». Ne prende atto, Romano Prodi. E, per non farsi travolgere dall’Eurostar di Pannella, fa sapere che, comunque, prima di una decisione definitiva aspetta il rientro di Francesco Rutelli, ossia del presidente del «partito che è in maggiore sofferenza per questa vicenda». Insomma, di fronte all’altolà del mondo cattolico, il candidato premier dell’Unione intende dividere equamente le responsabilità con l’ex sindaco di Roma.
Già, perché per la Margherita è difficile chiudere con Pannella. Pierluigi Castagnetti ha chiesto la convocazione di una direzione: spetta a questo organismo dirigente, secondo il capogruppo della Margherita (ma anche secondo i tantissimi parlamentari che hanno sottoscritto la sua richiesta), decidere il da farsi. «Fanno tutti finta di niente - si sfoga Castagnetti - ma tutti sanno quello che sta succedendo nella base della Margherita. Ci arrivano fax, email e telefonate contro l’intesa con i Radicali. Sono in subbuglio. Ci sono le proteste del mondo cattolico, delle parrocchie. I Ds ci dicono: ma così vinciamo, in Piemonte perché alla Bresso manca solo il due per cento per battere Ghigo. Io non amo ragionare in questi termini, ma se questo è il terreno di confronto, allora dico: attenzione perché queste sono percentuali studiate a tavolino, sappiate che i radicali ci tolgono più voti di quanto ci portano».
Dario Franceschini, coordinatore della Margherita, tace, ma non nasconde la sua contrarietà all’intesa con il Pr. Gerardo Bianco dimentica il suo stile da gentiluomo meridionale e sbotta così: «Pannella, vaff...». I mariniani Peppe Fioroni e Salvatore Ladu non nascondo i loro timori. «Con l’accordo, i popolari sono morti e la Margherita è defunta», dicono. Diventa quindi più che legittimo, a questo punto, l’interrogativo di Piero Fassino: «Romano riuscirà a reggere l’urto dell’offensiva del mondo cattolico?». E il segretario Ds teme tanto che la risposta alla sua domanda sia un "no".