mercoledì 23 febbraio 2005

la direzione de l'Unità è cambiata
e intanto Liberazione...

Corriere della Sera 23.2.05
IL SENATORE DEBENEDETTI
«Furio non ha ceduto, il partito voleva un giornale prodiano»
Fa. Ro.

ROMA - Il senatore Franco Debenedetti dice che è piuttosto complicato decifrare questa sostituzione alla guida del quotidiano l’Unità , con Antonio Padellaro, il condirettore, che prende il posto di Furio Colombo. «Sulle prime sembrerebbe un cambiamento che non cambia, se mi è consentito il gioco di parole... e invece, sotto sotto, io credo che...». Cosa crede, senatore?
«Io penso che Furio, che conosco personalmente da tempo e che reputo uno straordinario combattente, sia riuscito a non cedere di un millimetro alle pressioni della segreteria guidata da Fassino».
E allora?
«Allora hanno deciso di cambiare. Ora, naturalmente, io non posso dire cosa ci sia nella testa del consiglio di amministrazione, ma se il mio sospetto è fondato...».
Se fosse fondato?
«Io credo che il compito di Padellaro sarà quello di portare il giornale su posizioni... come dire? prodiane».
Un giornale da pura campagna elettorale?
«Un giornale diverso, credo, da quello che è stato finora, con Furio, uomo abilissimo, alla sua guida. E ora non vorrei fare la parte del veggente, ma io l’avevo previsto, tutto questo...».
Cosa aveva previsto, senatore?
«Avevo detto che poiché è da ritenersi chiusa la stagione dei movimenti e dell’antiberlusconismo militante, ecco, c’era da aspettarsi un cambiamento anche all’ Unità . Evento che, mi sembra, si sia realizzato».

Corriere della Sera 23.2.05
CAMBIO AL VERTICE / Colombo lascia l’incarico al suo braccio destro: ancora non so il motivo della mia sostituzione. Ho fatto un giornale a volte schierato con i girotondi, ma libero
Padellaro guida l’«Unità»: con i Ds non c’entriamo nulla
Il neo direttore: abbiamo avuto parecchi problemi con Fassino e mi spiace. Mi auguro che non accada più
Fabrizio Roncone


ROMA - Nei giornali c’è questo di bello, che si parla, si discute e ancora si fuma nervosamente nei corridoi e poi però, ad un certo punto, tutti si mettono al lavoro, al computer, perché il giornale bisogna comunque confezionarlo, il giornale deve uscire: succede anche se ti cambiano il direttore e succede anche all’ Unità , il quotidiano che fu fondato da Antonio Gramsci e che, dopo mesi di voci e veleni, di ipotesi, perde la guida di Furio Colombo e resta ad Antonio Padellaro, ormai ex condirettore, al quale è affidato il delicato compito di mantenere le copie in edicola, il consenso dei lettori, ma pure di non far arrabbiare più tanto Piero Fassino e tutta la segreteria dei Ds. C’è stata, all’inizio del pomeriggio, una specie di assemblea: c’erano i redattori e c’erano loro due, Colombo e Padellaro. Il primo a parlare è stato l’uomo, il giornalista che rappresentò a lungo la Fiat negli Stati Uniti e che, quattro anni fa, si ritrovò al comando di questo giornale letto da operai e intellettuali, dai militanti, dai disoccupati e dagli studenti. «Vi ringrazio...». Applauso lungo, affettuoso. Lo stesso, poco dopo, riservato a Padellaro. Che Marialina Marcucci, presidente del Consiglio d’amministrazione della Nie, definisce la «nostra continuità».
Colombo, alle 18, è nel suo ufficio. «Resto come editorialista». Dice di «non conoscere, a tutt’ora, le ragioni di questo cambio». Che tuttavia, nei mesi passati, i Ds avevano sollecitato, sia pure con tutta la diplomazia necessaria, e sperando che coinvolgesse anche Padellaro. «Almeno dieci colleghi avrebbero dovuto sostituirmi...». Sospira: «No, Fassino oggi non ha telefonato...». Rilegge un bigliettino - «un pensiero carino» - inviatogli da Antonio Polito, direttore del Riformista , che però si prepara a raccontare questo avvicendamento con un titolo eloquente: «Colombo, un ottimo padre, un pessimo maestro». Scuote la testa: «Invece abbiamo fatto un bel giornale... a volte schierato con i girotondi, ma sempre libero».
Antonio Padellaro è nella stanza accanto. Salta i convenevoli. «Sì, è vero: abbiamo avuto parecchi problemi con Fassino... E mi spiace, e m’auguro che non accada più: ma questo giornale non ha nulla a che vedere con i Ds. Certo, poi ci gioviamo dei loro finanziamenti: però dev’essere chiaro che noi non siamo più l’organo del partito».
Parole condivise, in corridoio, dal Cdr, da Enrico Fierro e Umberto De Giovannangeli: «Colombo e Padellaro hanno ripristinato, all’ Unità , il gusto per il giornalismo, che ha regole semplici: andare, vedere e raccontare. Tutto. Anche la politica. Senza riguardi per nessuno». Un redattore-capo, Nuccio Ciconte: «L’editore ha il diritto di rimuovere Colombo: ma perché non ci spiega anche le ragioni di questa scelta?».
Redattori un po’ contenti, un po’ preoccupati. Fuori dalle finestre, le strade buie del Portuense. Un panorama ben diverso, dai platani, dalle luci gialle, dai lampioni che c’erano in via dei Taurini. Dove tutto cominciò.

il manifesto 23.2.05
Liberazione s'allunga, l'Unità va in staffetta
Tregua tra i ds e il «loro» giornale. Colombo lascia il posto al vice, Padellaro nella brace
ROBERTA CARLINI

Liberazione cambia giornale, l'Unità cambia direttore. Quella di ieri è stata una giornata alquanto movimentata per i due giornali facenti capo ai due principali partiti della sinistra - l'uno con un rapporto proprietario diretto con Rifondazione comunista, l'altro con un meccanismo indiretto che garantisce alla testata fondata da Gramsci i fondi pubblici per l'editoria dei Ds. Ma mentre il cambio della grafica e del formato di Liberazione era stato annunciato, un po' più a sorpresa è arrivata la soluzione alla lunga guerriglia che da mesi ha contrapposto la direzione dell'Unità all'azionista-ombra dei Ds: il direttore Furio Colombo, difeso dalla stragrande maggioranza della redazione, ha ceduto il passo al suo ex-vice e fedelissimo Antonio Padellaro. «Abbiamo vinto», hanno detto entrambi presentandosi all'assemblea della redazione; lasciando tutti soddisfatti sull'esito della vicenda ma alquanto dubbiosi sulla risposta alla domanda: ma allora chi ha perso? Liberazione è arrivata in edicola in formato «lungo»: l'addio al tabloid per il ritorno a un giornale «più scritto, più da leggere» è proposto dal direttore Piero Sansonetti - ex giornalista de L'Unità, da qualche mese chiamato a rilanciare il giornale bertinottiano in concomitanza con la svolta e il transito del partito verso Unione e governo - come la risposta a un cambiamento di fase e contesto politico. Il tabloid per la battaglia, il «giornalone» per pensare, leggere, portare materiali: una filosofia che ha il suo risvolto pratico-giornalistico più evidente nel ritorno della terza pagina di cultura. A una prima pagina più mobile - con un'apertura, un lungo articolo e due commenti - segue una foliazione più rigida (con la classica partizione tra esteri, politica, economia e lavoro, ecc.). L'articolo scritto in prima pagina ieri dava conto di numeri e schieramenti del congresso di Rifondazione, oggi sarà sulla Cina: «non è di norma legato al `fatto del giorno'», spiega Sansonetti. Che dice di aver avuto ieri solo complimenti, racconta quasi stupito di non aver avuto eccessive ingerenze né pressioni dal partito nelle sue varie correnti e chiede qualche giorno di tempo per fare bilanci.
A qualche chilometro di distanza, nella nuova redazione romana vicino Porta Portese, l'Unità viveva una delle giornate più intense dal 28 marzo 2001, giorno del ritorno in edicola dopo la clamorosa chiusura dell'estate precedente. Il consiglio di amministrazione della Nie (Nuova Iniziativa Editoriale), terminato all'una di notte, aveva emanato il verdetto: Antonio Padellaro è il nuovo direttore dal 15 marzo, Furio Colombo resta come editorialista. Mesi e mesi di braccio di ferro più o meno silenzioso con i Ds, e infine ore e ore di consiglio, per giungere alla più naturale delle successioni? Padellaro ammette che qualcosa non torna: «Eravamo d'accordo per una staffetta, ma non adesso: nel 2006, dopo le elezioni politiche. C'è stata un'accelerazione, il perché non lo so. Oggi Furio scriverà un articolo sul 'perché?', che resta una domanda senza risposta. So però che restiamo tutti e due, che la proprietà ha garantito il rispetto dell'autonomia del giornale, e piena libertà d'azione nella riorganizzazione della redazione a partire dalle strutture di vertice». Il direttore uscente all'assemblea che si è svolta ieri in redazione l'ha spiegata con una metafora: «Per tornare dall'America all'Italia ci vogliano più ore che per tornare dall'Italia in America. Questione di venti contrari». Venti contrari che hanno imposto al direttore che ha riportato in edicola l'Unità un passo indietro.
«Il perché? Chiedetelo ai Ds», ha detto meno diplomaticamente lo stesso Colombo in un'intervista al sito affaritaliani.it. I Ds, insoddisfatti del tono «urlato» del giornale di Colombo-Padellaro già all'indomani della vittoria di Berlusconi, e poi via via più insofferenti nella stagione dei movimenti, quel 2002 dei girotondi cavalcato da l'Unità lancia in resta; i Ds, che per l'Unità (come del resto per l'Unione) temono di essere «portatori d'acqua» senza ricevere niente in cambio; i Ds, che passano all'attacco non appena il vento editoriale cambia un po' e le copie vendute in edicola cominciano a scendere. I Ds, che fino all'ultimo hanno provato a imporre altri nomi, e che alla fine hanno ottenuto la testa di Colombo ma per ritrovarsela solo spostata un po' più in là (come editorialista in esclusiva per il «loro» giornale) e sostituita senza radicali cambiamenti di linea. Che abbiano perso anche stavolta? «In cinque ore di consiglio di amministrazione, non si è parlato mai di Ds», dice Giorgio Poidomani, amministratore delegato della Nie, che ieri sprizzava soddisfazione da tutti i pori. «Il cambiamento del giornale ci sarà, ma con la redazione unita», spiega. Un cambiamento affidato a Padellaro, «che è un ottimo professionista, tutti gli dobbiamo dare l'opportunità di provare la sfida». Dal punto di vista grafico, è pronta una riforma in più tappe, che arriverà al full-color. Quanto ai toni, «già da un po' stavamo sostituendo con un registro più ironico quell'aggressività iniziale che era necessaria per imporci, per far riaffermare l'Unità nelle edicole», spiega Padellaro. Un cambiamento che non sembra una de-colombizzazione. Reggerà? Nella redazione, che è rimasta compatta nella difesa della linea Colombo-Padellaro, serpeggia l'incertezza e il sospetto che tra qualche mese il partito tornerà all'attacco e la proprietà lo seguirà più decisamente. Ma, ammettono in molti, tutto dipende dal verdetto delle edicole. L'idea che il nuovo direttore sia in prova è invece del tutto smentita dal Cdr, che incassa la soluzione trovata ieri come una propria vittoria: «Colombo ha ripristinato all'Unità l'etica di un giornalismo libero, questo resta», dice Enrico Fierro del Cdr, che annuncia anche una «vigilanza» sulla riforma grafica («la fascia rossa resta») e un'iniziativa inedita: l'attivazione di «meccanismi scientifici di controllo sulla diffusione in edicola».