domenica 20 febbraio 2005

novità sul caso Galileo Galilei

L'Unità 20 Febbraio 2005
Firenze e il processo a Galilei
lettere inedite del pronipote di Michelangelo
Carla Rovini

Sullo sfondo drammatico della guerra dei Trent’anni e del processo del Sant'Uffizio a Galileo Galilei per eresia, una straordinaria corrispondenza, comprendente più di cento lettere inedite, tra un poeta fiorentino, Michelangelo il Giovane, e la corte dei Barberini a Roma, rivela la complessa attività di mecenati, mediatori e clienti all'interno di intricate strutture sociali che investono tanto il sistema economico che il potere politico in Italia all'inizio del Seicento. E rivelano che Michelangelo il Giovane ebbe favori da Urbano VIII, il pontefice che poi condannò Galilei. E proprio grazie al poeta fiorentino, l'astronomo pisano riuscì ad arrivare al Papa, che in un primo tempo lo sostenne nella sua opera rivoluzionaria. A portare alla luce questi carteggi mai pubblicati è una storica dell'Università di Oxford, Janie Cole, che fornisce un'anticipaazione del materiale scoperto con un saggio che appare sul nuovo numero della rivista culturale «Belfagor» (Olschki editrice). Gli inediti sono stati trovati negli archivi di Casa Buonarroti a Firenze, alla Biblioteca Apostolica Vaticana a Roma e alla British Library di Londra. «In ultima analisi, queste lettere non solo rivelano come le strategie del Buonarroti fossero finalizzate ad ottenere favori dalla corte papale per lui e per la sua famiglia e a promuovere il nome del suo celebre antenato, ma sottolineano anche - spiega la studiosa di Oxford - come il mecenatismo dei Barberini appoggiasse le attività di figure di rilievo come Lodovico Cardi detto il Cigoli e Galileo Galilei: il primo impegnato con i disegni per la facciata di San Pietro, il secondo appena giunto a Roma per presentare le sue controverse scoperte astronomiche». Esse formano intorno a Urbano VIII una raffinata cerchia di intellettuali fiorentini, consolidando i rapporti culturali tra Roma e Firenze agli inizi del periodo barocco. I Barberini spiccavano tra le numerose famiglie influenti dalle quali Michelangelo il Giovane cercò supporto e protezione durante tutta la sua lunga carriera a Firenze di poeta prolifico, di accademico, e a sua volta lui stesso di mecenate. Già nella prima metà del Seicento, la corte dei Medici gli commissionò regolarmente un gran numero di commedie teatrali ed altri vari intrattenimenti in collaborazione con numerosi compositori e musicisti di corte. Allo stesso tempo frequentava la casa dei Gonzaga a Mantova ed altri importanti componenti del patriziato fiorentino. Le radici del rapporto fra Buonarroti e Maffeo Barberini, tutti e due nati a Firenze nel 1568, risalgono alla loro infanzia trascorsa insieme nel quartiere di Santa Croce.