ilmessaggero.it 15 marzo 2005
SORA
L’assassino: mamma non voleva alzarsi, io l’ho pugnalata
Nardelli ha raccontato la dinamica e i perchè dell’omicidio: «L’ho uccisa, poi ho acceso una sigaretta»
I medicinali che gli venivano prescritti sono antidepressivi e ansiolitici, ma dall’ottobre scorso la cura gli era stata cambiata, nonostante ciò lui avrebbe continuato ad assumere anche i ”vecchi” farmaci, sovrapponendo le due cure. Proprio questo mix di sostanze avrebbe provocato in lui uno stato di catalessi. E poi, nel momento in cui tornava in sè, veniva sopraffatto da impeti d’ira. Questa miscela chimica, quindi, avrebbe innescato lo scatto violento terminato con l’omicidio. Per avvalorare questa tesi sono state prodotte le ricette e le prescrizioni mediche.
Al termine dell’interrogatorio il legale dell’uomo, Nicola Ottaviani, ha chiesto al gip che il suo assistito possa scontare la custodia cautelare in una struttura sanitaria sorvegliata, anziché in carcere. Segno che si vuole avvalorare la tesi dell’infermità mentale. Il giudice, il dottor Mancini, ha preso tempo per decidere.
Nardelli nella lunga deposizione ha descritto le fasi dell’omicidio. Ha raccontato di aver svegliato la mamma verso le 9 di venerdì. Di averla accompagnata in cucina e di aver preparato la colazione. Poi ha preso le tazze dove aveva versato il cappuccino e le ha messe nel lavandino. A quel punto ha detto all’anziana madre di prepararsi ed è salito in casa sua, che si trova al piano superiore. Dopo qualche minuto è sceso di nuovo, ma ha trovato Domenica adagiata sul letto, con indosso ancora la vestaglia. Alla vista della madre avrebbe perso la ragione: alle 9,30 è andato in cucina, ha afferrato il grosso coltello e ha affondato la lama nel petto della donna, squarciandole il cuore. Un solo colpo. Fatale. Le macchie di sangue trovate in altre zone della casa sarebbero state lasciate dal lenzuolo imbevuto.
Nardelli aveva avuto un ictus dieci anni fa. Da allora accusava una depressione, ormai divenuta cronica. Per tenere a bada il disturbo assumeva farmaci. Ma la cura, da ottobre, gli era stata sostituita con una nuova prescrizione. Per qualche tempo Nardelli avrebbe seguito le indicazioni del medico. Da un paio di mesi, invece, avrebbe ripreso a prendere anche i vecchi farmaci.
giornaledibrescia.it 15 marzo 2005
Verona, uccide il figlio e si spara
L’UOMO ESASPERATO DALLA MALATTIA DEL RAGAZZO
LEGNAGO (Verona)- Lo scenario è quello di una famiglia benestante e stimata, dove però da alcuni anni era entrato il dramma della malattia, la grave forma di depressione che aveva colpito uno dei tre figli. E in questo scenario un padre, esasperato dalla condizione del figlio, sceglie di sparare alla testa prima a lui e poi a se stesso, dandosi la morte sullo stesso letto. È accaduto ieri sera a Legnago, un’importante cittadina della Bassa veronese. Riserbo degli investigatori sull’identità della famiglia colpita dalla tragedia, a tutela del devastante dolore che improvvisamente ha colpito la moglie e gli altri due figli. Il padre, 61 anni, era tormentato ormai da troppi anni dalla depressione in cui era caduto uno dei figli. Un male che lo tormentava, sembra, anche con visioni di morte, e che lo rendeva incapace di un normale rapporto con il mondo esterno. Solo ogni tanto riusciva infatti ad affrancarsi almeno in parte dal suo male, dedicandosi a qualche lavoro saltuario. L’esasperazione, ieri deve essere diventata per il padre insostenibile. L’uomo ha atteso che la moglie uscisse per alcune spese, ha preso la sua pistola, ha sparato al figlio quindi si è suicidato sullo stesso letto.
lagazzettadelmezzogiorno.it 15 marzo 2005
Uccide il padre e si toglie la vita
SIENA Solo la madre, quando si riprenderà dallo choc, potrà forse spiegare quale è stata la molla che ha fatto scattare la furia omicida del figlio. La donna è ancora ricoverata in ospedale, tenuta sotto sedativi: l'altra notte, è stato ricostruito, Francesco, il suo unico figlio, 27 anni, ha infierito sul padre Roberto, uccidendolo nella loro casa a Siena. Poi il giovane si è tolto la vita, buttandosi dal tetto dell'abitazione, in via Lucherini, a poche decine di metri dalla basilica di Provenzano, nel centro di Siena. Una tragedia che appare incomprensibile, è il commento di quanti conoscevano la famiglia Bruchi, molto nota a Siena. Roberto Bruchi, 60 anni, era stato un alto funzionario della banca Monte dei Paschi, arrivando a ricoprire l'incarico di capo della segreteria generale. Nel 2003 era andato in pensione e ora lavorava come consulente a Roma della Banca popolare vicentina. La moglie, Angela Rachini, è una professoressa di lettere: insegna in un liceo scientifico. Il loro figlio, Francesco, laurea in giurisprudenza, stava facendo il tirocinio presso uno studio di avvocato a Siena e giocava a calcio, nel Pianella, squadra che milita nel campionato di seconda categoria. Era considerato un giovane tranquillo. Si parla di depressione: forse potrebbe essere questa l'unica spiegazione. Francesco dapprima ha colpito il padre con un candelabro in legno, poi ha usato una cassetta in ferro, quindi ha ferito il genitore con un pugnale. La madre avrebbe cercato di fermarlo, restando lievemente ferita a una mano. Poi Francesco è andato nella sua camera da letto, passando da una finestra è salito sul tetto e poi si è lanciato nel vuoto.
OMICIDIO-SUICIDIO A LEGNANO
Esasperato dalla grave forma di depressione del figlio, che durava ormai da vari anni, il padre ha usato la propria pistola, legalmente detenuta, per colpire il giovane alla testa e poi togliersi la vita allo stesso modo. Èaccaduto a Legnago, nell'abitazione dove i due - di cui non sono stati resi noti i nomi - vivevano con il resto della famiglia.
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
Dal 2007 - poi - alla sua caratteristica originaria di libera espressione del proprio ideatore, «Segnalazioni» ha unito la propria adesione alla «Associazione Amore e Psiche» - della quale fu fra i primissimi fondatori - nella prospettiva storica della realizzazione della «Fondazione Massimo Fagioli»