L'Unità 9 Marzo 2005
La follia di Munch
dai diari ai pennelli
La mostra al Vittoriano, uno spettacolo e una «terapia» psichiatrica
Francesca De Sanctis
Non solo quadri. I dipinti di Edvard Munch saranno esposti da domani nel complesso del Vittoriano (fino al 19 giugno) in una grande mostra intitolata «Munch 1863-1944», data di nascita e morte. In mezzo a queste due date non ci sono soltanto delle tele apprezzate in tutto il mondo. Ci sono parole scritte sui diari, incisioni, scatti autobiografici, persone care morte, esaurimenti nervosi, manicomi, paure... Riflessioni e annotazioni sulla vita del grande pittore norvegese sono contenute nei suoi diari, dai quali emergono stati d’animo e sofferenze psicologiche. Tutti questi aspetti confluiscono in due progetti paralleli alla mostra che si svolgerà nei prossimi giorni al Vittoriano: una seconda mostra, a cura di Valentina Correr, che si intitola «Rx-Munch» (Extra, Viale Giotto 1, 18-17-19 marzo, ore 21-1,00, ingresso libero); e uno spettacolo ideato e diretto da Gianluca Bottoni («I diari di Munch», 11 aprile al Teatro Eliseo e 13 aprile nella Sala Basaglia). Entrambi i progetti sono di Tiziana Biolghini e Maurizio Bartolucci che in occasione del grande evento del Vittoriano hanno pensato di puntare i riflettori non solo sull’opera di Munch ma anche sulla sua complessa personalità (progetti in collaborazione con Dipartimento V Politiche Sociali e della Salute, la Provincia e la Reale Ambasciata di Norvegia).
La mostra «Rx-Munch» esporrà soprattutto quadri e incisioni realizzati da pazienti psichiatrici, fotografie tratte dalle lezioni di arteterapia del Centro Riabilitativo Psichiatrico Rmd, dipinti ispirati all’opera di Munch, musica, letture, performance. «L’aspetto interessante del lavoro portato avanti con i pazienti psichiatrici è che nei loro quadri ci sono degli elementi ricorrenti che ritroviamo nelle opere di Munch - dice Gianluca Bottoni -. Penso a certi colori: il verde, il rosso, il blu. O alla specularità delle incisioni nel coso di Munch, della firma nel caso dei pazienti». In fondo Munch stesso ha sempre avuto a che fare nel corso della sua vita con i manicomi, basta pensare a sua sorella Laura che muore dopo una serie di ricoveri in clinica, o a due suoi amici che lavoravano nel manicomio di Salpetriere a Parigi. Uno di loro collezionava opere d’arte di pazienti psichiatrici e Munch rimase molto colpito da quei lavori.
Ad aprile, invece, andrà in scena lo spettacolo. «La nostra ricerca parte dal 1909, anno in cui Munch esce, dopo alcuni mesi, da una clinica per esaurimento nervoso - spiega il regista -. Protagoniste le parole stesse del pittore che esprimono in maniera attualissima gioia ed estasi, inquietudine ed ansietà, fatiche, tensioni e soprattutto le vibrazioni psichiche dell’uomo moderno, simboli e forme del nostro perturbante. La ricostruzione del vissuto attraverso l’elaborazione di esperienze (fortemente drammatiche fatte di precoci lutti familiari) che sono state al di là della pensabilità, disegna anche nei suoi numerosi scritti uno spazio mentale allagato d’angoscia. Ne esce come segno scenico una memoria che si dispiega a ritroso nel mondo dell’artista dove vige la “proibizione di essere”. E poi in questo momento è necessario tornare a parlare di manicomi e di elettroshoc». Quella che verrà proposta è una messinscena dove l’atmosfera avrà un valore determinante, riflettendo gli effetti degli olii, delle puntesecche, delle litografie, acqueforti e non ultime delle sue morfofobiche fotografie su un attore/interprete (Gianluca Bottoni, ndr) e sulle figure femminili uscite dalla sua biografia - interpretate da Tiziana Lo Conte - e con lo stridente organetto, suonato dal vivo, di Fabio Crosara. Lo spettacolo chiuderà le sue repliche a Palazzo Valentini. Intanto già domani i quadri di Munch si potranno ammirare nella mostra al complesso del Vittoriano che ripercorre l’intero cammino creativo e umano del grande artista anticipatore dell’Espressionismo, attraverso oltre cento capolavori, tra cui circa sessanta olii e una cinquantina di opere grafiche tra acqueforti, litografie e xilografie prestate dai più noti musei internazionali.
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
Dal 2007 - poi - alla sua caratteristica originaria di libera espressione del proprio ideatore, «Segnalazioni» ha unito la propria adesione alla «Associazione Amore e Psiche» - della quale fu fra i primissimi fondatori - nella prospettiva storica della realizzazione della «Fondazione Massimo Fagioli»