domenica 15 maggio 2005

la posta di Corrado Augias

Repubblica DOMENICA, 15 MAGGIO 2005
Il mistero della vita tra scienza e Chiesa
CORRADO AUGIAS

Caro Augias, la legge sulla fecondazione assistita porta con sé uno scontro di civiltà. Già oggi, nonostante la propaganda che si sente in giro, la comunità scientifica guarda con altri occhi, rispetto a 20 anni fa, l'inizio della vita. Scienziati come Angelo Vescovi (non credente), tra i maggiori esperti di cellule staminali nel mondo, spiega benissimo come l'inizio della vita non sia «una questione di fede» come vorrebbero farci credere, ma di scienza. La vita inizia con la fecondazione e termina con la morte. E' falso, aggiunge, che nel mondo esistano « terapie con cellule staminali embrionali» o che siano ragionevolmente prevedibili. Ci sono invece valide alternative molto più promettenti. Però le tecniche di clonazione ed estrazione delle staminali embrionali sono tutte coperte da brevetti che diventerebbero carta straccia se le alternative diventassero realtà terapeutica.
Per quanti accusano la Chiesa di essere rimasta ferma su posizioni»medievali», io invece come tanti penso che non abbia perso il treno della storia; semplicemente sta aspettando «qualche stazione più avanti», com'è stato per il marxismo. A chi accusa i sostenitori della legge 40 di voler isolare l'Italia rispetto ad altri paesi europei, mi piace ricordare che nel 1700 la Toscana fu il primo stato al mondo ad abolire la pena di morte.
Anche allora partimmo da soli, verso un nuovo umanesimo. Per questi motivi mi asterrò dal voto. Silvano Benini


Con tutto il rispetto per il professor Vescovi, ho ascoltato il parere contrario di Veronesi, e di due premi Nobel, Dulbecco e Levi Montalcini, che sinceramente mi pare più convincente. Vorrei però soffermarmi brevemente su un altro aspetto. Ho sentito un giornalista che ha fatto del suo essere cattolico una bandiera, dire che "da sempre" la posizione della chiesa fa coincidere fecondazione e inizio della vita ("animazione"). Non è vero, anzi questo dettato della chiesa è piuttosto recente. Nel saggio che all'apparenza riguarda altro, «Battesimi forzati» (Viella ed.), Marina Caffiero dedica un capitolo a "Il feto come non nato".
Accadeva infatti che qualche ebreo convertito al cattolicesimo offrisse anche la conversione dei suoi congiunti ("oblazione") per esempio una figlia o sorella incinta. L'atteggiamento della chiesa in quei casi era di rifiutare il battesimo del feto «ventris pregnantis» cioè ancora nel corpo della madre. La Caffiero racconta come l'assessore del Sant'Uffizio autorevolmente argomentasse questo rifiuto «derivante da assioma filosofico, sulla base di S. Agostino e di S. Tommaso, e dal consenso dei giuristi secondo cui il feto doveva ritenersi parte del corpo della stessa madre, dunque non autonomo da quella ma totalmente subordinato».
Il libro non dice quando questa giurisprudenza è cambiata; sappiamo però che la questione è rimasta aperta fin quasi ai primi del 900 e che solo in seguito, soprattutto su impulso dei cattolici irlandesi, si è ritenuto di poter battezzare i feti di aborti spontanei avviando così il processo che ha portato alle convinzioni attuali.
Questo dato è mancato alla discussione, sarebbe importante inserirlo invece perché dimostra come siamo anche qui in presenza di prese di posizione né scientifiche né dottrinali bensì di pura ideologia.