L'Unità 7 Maggio 2005
Roversi: «In questo referendum è in gioco la dignità umana»
Parla il «turista per caso», testimonial per il Sì: «Non si può mettere sullo stesso piano la persona con l’embrione, sulla pelle delle donne»
Maria Zegarelli
ROMA È in giro per il mondo, quasi sempre. Per lavoro, che poi è anche una passione. Patrizio Roversi, «velista per caso», mentre prepara la messa in onda del bel programma in scaletta su Rai 3 a giugno e luglio prossimi, pensa a un «giro del mondo in ottanta 80 persone», una sorta di «viaggio in comproprietà». È uno dei testimonial della campagna per il «sì», una proposta a cui ha aderito senza esitazioni. Ma ha voluto pensare lui stesso al testo dello spot.
Cosa dice agli italiani negli spot?
Quello che penso. E cioè che anch’io sono alle prese con il referendum. All’inizio mi sono chiesto di cosa si tratta. cosa mi suggerisce la mia coscienza e, soprattutto, come dovrebbe essere una legge giusta. Mi sono informato, ho letto molto, e ho deciso: quattro sì convinti, perché una legge non può decidere al mio posto, sicuramente.
Roversi, cosa ci dovrebbe essere scritto in una legge che vale per tutti?
Questo è un punto fondamentale. Quando Susy ed io abbiamo deciso, molti anni dopo il matrimonio di avere una figlia, abbiamo avuto una figlia, Zoe, senza problemi. Non so come mi sarei comportato in caso diverso, se avremmo optato per la fecondazione assistita,o all’eterologa se io avessi avuto problemi di sterilità. Forse avrei lasciato fare la natura, avrei detto “lasciamo stare”. Ma al di là di quello che ognuno pensa, delle proprie convinzioni etiche, è importante quello che si può scegliere di fare. Una legge di questo tipo non dovrebbe essere punitiva o imporre un’etica.
La legge riconosce pari dignità a tutti i soggetti interessati, compreso l’embrione. Lei cosa ne pensa?
Non sono un prete, un rabbino, un filosofo, ma ho letto i pareri di religiosi e filosofi. Credo che non si possa mettere sullo stesso piano la dignità di una persona umana e quella di un embrione. Non credo possa avere gli stessi diritti di una donna. perchè sono loro, le donne, le prime a pagare le conseguenze di questa legge. Non voglio fare l’uomo femminista, figurarsi, sto combattendo in prima linea contro le donne da quando ero bambino, ma è talmente evidente la centralità della donna quando si parla di maternità che non può essere una legge a sostituirsi a lei. L’elemento di vera responsabilità, anche di fronte alla fecondazione eterologa è della donna, deve essere lei a decidere. Come le si può imporre un impianto di un embrione malato? Lo trovo di una violenza incredibile.
La ricerca è un altro punto che lei ha voluto toccare nel suo spot...
Mi sembra pazzesco che la ricerca sia bloccata. Il mio medico mi dice: stai attento rischi il diabete. Mio padre ha il Parkinson, che è ereditario. Io seguo il suo cammino e mi preoccupo. Allora vorrei una speranza. Vorrei una ricerca controllata, seria, ma non ingessata.
Lei si dice “conservatore”, ma difende i sì. Perché?
Mi sembra folle limitare la responsabilità altrui. Non capisco come si possa pensare, in base a propri convincimenti religiosi, di imporre ad altri dei comportamenti. Sulla fecondazione, magari la penso come un cattolico, ma non per questo credo che debba essere messo nero su bianco in una legge. Sinceramente non capisco quelli che hanno votato questa legge, soprattutto quelli che appartengono allo schieramento di centro sinistra. La classe politica avrebbe dovuto rappresentarci, facendosi carico di una legge “democratica”.
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
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