domenica 22 maggio 2005

referendum

il manifesto 21.5.05
Stefano Rodotà:
«L'integralismo cattolico ha voluto dare l'assalto alla prima parte della Costituzione»


(...)
Sul merito dello scontro in atto è intervenuto ieri al consiglio nazionale dei Ds anche il giurista Stefano Rodotà, soffermandosi sul fatto che con la legge sulla procreazione assistita l'integralismo cattolico ha voluto dare l'assalto alla prima parte della Costituzione. «La legge 40 - ha spiegato Rodotà - è tutta all'insegna dell'oblio costituzionale. E'una legge che nega il principio della dignità, quando considera la donna un mero contenitore nel quale impiantare qualche cosa. Nega l'uguaglianza delle cittadine di fronte alla legge, ignora il diritto alla salute nel momento in cui esclude la libertà di scelta rispetto alla possibilità di cura. Il significato di questa legge va ben al di là della materia che ha regolato. E' il primo atto concreto con cui si vogliono azzerare i valori della prima parte della Costituzione. Ecco la ragione per cui lo scontro è così aspro. I teocon nostrani stanno facendo le loro prime prove per occupare, con valori democraticamente non legittimati, lo spazio definito dalla prima parte della Costituzione».

L'Unità 22 Maggio 2005
L’uso politico della clonazione
Carlo Alberto Redi
Accademico dei Lincei
Università di Pavia


Dalle pagine dei quotidiani di questi ultimi mesi abbiamo assistito a un dibattito senza precedenti per il nostro Paese riguardo la determinazione dell’origine dell’individualità biologica: la materia del contendere tra pensatori di varia estrazione è se sin dal momento della fecondazione ci troviamo dinnanzi a un nuovo individuo. È stato molto interessante assistere alla citazione di testi classici della embriologia molecolare in questa disputa, non solo santi e padri della Chiesa ma anche Lewis Wolpert, per sostenere che un nuovo individuo (animale o vegetale) risulta da un processo capace di integrare piani sempre più complicati di organizzazione cellulare e tissutale. Aspetto quanto mai chiaro ai biologi e ai medici.
Al di là degli esiti referendari, dibattiti di questo tipo sono di aiuto alla crescita della società civile che impara a confrontarsi, magari spaccandosi, con le grandi sfide che il secolo della biologia ci pone. Ciò è stato di scarso rilievo per il secolo della chimica (‘800) e più rilevante per il secolo della fisica (‘900). Ed allora è bene essere aggiornati sul tema e capaci di trovare mediazioni.
Le varie opzioni sono ormai sul tavolo e si possono brevemente riassumere. Alcuni ritengono che l'individuo umano abbia origine quando compare il sistema nervoso intorno al 14° giorno della gestazione (è questo anche il limite temporale per la formazione di gemelli monozigoti), a questo riguardo è celebre l’aforisma di Lewis Wolpert rivolto agli studenti: «il momento più importante della vostra vita non è quando siete nati o quando morirete, è quando avete gastrulato!». Altri considerano il giorno dell’impianto uterino (6°-7° giorno) o il momento di acquisizione di autonomia del sistema respiratorio o del sistema nervoso (diversi mesi dello sviluppo fetale). Altri ancora collocano questo inizio nella fecondazione, cioè nella fusione delle membrane dello spermatozoo e dell’oocita, poiché così si realizza la formazione dello zigote (l’embrione formato da una sola cellula) che moltiplicandosi innumerevoli volte produce un milione di miliardi di cellule, tante sono presenti nel corpo umano.
Ciascuna di queste proposizioni soffre di contraddizioni. Per citarne una ad esempio, il criterio della fecondazione non prevede la presenza dei bimbi nati per procreazione assistita con il metodo di iniezione dello spermatozoo (Icsi), ove non si realizza la fecondazione: eppure molti sono tra noi. Per tentare di trovare un punto di condivisione è utile applicare il metodo scientifico, tante volte richiamato.
Nelle prime fasi successive alla fecondazione l’embrione dipende ancora dalle istruzioni genetiche ricevute dal genoma materno (Rna messaggeri presenti nel citoplasma). Il programma di sviluppo del nuovo individuo è geneticamente programmato dalla prima copia attiva del suo genoma. Su questo dato fattuale non vi è incertezza: le conoscenze biologiche permettono di stabilire in modo non ambiguo che l’inizio ontogenetico del processo materio-energetico che origina ed identifica un nuovo individuo coincide con il momento in cui si realizza la formazione della prima copia geneticamente attiva del suo genoma. Sotto il profilo biologico, non importa come si realizza la presenza della prima copia del genoma, diversi sono i meccanismi in natura ed in tecnologia. Nella partenogenesi (riproduzione sessuata uniparentale, la sola femmina), nella riproduzione asessuata o artificialmente con il trasferimento nucleare, il risultato finale è quello di produrre un embrione unicellulare chiamato zigote. Il quale ancora dipende dalle informazioni genetiche prodotte dalla madre ed immagazzinate sotto forma di Rna messaggeri nel citoplasma della cellula uovo. Solo in momenti temporali successivi alla fecondazione la prima copia genomica (che è nel frattempo stata meramente duplicata e segregata in diverse cellule dell’embrione) si attiva. Nel topo questo momento coincide con lo stadio a due cellule, nella nostra specie coincide con lo stadio embrionale a quattro cellule e cioè dopo due giorni dalla fecondazione. In questi due giorni molti sono gli embrioni che vanno naturalmente persi (circa l’80% dei concepimenti abortisce spontaneamente senza che nessuno se ne accorga).
I sostenitori delle varie posizioni potrebbero ben accettare questa proposta senza nulla rinunciare dei propri principi. Ciò aiuterebbe molto. La manipolazione dell’embrione sino allo stadio a quattro cellule permetterebbe la produzione di quanti embrioni il medico ritenga necessari per ciascuna delle proprie pazienti, la diagnosi preimpianto e la derivazione di linee di staminali embrionali umane. Il che avrebbe a livello nazionale non pochi vantaggi in vista del referendum e di una riformulazione della legge, ormai necessaria qualunque sia l'esito del referendum. Le notizie poi del lavoro di Hwang e Schatten in Sud Corea e della prof. Murdoch a Newcastle aprono nuovi scenari: l’efficienza raggiunta e la purezza delle linee staminali ottenute sono il segno più chiaro che la ricerca ora si concentrerà sul controllo del potenziale moltiplicativo di queste cellule e sul come differenziarle nei tipi tissutali necessari per le varie terapie. Ci vorranno anni ma si arriverà a questo risultato. E dunque non ci si può nascondere dietro la semantica per dirsi a favore di queste ricerche: gli embrioni creati a Seoul ed a Newcastle non sono “pseudoembrioni”. Così come per favorire il divieto non si può dire che l’assemblea generale dell’Onu ha proibito la clonazione terapeutica: 71 a favore, 35 contrari e 43 astenuti è il risultato del voto su una dichiarazione politica, non ritenuta vincolante, per vietare anche la clonazione terapeutica.
Di rilievo dovremmo considerare il fatto che Gran Bretagna, Spagna, Svezia, Cina, Corea del Sud, Singapore, alcuni Stati degli Usa (con John Kerry che appoggia la clonazione a fini terapeutici) si siano già detti del tutto contrari ad un simile bando; che la quasi totalità delle Accademie nazionali scientifiche si siano espresse a favore della clonazione terapeutica; che ormai solo due o tre paesi fanno compagnia al nostro nel vietare anche l’utilizzo degli embrioni criopreservati. È inoltre importante rilevare che le cellule uovo impiegate per produrre gli embrioni da cui derivare le staminali sono oociti donati da signore che lasciano queste cellule uscendo da programmi di riproduzione assistita o sono volontarie che non ricevono un centesimo come compenso. Entro breve sapremo derivare linee staminali anche dall’embrione a quattro cellule, prima che la copia del nuovo genoma (l’universale kantiano tanto inseguito; si pensi al dibattito tra Sartori, Severino, Amato ed i loro opponenti) si attivi e di conseguenza si manifesti la individualità biologica del nuovo individuo. L’accettazione di questi dati della biologia dello sviluppo eviterebbe laceranti conflitti prossimi venturi. Due mi paiono all’orizzonte: cause da danno o torto biologico di bimbi nati con patologie diagnosticabili nei confronti dei propri genitori ed il dramma lacerante per coloro che dovranno decidere se impiegare o meno cellule di derivazione embrionale per curarsi.