domenica 22 maggio 2005

sinistra
Bertinotti e i movimenti

Liberazione 20.5.05
In un palazzo occupato di Roma, Action incontra i leader della sinistra radicale
Bertinotti a Nunzio D'Erme: «Un nuovo rapporto tra politica e movimenti»
Checchino Antonini

«Benvenuti nell'associazione a delinquere». Lo striscione svetta alle spalle di Fausto Bertinotti e Alfonso Pecoraro Scanio nella sala-teatro di un palazzo occupato da famiglie italiane e straniere nel quartiere S. Lorenzo di Roma.
L'ha occupato Action, l'agenzia per i diritti di precari, migranti, studenti, che ha scritto, insieme ad altri, la delibera sul diritto all'abitare che il Campidoglio ha iniziato a discutere da poche ore. L'assessore Minelli, presentandola, ha detto di Action che sono gli unici, assieme alla Chiesa e al Comune a fare qualcosa per gli "ultimi". Eppure proprio loro sono nel mirino di un pm per il quale organizzarsi per il diritto alla casa è un'associazione a delinquere. Lunedì prossimo il Riesame romano deciderà sulla richiesta di arresti domiciliari per alcuni attivisti di Action tra cui Nunzio D'Erme, consigliere disobbediente in Campidoglio.
Ma il dramma abitativo coinvolge migliaia di famiglie a Roma e centinaia di migliaia di persone in tutta Italia. La sala teatro - affollatissima anche di bambini - sentirà molte storie di vita sotto sgombero, di ricatti delle grandi immobiliari, di sfratti paragonati al mobbing al punto da decidere di compilare una cartella clinica di caseggiato, di sfratti per morosità perché gli affitti non hanno più relazione con i redditi, di una magistratura che sembra asservita ai poteri forti della città, di azioni disperate come lo sciopero della fame, di picchetti antisfratto al mattino presto con una manciata di presidenti e consiglieri municipali che partecipano al picchetto con la fascia bicolore.
Action tenta di organizzare gli invisibili, di costruire un nuovo tipo di rappresentanza e di vertenza sindacale che rivendichi diritti e beni comuni, come la casa. Per questo pone domande pressanti alla politica, chiede atti giuridici coraggiosi (blocchi degli sfratti, requisizioni di stabili sfitti ecc. ..) che invertano una tendenza. Di fronte ai diritti, dicono molte voci, la proprietà privata deve fare un passo indietro.
Quando Nunzio D'Erme accenna ai tre bolognesi arrestati l'altroieri la sala rimbomba di applausi: «Siamo sovversivi ma per necessità - spiega il disobbediente - perché l'Europa si è blindata rispetto alle lotte sociali: un'autoriduzione diventa una rapina, un picchetto diventa sequestro di persona. E' un attacco giudiziario che non ha precedenti e l'accerchiamento è destinato a durare anche se ci sarà un governo di centrosinistra se il suo modello sarà Cofferati. Per bloccare gli sfratti ci siamo dovuti mettere nelle condizioni di farci carcerare, di farci ammazzare!». D'Erme parla con la passione di sempre, interrotto dagli applausi continui. La sala è stracolma di occupanti di case e centri sociali, attivisti e dirigenti di Rifondazione, verdi, Pdci (all'ultimo momento Maura Cossutta ha dato forfait), sindacalisti delle Rdb, deputati e consiglieri regionali, provinciali e comunali (Russo Spena, Cento, Anna Pizzo, Mariani, Simeone, Spera). Quando D'Erme termina ci sarà un lungo abbraccio con Fausto Bertinotti che qualcuno vorrà leggere come segno di pace tra i due dopo le polemiche risalenti alle scorse europee. In realtà una relazione sulle «questioni materiali» non è mai venuta meno, come spiega Patrizia Sentinelli, capogruppo in Campidoglio e membro della segreteria Prc che segue i movimenti sociali. «Action ha conquistato spazi di libertà per tutti e la delibera sulle questioni abitative, scritta insieme a noi e altre reti sociali, ne è l'aspetto più rilevante. Vuol dire che anche certe istituzioni capiscono che non si possono mandare allo sbaraglio le lotte».
Quando tocca a lui, Bertinotti sceglie di «non cavarsela con un po' di slogan». La domanda che pone riguarda tutti: «Come si fa a passare da una vittoria parziale a un successo generale? Cacciare Berlusconi - dice - è necessario ma questo risultato va incardinato da ora in un rapporto tra politica e movimenti, oppure vincerà la tentazione di politiche moderate». Il suo ragionamento toccherà l'Europa in costruzione, quella del trattato costituzionale e delle direttive, tutt'altro che neutrali nei confronti del conflitto sociale, per tornare alla questione cruciale dei rapporti tra chi, come Action «costruisce la lotta nei punti di esclusione, lottando spazio per spazio, denunciando la situazione inaudita di Bologna come si è fatto per il teorema di Cosenza. Ma senza rinunciare a indicare elementi con cui cambi l'idea di governo, rivendicando una discussione sul codice penale come fece il movimento operaio imponendo una nuova legalità». Il nuovo rapporto movimenti-politica, secondo il segretario di Rifondazione, dovrà sfruttare le nuove potenzialità della dimensione municipale e riorganizzare le forme della democrazia. La risposta alle questioni poste dal caso Bologna passerà anche per i nuovi consigli regionali: «Che blocchino loro gli sfratti visto che non lo farà il governo», dirà anche Bertinotti riprendendo una sollecitazione dell'assemblea. Prima di lui anche il leader verde Pecoraro Scanio ha definito «demenziale il ricorso ai reati associativi» contro i protagonisti delle lotte sociali. Poi, rivolgendosi non solo ai presenti: «Casa, reddito, scuola, sanità sono un banco di prova per le nuove giunte di centrosinistra ma, senza far pagare le tasse ai ricchi e senza tassare i proprietari di immobili dove si troveranno soldi per politiche solidali?».

il manifesto 20.5.05
«Disobbedienti, non delinquenti». Ed è pace con Rifondazione
Bertinotti e Pecoraro Scanio abbracciano D'Erme a un'assemblea di Action. Mentre il pm di Bologna indaga per reati associativi
Angelo Mastrandrea

ROMA. Quando Fausto (Bertinotti) si alza e abbraccia Nunzio (D'Erme) per sancire la pace fatta dopo un anno di rapporti congelati, Alfonso (Pecoraro Scanio) è già andato via da un pezzo e il fantasma di Sergio (Cofferati) continua ad aleggiare sull'assemblea nel palazzo occupato da Action di via de Lollis, nel quartiere San Lorenzo. Forse Cofferati non avrebbe gradito essere chiamato per nome come fanno Pecoraro Scanio e Bertinotti fra loro e con il disobbediente D'Erme, forse non avrebbe nemmeno accettato di andare a discutere con chi compie azioni «illegali» come invece fanno il presidente dei Verdi e il segretario di Rifondazione. Specie ora che il Gip di Bologna ha confermato l'arresto, per resistenza a pubblico ufficiale, dei tre disobbedienti a favore dei quali una parte della platea romana domani andrà a manifestare nel capoluogo emiliano. E dopo che la procura sta valutando, esattamente come accaduto a Roma nei confronti di Action, l'ipotesi di un reato associativo. Un'accusa che Bertinotti e Pecoraro definiscono senza mezzi termini, e con le stesse parole dei militanti di Action, «un'aberrazione giuridica». Perché «nel nostro ordinamento serve a colpire la criminalità organizzata» e non la disobbedienza civile, dice il leader dei Verdi. «Una situazione inaudita», quella di Bologna per il segretario del Prc, per questo «dobbiamo difendere l'agibilità del conflitto sociale per oggi, con una campagna per Bologna come fu per gli arresti di Cosenza (nei confronti della Rete del sud ribelle, a novembre 2002, ndr), e anche per domani, quando al governo potrebbe esserci il centrosinistra». E qui il riferimento all'atteggiamento di Cofferati è abbastanza esplicito. «Auspico che un governo di centrosinistra dia più spazio ai movimenti, ma se il punto di riferimento è Bologna stiamo freschi», dice ancora più esplicitamente D'Erme. Il momento non è dei più felici per la galassia dei movimenti ex disobbedienti e non solo. «Siamo di fronte a un attacco giudiziario senza precedenti», dice Nunzio D'Erme. 102 occupanti di case sotto processo, una decina già condannati, uno sgombero a Roma non degenerato solo grazie all'intervento del comune, i tre arresti bolognesi e altri sette sui quali il Riesame si esprimerà la settimana prossima. Senza considerare le altre inchieste, a partire da quella sulla «spesa sociale» del 6 novembre. Ma quel che appare più preoccupante è la tipologia di reati contestati, a partire appunto da quelli associativi. Per questo ieri a Roma l'incontro che ha segnato la pace tra Rifondazione e disobbedienti dopo la mancata nomina, un anno fa, di D'Erme al Parlamento europeo. Ma anche perché alle elezioni regionali il Prc, fatta eccezione per il caso Vendola, non ha ripetuto l'exploit di un anno fa alle europee, e ora, dice Bertinotti, «insieme dobbiamo contribuire a riformare il rapporto tra politica e movimento». Un «interesse reciproco», quello a ricucire, secondo il vicepresidente rifondarolo del consiglio provinciale Nando Simeone.
Il riavvicinamento avviene su un tema attuale come non mai, cioè come difendere le lotte per la casa dagli attacchi giudiziari, in un momento in cui l'emergenza abitativa è massima, per via dell'aumento spropositato degli affitti come del non rinnovo della proroga degli sfratti. E su questo Bertinotti, ma anche Pecoraro Scanio, non potrebbero essere più distanti dall'atteggiamento legalitario di Cofferati a Bologna. Perché non solo non battono ciglio quando si siedono sotto uno striscione che dice «benvenuti nell'associazione a delinquere», ma difendono la legittimità della disobbedienza civile così come farebbero per un picchetto operaio e si dicono disponibili a un'azione parlamentare e politica per l'abolizione dei reati d'opinione, riscuotendo entrambi abbondanti applausi.
(...)