martedì 12 luglio 2005

i vertici Ds cercano di nuovo un accordo con i capi cattolici...
come fidarsi di lorsignori?!

Corriere della Sera 12.7.05
I VERTICI DELLA QUERCIA - CONFERENZA EPISCOPALE
Tentativo di ricucitura

Massimo Franco

ROMA - Né via Nazionale, sede della direzione dei Ds, né la Cei l’hanno resa di pubblico dominio. Ma la notizia filtra dalle maglie diessine come primo indizio di una ripresa del dialogo: pochi giorni dopo i risultati del referendum del 12 e 13 giugno, Piero Fassino ha incontrato il segretario generale della Conferenza episcopale, monsignor Giuseppe Betori, braccio destro del cardinale Camillo Ruini. Il leader dei Ds voleva spiegare la posizione del suo partito; e far capire che lo scontro sulla fecondazione assistita non voleva essere la prova generale di una sorta di «zapaterismo all'italiana»: non, almeno, da parte del gruppo dirigente diessino, uscito sconfitto col fronte del «sì». Si è trattato di una battaglia politica, combattuta e persa, senza gli intenti anticlericali che qualcuno voleva conferirle; e cercando di evitare paragoni suggestivi quanto scivolosi con il governo socialista spagnolo. Fassino sa bene che alcune leggi approvate di recente a Madrid sono considerate dal Vaticano come atti di aperta ostilità contro i valori cattolici. E che la Spagna di Luis Rodrìguez Zapatero viene guardata come il focolaio di un possibile contagio del «relativismo culturale» in tutta Europa. I vertici del suo partito vogliono invece assicurare che le lacerazioni provocate dal referendum possono essere almeno parzialmente ricucite.
L’incontro con Betori rientra, si spiega, in una strategia di tregua che dovrebbe preparare il dialogo ravvicinato e un chiarimento con lo stesso Ruini. Ma chiedere di vedere il presidente dei vescovi italiani subito, dopo le tensioni referendarie, avrebbe potuto provocare qualche malinteso, e magari anche imbarazzanti temporeggiamenti. Rimane tuttavia l'impressione che, dopo la vittoria del fronte astensionista appoggiato dal Vaticano, si stia riflettendo sui rapporti fra la sinistra e l’universo cattolico. L’opposizione al governo di Silvio Berlusconi comincia a porsi il problema di non «regalare la Chiesa al centrodestra».
Anche per questo, spiegano a via Nazionale, si punta più che in passato sull’incontro di settembre ad Assisi dei cattolici del partito, i «cristiano-sociali». L’idea è quella di usare il riferimento che, non ancora Papa, il cardinale Joseph Ratzinger fece in un discorso al Senato del 13 maggio 2004: quello sul socialismo democratico che in Europa, «in molte cose, era ed è vicino alla dottrina sociale cattolica». Al convegno dovrebbero partecipare sia Fassino che Romano Prodi: e questa volta non nel ruolo solo istituzionale di presidente della Commissione europea, ma da leader della coalizione di centrosinistra. Sono tutti frammenti di un ripensamento appena agli inizi, ma in atto. Su questo sfondo, non è da escludersi che vengano in qualche modo ridisegnati i rapporti con i radicali, alleati dei Ds nel referendum. Oggi il partito di Marco Pannella e Daniele Capezzone è l’interlocutore del «polo socialista» che potrebbe nascere in vista delle elezioni: un’intesa Radicali-Sdi-Nuovo Psi, benedetta da via Nazionale. Ma uno dei temi dirimenti rimane quello dei finanziamenti alla Cei attraverso l’otto per mille. Esponenti dell’Unione come il senatore Stefano Passigli, e perfino il presidente dei Ds, Massimo D'Alema, nei momenti di maggiore tensione avevano sollevato il problema. Ma D’Alema, adesso, sostiene che occorre «ricostruire un ponte tra laici e cattolici». L’impressione è che si voglia rassicurare la Cei: lo avrebbe fatto anche Fassino nel colloquio con Betori.
Ufficialmente, fra i pochi prodiani a insistere insieme ai radicali sull’otto per mille, rimane il senatore Passigli. La sua proposta di legge punta a ridurre, di fatto, il gettito a favore della Cei. «Ma non ha nessuna possibilità di passare, perché non esiste una maggioranza laica in Parlamento», ammette Passigli. «Non passerebbe neppure se vincessimo le elezioni. Pensiamo a come si è comportata la Margherita...». D'altronde, Fassino ha sempre evitato di esasperare le polemiche: sapeva che il saldo politico poteva essere negativo, per l'opposizione. Il referendum ha diviso il centrosinistra. Prodi ha deciso di andare al voto come i Ds; il presidente della Margherita, Francesco Rutelli, si è astenuto.
Ma, più in generale, si avverte la fatica della sinistra a dialogare con un universo cattolico riplasmato dal pontificato di Giovanni Paolo II e dall’interventismo ruiniano. Alcuni diessini sostengono che è difficile discutere con una Cei chiusa a riccio, indisponibile a cambiare la legge sulla fecondazione assistita. Altri, però, ritengono che da tempo manchi la bussola culturale per capire i cambiamenti di un episcopato che parla in prima persona, e ricompatta un associazionismo storicamente diviso. Ma soprattutto, si fa notare, la sinistra ha ritenuto che la questione cattolica fosse politicamente chiusa con la fine della Dc: mentre si apriva proprio in quel momento.