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Repubblica Arte
Ritratti psicanalitici
Se il nonno ha psicanalizzato l'uomo contemporaneo, lui lo ha dipinto. E' Lucian Freud, nipote di Sigmund, e uno dei più grandi artisti che viene celebrato dal Museo Correr di Venezia con un'antologica di oltre novanta opere dagli anni Quaranta ad oggi
Venezia - Cosa spinge un artista a dipingere una discarica di spazzatura, piena di vecchi materassi e sedie rotte, infossata tra i muri grigi di fabbriche di periferia? O un lavandino incrostato con rubinetti arruginiti che gocciolano rivoli d'acqua? Cosa smuove un pittore a ritrarre donne obese accasciate su divani laceri, dove tutto sembra un ammasso di carne sfatta e putrida? E perché un artista si autoritrae nudo, frontale, in tutta la sua sconfitta virilità, d'una vecchiaia incombente, chiuso in una desolata stanza vuota? Forse andrebbe psicanalizzato un artista che fa scelte simili. O forse dobbiamo essere psicanalizzati noi che non vediamo il bello nella spietata e disincantata umanità. Fatto sta che questa umanità debordante ha reso grande un'artista come Lucian Freud, nipote di Sigmund, il celebre pioniere della psicanalisi, maestro della rinascita figurativa inglese, uno di quegli artisti dalla fama galoppante, che continua a crescere in modo esponenziale. Basti pensare al suo ritratto della top model Kate Moss nuda e incinta, eseguito tre anni fa, che nel febbraio scorso è stato battuto all'asta da Christie's a Londra per 5,8 milioni di euro.
Cifra incredibile per un pittore ancora vivente - oggi 83enne - ma ancora attivissimo e che nel 2002 è stato omaggiato dalla Tate Gallery con una vasta retrospettiva applauditissima e che ha riscosso un gran successo di pubblico, "mai raggiunto da un artista contemporaneo", dichiararono gli organizzatori. Quello di ritrarre la modella feticcio di Calvin Klein, però, non è stato un espisodio isolato. Freud è un attento osservatore dei personaggi clou della società contemporanea. Suo, per esempio, è il famoso ritratto della Regina d'Inghilterra Elisabetta, entrato a far parte delle collezioni reali, e che per la prima volta viene prestato ad una mostra extra Manica, quella che si tiene al Museo Correr di Venezia dall'11 giugno al 30 ottobre, che appare come un vero e proprio evento espositivo, organizzato dai Musei Civici Veneziani in collaborazione con il British Council e curato da William Feaver, e che a distanza di cinquant'anni riporta finalmente Freud in laguna, dopo il suo exploit nel '54 alla Biennale di venezia, quando rappresentò il padiglione della Gran Bretagna insieme agli illustri colleghi Francis Bacon e Ben Nicholson.
La rassegna veneziana propone quasi novanta opere, tra cui celebri capolavori e opere inedite, come una ventina di dipinti creati per l'occasione, a coprire tutta la sua lunga attività, dalla metà degli anni Quaranta ad oggi, articolata per temi che coinvolgono la madre, i grandi dipinti, gli adorati cani, la nipote, i ritratti di illustri colleghi, le opere recenti. Temi che, in fondo, rappresentano la sua stessa vita perché "tutto è autobiografico e qualunque cosa è un ritratto" dice l'artista. Ma partiamo dai ritratti che sono sempre dei tuffi al cuore per l'intensità emotiva che si poratno dietro, con quegli occhioni spalancati che sembrano pulsare di vita. "Girl with e White Dog" (1950) propone un mirabile virtuosismo del gioco del riflesso, che strizza un occhio ai maestri fiamminghi, con quell'iride vitrea dove si riflettono dettagli della stanza della posa e, forse, con un'osservazione ravvicinata, anche del pittore stesso. Poi, c'è "Francis Bacon", dall'occhio sospeso in un pensiero e dove la pelle appare come un mandala di pieghe rosse, verdi e arancioni.
Daqli anni Sessanta, le pennellate si fanno piç pastose, muovendosi sulla tela come onde di colore e non c'è più il confine dettagliato dei contorni. Le donne ritratte da Freud non sono mai affascinanti, la sua pittura non lusinga di certo. I volti che sfilano nelle sale sono vecchi e consumati, rugosi di presunta sofferenza, appesantiti da una pelle rugosa e avvizzita. Ma se scegle una modella giovane, tendente alla gredevolezza, viene mortificata in pose contorte, rannicchiate su se stesse, irriconoscibili. Negli ultimi anni, poi, il colore di Freud non è più steso o dato per onde, ma si incrosta sulla tela in grumi a rilievo, che sembrano voler plasmare concretamente quella pelle avvizzita, che prima evocava semplicemente, seppur impudicamente, sulla tela.
Se il nonno ha psicanalizzato l'uomo contemporaneo, indagandone sogni, ricordi, repressioni, ingorghi mentali e frustrazioni, Lucian ha voluto dipingerlo, esplorandone, con una capacità d'introspezione intima e febbricitante, la sua realtà d'uomo, il suo fisico, il suo corpo, e il suo mondo, fatto di oggetti, animali, contesti domestici. Perché, come sostiene l'artista stesso, "l'ossessione per il soggetto è l'unico impulso necessario al pittore per mettersi al lavoro". Un'ossessione pittorica lunga oltre sessant'anni. Lucian Freud nasce a Berlino nel 1922 - suo padre, Ernst Freud, figlio minore di Sigmund, è architetto e sua madre Lucie è figlia di un mercante di cereali - ed emigra in Inghilterra con la famiglia nel 1933. Il suo debutto da artista arriva a 22 anni, nello spietato 1944, quando espone, insieme a Francis Bacon e Graham Sutherland, lavori che risentono dei tempi e tendono ad un'espressività intensa, drammatica, con volti e oggetti deformati sulla lezione pittorica della cosiddetta Nuova Oggettività di Georges Grosz.
I quadri di Freud portano crudelmente l'osservatore dentro la scena, in un'intimità fisica mostrata come sotto la luce cruda di una lampadina. Anche se col tempo lo stile si è fatto più espressivo e materico, l'interesse ossessivo per la figura umana è rimasto intatto, con quella tenace attenzione dedicata a qualunque cosa, dal mondo vegetale alla museruola di un cane, da un copriletto spiegazzato ai quarti posteriori di un cavallo, lo rende un unicum tra gli artisti contemporanei, capace di tramandare senza compromessi, con profonda onestà, lo scorrere della vita, così com'è.
E i nudi rimangono il segno tangibile dell'evoluzione della sua ricerca. Geografie al microscopio di carne sfatta, attraversate da vene violacee, accese da luci cangianti od oscurate da solchi d'ombra, frutto di uno sguardo solo in apparenza freddo e scientifico, ma in realtà emozionato, degno del nonno Sigmund. Un impudico e perverso voyerismo. Ma geniale, cui è impossibile resistere.
Notizie utili - "Lucian Freud", dall'11 giugno al 30 ottobre 2005, Museo Correr, Piazza San Marco, Venezia.
Orario: tutti i giorni, 10-19 (biglietteria 10-18).
Biglietti: intero 9,00, ridotto 7,00.
Freud Biennale è possibile acquistare in sede di mostra anche il biglietto per la Biennale Arti Visive ridotto a 12 (Per gli under 26 e per gli studenti 8). Informazioni: call center 0415209070.
Catalogo: Electa.
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
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