Corriere della Sera 5.7.05
A 35 anni dalla morte per overdose, Hollywood la fa rinascere con Renée Zellweger e Pink mentre l’Italia la porta a teatro
Janis, sul palco e al cinema la tragedia di una stella
L’ultima notte della Joplin come un monologo-testamento della ragazza che sconvolse il blues
Claudia Provvedini
«Ho fatto l’amore sul palco con tante persone, ma so che ancora una volta tornerò a casa sola»: è una delle frasi con cui la disperazione di Janis Joplin, «la più nera delle cantanti bianche», torna nel ricordo dei fan, assieme alle sue canzoni, come «Ball and Chain» o «I Got Dem Kozmic Blues Again Mama!».
COME JIMI E JIM - Trentacinque anni fa, il 4 ottobre, in una stanza di un motel, il «Landmark» Los Angeles, la Joplin moriva stroncata da un’overdose, e il suo destino si univa a quello di Jimi Hendrix che l’aveva preceduta di sole due settimane. L’anno dopo sarebbe stata la volta di Jim Morrison: bruciati a 27 anni dall’eroina e da una vita «al massimo». Una stessa consonante a legare fatalmente i loro nomi.
Tra lo stregone della chitarra e lo sciamano californiano c’è dunque, immortalata nella Rock and Roll Hall of Fame questa piccola donna del Texas, bruttina, la pelle bucata dall’acne, dalla straordinaria voce blues. E se la sua musica non ha mai smesso di fiorire - l’album Greatest Hits è tuttora in classifica - è della ragazza Janis che si torna ora a parlare, con due film e un’opera teatrale, Cry Baby, regia di Riccardo De Torrebruna, musiche dal vivo di Luca Nesti, in scena ad AstiTeatro, un festival che ha dedicato parte dei suoi appuntamenti alla musica . Subito dopo il dramma su Janis Joplin si trasferirà come ospite del Pistoia Blues Festival.
LANCINANTE BLUES - Nel monologo Cry Baby, scritto dal musicologo Massimo Cotto, sono sei minuti esatti di lancinante blues - attacco del brano che dà il titolo alla pièce - a dare il via alla progressiva identificazione spirituale dell’attrice protagonista, Chiara Buratti, nel personaggio della cantante, arrivata alla sua ultima notte. Ha precisato l’autore: «Non è un pezzo biografico, è il tentativo di dare corpo a una voce che voleva strapparsi la solitudine dalle viscere, senza tuttavia riuscirci».
Voce ventennale di RadioRai, traduttore di Tom Waits e di Leonard Cohen, spiega Cotto che «Joplin è stata grande al di là della sua musica, grande nel cantare il dolore, fino a farne un rito, una sorta di messa pagana. In scena saranno rievocati momenti di quella notte nel Motel, dove la dose di eroina pura le fu fatale proprio perché da un mese non si drogava più. E aveva persino deciso di sposarsi. Tanto che, per prenotare la data delle proprie nozze, fece quel sabato notte un’improbabile telefonata al municipio. Chissà se - si domanda l’autore - avvertì qualcosa, lampo o segnale, premonizione o macabra profezia, quando incise come sua ultima canzone "Buried Alive With The Blues", sepolta viva nel blues».
I RICORDI - Tra i ricordi che affiorano nel monologo c’è anche l’esperienza di sonnambulismo vissuta dalla Joplin bambina quando, alla madre che l’aveva raggiunta mentre già si stava allontanando dall’abitazione di Port Arthur, disse di essere invece, finalmente, «sulla strada di casa», via da tutti e da tutto.
«Su questo doppio versante dell’essere e dell’apparire o, anche, del sentirsi strappare lontano da quel che sei stato fino a quel momento, agisce l’attrice Chiara Buratti: dopo tre riluttanti telefonate al regista, come quelle che probabilmente fece la cantante prima di sentirsi perduta, accetterà di interpretare Janis. Unica presenza in scena, oltre a lei, è quella di un amico-ombra (l’attore Andrea Gherpelli) continuamente evocato, che però non arriverà in tempo».
AL CINEMA - Ma, a ricordare la Joplin, non è solo il teatro. Se Irene Grandi nel suo ultimo album ha inserito il brano «Santissima Janis», due saranno i film centrati sulla geniale, dolorosa meteora. Il primo, dal probabile titolo Piece of my Heart, avrà come protagonista Renée Zellweger, mentre il secondo, Gospel according to Janis, diretto da Penelope Spheeris, vedrà la popstar Pink nel ruolo della cantante.
Hollywood, nel ’79, aveva già dedicato una pellicola alla biografia della donna «che cantava con l’utero»: il film, Rose, era interpretato da Bette Midler.
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
Dal 2007 - poi - alla sua caratteristica originaria di libera espressione del proprio ideatore, «Segnalazioni» ha unito la propria adesione alla «Associazione Amore e Psiche» - della quale fu fra i primissimi fondatori - nella prospettiva storica della realizzazione della «Fondazione Massimo Fagioli»