martedì 5 luglio 2005

prendendo spunto dall'ultimo libro di Giulio Giorello

Corriere della Sera 5.7.05
Due atteggiamenti estremi producono effetti devastanti sui processi della conoscenza. Come dimostra anche il nuovo pamphlet di Giulio Giorello
Se Chiesa e Scienza si alleano contro il relativismo
Nuccio Ordine

«Non essere di alcuna chiesa è pericoloso»: le considerazioni di Samuel Johnson - a proposito del grande poeta inglese John Milton, autore di un'appassionata difesa della libertà di stampa - suonano quanto mai attuali in un momento storico caratterizzato da una potente offensiva contro chi si oppone alla nozione di verità assoluta. Da fronti opposti, ma complementari, partono gli attacchi al «relativismo». Certi cattolici, allarmati, ne denunciano la «dittatura». Mentre sull'altra sponda, con ragioni diverse, gli fanno eco alcuni sostenitori delle cosiddette scienze dure: negare l'esistenza di verità eterne e universali significherebbe abbracciare la deriva del nichilismo. In entrambe le posizioni - in nome di Dio e in nome dello Scientismo - si rivendica ex cathedra l'infallibilità della propria «chiesa». Avere fede nelle sacre scritture o in un esperimento non è certo la stessa cosa. Ma su un piano di principio generale siamo di fronte a due atteggiamenti che - lo ripeto: per ragioni molto diverse - escludono ogni possibilità di discussione. Non è consentito esprimere dubbi e riserve sulla nozione di verità assoluta. Farlo, significherebbe macchiarsi del reato di relativismo. Essere relativisti, secondo una vulgata costruita a uso e consumo dei dogmatici, vuol dire mettere tutto sullo stesso piano, rinunciare alla ragione, disprezzare la scienza, coltivare l'irrazionalismo, discreditare l'universale, negare l'esistenza di ogni valore. Un identikit nel quale nessuno degli oppositori delle «chiese» e dei loro dogmi, munito di buon senso, si riconoscerebbe. Al contrario, la cultura laica difende innanzitutto il confronto delle idee, collocandosi in uno spazio di libertà tra chi crede nella verità assoluta e chi nega l'esistenza di ogni verità. Come immaginare un autentico scambio dialogico con esponenti degli opposti poli? Basta rileggere, tra i tanti esempi, alcuni passaggi dei dialoghi italiani di Giordano Bruno per capire con chiarezza che questi due atteggiamenti estremi producono gli stessi effetti devastanti sui processi della conoscenza: eliminano ogni possibilità di confronto e di dialogo, aprendo la strada all'intolleranza e ai fanatismi.
E proprio sulla necessità della discussione per la conquista del sapere insiste, a giusta ragione, Giulio Giorello nel gustoso e agile pamphlet, Di nessuna chiesa. La libertà del laico, pubblicato di recente da Raffaello Cortina. «Dal confronto (e dallo scontro) - si legge in questo saggio che ha il merito di sgombrare il campo da non pochi equivoci e da tanti luoghi comuni - ognuno ha da guadagnare». Riconoscere i limiti di ogni verità e di ogni certezza non significa abbandonarsi all'irrazionalismo: significa solo considerare ogni conquista nella sua finitudine e nella sua provvisorietà. Nessuna rinuncia alla scienza e alla ragione. Nessuna svalutazione dei fatti e dei valori. Ma solo un invito al libero esercizio della critica. Non a caso anche Einstein amava servirsi della famosa citazione in cui Lessing ci ha ricordato che la «verità assoluta» non è fatta per gli uomini ma per Dio soltanto, perché «le forze che sole aumentano la perfettibilità umana non sono accresciute dal possesso, ma dalla ricerca della verità».