domenica 10 luglio 2005

la mostra di Michelangelo a Firenze

Corriere della Sera 10.7.05
CINQUECENTO Firenze: dipinti, sculture, medaglie e manoscritti alla Fondazione Casa Buonarroti
Michelangelo e la marchesa
Sebastiano Grasso

fino al 12 Settembre
Casa Buonarroti - Firenze

VITTORIA COLONNA E MICHELANGELO

mostra dedicata a Vittoria Colonna
visitabile dalle ore 9:30 alle ore 16
INFO
tel 055 241752

Di che cosa parlano Vittoria Colonna (1492-1547) e Michelangelo Buonarroti (1475-1564) quando, a Roma, si vedono nella penombra della chiesa di San Silvestro al Quirinale o nel giardino limitrofo? Di arte e di Sacre scritture. Almeno a sentire il pittore portoghese Francisco de Hollanda che nei Dialoghi ricostruisce quegli incontri.
Sono anche convegni d'amore? Sì, ma di un amore particolare: letterario e d'intelletto, per altri versi essendo il cuore di Michelangelo occupato da Tommaso de' Cavalieri e da Gherardo Perini.
Eppure, come scrive Ascanio Condivi in Vita di Buonarroti («biografia autorizzata», si direbbe oggi, dallo stesso Michelangelo), pubblicata nel 1553, l'artista «amò grandemente la marchesina di Pescara essendo da lei amato svisceratamente». Ragion per cui, la poetessa lascia spesso Viterbo per andare a Roma e incontrare il maestro. Affetto ricambiato, per cui alla morte della donna, Michelangelo per molto tempo se ne sta «sbigottito e come insensato».
Risale proprio a sette-nove anni dopo la scomparsa della Colonna, il madrigale che il Buonarroti le dedica, adesso esposto a Firenze - assieme a 63 fra dipinti, disegni, medaglie, bronzi, tavole, mosaici e altri manoscritti - nella mostra, a cura di Pina Ragionieri, che ricostruisce la figura di questa protagonista del ’500.
Figlia del gran Connestabile di Napoli e nipote del duca di Urbino, a 17 anni Vittoria sposa, ad Ischia, Ferdinando d'Avalos, marchese di Pescara (il papa Giulio II le regala «una bella crozetta de diamanti»), ma trascorre poco tempo col marito, impegnato in guerre. Rimasta vedova a 33 anni, nel 1525, passa di monastero in monastero, di corte in corte, di convento in convento.
Personalità di grande temperamento, la donna frequenta letterati ed artisti, papi e regnanti, padri della Chiesa e predicatori in odore di eresia (riesce persino a far revocare da Clemente VII la bolla con cui il papa bandisce i Cappuccini).
La marchesa vive in un periodo ricchissimo di avvenimenti (Sacco di Roma, Concilio di Trento, ecc.).
Nel 1534 - secondo la ricostruzione fatta attraverso i documenti venuti alla luce dall'800 in poi -, incontra Michelangelo, che s'è appena trasferito definitivamente a Roma da Firenze. E' il periodo della committenza del Giudizio universale per la Sistina, che segna il suo ritorno alla pittura.
La donna ha 42 anni; l'artista, 59. Incontri, scambio di versi, di lettere. Qualcosa monta, di giorno in giorno. Di lei, Michelangelo conserva le lettere «d'onesto e dolcissimo amore ripiene» inviandole, in cambio, sonetti «pieni d'ingegno e dolce desiderio».
Col passare del tempo, il rapporto si rafforza. Vittoria gli procura persino una lente da vista. E per lei, Michelangelo realizza dei disegni e glieli dona.
Probabilmente, come si legge nel saggio di Monica Bianco e Vittoria Romani, in catalogo (Mandragora), Vittoria rappresenta «l'androgino originario del mito platonico» che Michelangelo utilizza come «primo passo verso la redenzione».