domenica 10 luglio 2005

un saggio

Corriere della Sera 10.7.05
SAGGI
CARNEFICI DI STATO
Tortura nel nome della legge
Vittorio Grevi

In un momento in cui da molte parti del mondo, a cominciare dalle carceri irachene (ma non solo) giungono notizie, spesso documentate, sull’uso della violenza, o comunque di trattamenti «inumani o degradanti» ai danni di persone detenute, può essere quantomai opportuno fermarsi a riflettere sulla odierna sopravvivenza di varie forme di «tortura di Stato». Ai molti interrogativi che ne scaturiscono intende rispondere il volume curato da Alessandra Gianelli e Maria Pia Paternò, le quali, insieme a un compatto gruppo di studiosi di diverse discipline (soprattutto storici e giuristi) si sforzano di fare il punto sulla realtà della tortura praticata in nome e per conto dello Stato. Una pratica nefasta che viene storicamente da lontano, che è formalmente vietata dovunque, ma che, tuttavia, continua a essere diffusa non soltanto nei regimi dittatoriali, dando luogo a situazioni in cui si concretizzano vere e proprie «ferite della democrazia».
Lungo questo itinerario si sviluppano i numerosi temi affrontati nel volume: dalle radici storiche della tortura alle sue più recenti manifestazioni anche nel mondo occidentale, dalle spinte ricorrenti verso l’uso della tortura come strumento di lotta contro il terrorismo ai rapporti tra «ragioni di Stato» e dignità dell’uomo, fino ad alcune lucide analisi dedicate al processo penale e al sistema penitenziario. Sullo sfondo, come dice Franco Cordero nelle sue pagine introduttive, vi è sempre la tentazione di considerare l’inquisito come un «animale da confessione».