giovedì 3 luglio 2003

180

La Repubblica Salute, 3.7.03
Non usate i "matti" come arma politica
di Guglielmo Pepe

Può un delitto far tornare indietro il paese di trent’anni? Perché ogni volta che avviene una dolorosa tragedia, con protagonista una persona mentalmente squilibrata, riemergono atteggiamenti forcaioli? Per rispondere a queste domande, bisognerebbe scavare a fondo su alcuni lati oscuri della società e della cultura italiana, quelli dove non esistono parole come perdono, riscatto, riabilitazione, bensì punizione, repressione, costrizione. Luoghi nei quali non esiste politica e cultura dell’accoglienza, ma rifiuto della diversità, della malattia, ghettizzazione.
Così, periodicamente, rileggiamo provocazioni del tipo "ritorniamo a legare i matti" (credendo che in tal modo scomparirebbero le ansie, le paure, i problemi delle famiglie dei mentalmente disturbati). Oppure si mettono sotto accusa le Asl, psicologi e psichiatri che vi lavorano, che "abbandonano" i pazienti, che non li seguono, che li lasciano al loro destino. O, ancora, si spara a zero contro la legge 180, quella voluta da un uomo di valore, Franco Basaglia, e che ha segnato una svolta radicale nella gestione dei disturbi psichiatrici, eliminando per sempre i manicomi.
L’esperienza applicata grazie alla legge, racconta invece che il mondo del malato di mente ha avuto una incredibile trasformazione. E racconta altresì che migliaia e migliaia di persone sono tornate a vivere, grazie alla possibilità di confrontarsi con gli altri, di affrontare la comunità, di misurarsi con le difficoltà che presenta (anche per chi è "sano") la società moderna. Ciò non toglie nulla alle giuste rimostranze dei parenti che devono farsi carico di chi ha problemi gravissimi. Per le famiglie è "un inferno" e il loro grido di dolore merita di essere ascoltato con attenzione e riguardo. Ciò che disturba è il tentativo di strumentalizzazione politica delle tragedie famigliari: avviene con i "drogati", avviene con i "matti".
A noi comunque piace il confronto delle idee, la verifica delle situazioni, i cambiamenti. Perciò potete leggere (alle pagine 28 e 29) una "zoomata" sulla 180 e il dibattito che l’accompagna, con l’opinione di chi vorrebbe riformare la legge e il racconto di un’esperienza milanese che sicuramente piacerebbe a Basaglia.