giovedì 3 luglio 2003

Joseph Ratzinger

Corriere della Sera 3.7.03
CULTURA
SCENARI Il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede illustra le prospettive della Chiesa nei suoi rapporti con le civiltà
Figli di Abramo, non dell’Europa
di Dario Fertili

E venne il tempo del cristianesimo globale. Benché non usi esplicitamente questo termine, il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, Joseph Ratzinger, avvia di fatto una fase nuova nella vita della Chiesa, quasi una svolta sotto il segno dell’universalismo. Il tutto con l’uscita di un libro che certo verrà molto discusso: Fede, verità e tolleranza. Il cristianesimo e le religioni del mondo . Il saggio propone un’interpretazione fortemente evolutiva del ruolo della Chiesa; non è difficile rendersene conto, del resto, quando ci si accosta al capitolo centrale che qui anticipiamo. La novità è presente già nella domanda fortemente evocativa scelta come titolo del brano: «Il cristianesimo è una religione europea?». Qui infatti si ritrova il punto chiave, l’argomentazione intorno alla quale il cardinale non si stanca d’insistere: che cioè il cristianesimo non finisce con l’Europa e tanto meno (è la logica conseguenza) con la battaglia per la nuova carta costituzionale, ancora in corso all’interno dell’Unione. Certo, si può ed è giusto battersi per ottenere un riconoscimento politico del ruolo esercitato da Chiesa e cultura religiosa nel gettare le fondamenta e determinare l’unità del continente. Ratzinger però guarda oltre, in direzione del terzo millennio e delle sfide globali che il cristianesimo inevitabilmente sarà chiamato ad affrontare. Individuare le sue origini nell’Asia Minore, nel punto d’incrocio dei tre continenti che coincisero con il mondo antico, significa riconoscerlo fin d’ora come una religione superiore non solo alle varie etnie e lingue, ma alla stessa civiltà occidentale.
Questo è dunque il punto di vista del prefetto della Congregazione, cioè il custode dell’ortodossia cattolica (erede moderno del Sant’Uffizio o, se si guarda al passato lontano, di quella che fu l’Inquisizione). Essenziale, in questo quadro, la definizione del messaggio cristiano come rottura e choc culturale: nessuno nasce cristiano - afferma il cardinale Ratzinger - nemmeno in un mondo cristiano e da genitori cristiani. La fede dunque «viene da fuori» e determina sempre una frattura. Non si potrebbe immaginare un distacco più netto dalle filosofie laiche, progressiste o conservatrici, che dominano oggi l’Occidente; ma anche dalle religioni concorrenti che in altri continenti contendono a palmo a palmo e spesso ricorrendo alla repressione e alla violenza, il terreno delle coscienze alle chiese cristiane. Qui sta il valore dell’annuncio sfida di Ratzinger: nella rivendicazione di un’irriducibile diversità, condizione indispensabile per affrontare l’età globale con una speranza di successo.