giovedì 3 luglio 2003

psichiatria: l'OMS sulla situazione in Italia

La Repubblica Salute 3.7.03
PSICHIATRA , IL NODO DELLA RIFORMA RIMANE IL RIFIUTO DEL SOSTEGNO MEDICO
"Rapporto Oms molto duro sull’assistenza"
di Tonino Cantelmi
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L’ultimo Rapporto sulla Salute Mentale nel Mondo elaborato dall’OMS è davvero duro verso l’Italia. Eppure sembra che nessuno se ne sia accorto. (…) Di fatto, benché la maggior parte dei Paesi occidentali abbia cambiato negli ultimi anni la legislazione che regola l’assistenza psichiatrica, nessuno ha imitato tout court i nostri modelli. Ma cosa dice il Rapporto 2001 dell’OMS a proposito dell’Italia? Dice testualmente: «I pochi dati di cui si dispone sembrano indicare che sulle famiglie ricade il peso di una serie di cure che prima erano a carico delle strutture psichiatriche ospedaliere». Ecco il punto, negato da pervasive ideologie: alle famiglie, secondo l’OMS, è stato assegnato un carico insostenibile (…).
L’OMS però sostiene, a proposito dell’Italia, molte altre cose, che una certa veteropsichiatria finge di ignorare: «Inchieste recenti hanno mostrato che, nonostante l’introduzione di nuovi servizi, i malati difficilmente ricevono una farmacoterapia ottimale e che le terapie psicosociali scientificamente convalidate non sono ripartite equamente tra i servizi per la sanità mentale» (…). In altri termini dovrebbe finire la stagione dell’improvvisazione spacciata per creatività: è necessario adeguare la prassi terapeutica agli straordinari progressi delle neuroscienze e adeguare gli interventi a standard verificabili. «Nei casi di schizofrenia», prosegue il rapporto, «solo 1’8% delle famiglie beneficia di interventi psicoeducativi, nonostante questi ultimi siano considerati fondamentali per il trattamento della patologia in questione». Sorprendente! Solo 8 famiglie su cento ricevono un trattamento adeguato (…).
E’ assolutamente ineludibile la necessità di promuovere un reale miglioramento delle prestazioni erogate dai servizi attraverso forme di intervento che siano sottoposte a valutazioni di processo (cioè come vengono fatti gli interventi) e di esito (cioè quali risultati danno). Insomma i "malati" (come giustamente li chiama l’OMS, mentre in Italia abilmente cerchiamo eufemismi confusivi) (…) e le loro famiglie hanno il diritto di accedere non a cure "creative" ma a cure che corrispondano ai progressi ed alle conoscenze attuali. Infine nel Rapporto leggiamo una affermazione davvero gravissima per l’Italia: «I benefici ed i vantaggi per i malati che hanno seguito questo nuovo sistema sembrano potersi attribuire più alle cure delle famiglie che alle offerte dei servizi». E’ una dichiarazione che scardina ogni posizione conservatrice: i benefici ed i vantaggi eventualmente conseguiti dai malati non sono da attribuirsi alle offerte dei servizi ma alle cure delle famiglie! Da più parti è stato detto che il Rapporto promuove l’Italia. E’ l’ennesima falsificazione. (…) «Una legge che prevede una riforma non dovrà solamente stabilire degli orientamenti (come per l’Italia), ma dovrà essere normativa, vale a dire definire dei criteri minimi di assistenza, realizzare dei sistemi stabili di monitoraggio..., creare dei meccanismi centrali di verifica, controllo e comparazione della qualità dei servizi». Il Parlamento italiano sarà chiamato ad esprimersi su questi temi (…).
*Psichiatra, Univ. Gregoriana, Roma; Pres. Ass. It. Psicologi e Psichiatri Cattolici; Dir. Sc. Spec. Psicoterapia Cognitiva Interpersonale

La Repubblica Salute 3.7.03
QUATTRO PROPOSTE

Una "legge di assistenza psichiatrica ideale", secondo l’Oms, la nostra amataodiata 180, denominata Basaglia dallo psichiatra triestino che più di altri la volle: a 25 anni dall’approvazione è al centro di 4 proposte di revisione (BuraniProcaccini, testo base, Cè, Cento, Moroni). Polemiche mai sopite e ora legate al concetto di "obbligatorietà della cura", che ha a che fare con i diritti della persona e con i drammi familiari legati al rifiuto del malato a proseguire le terapie dopo il previsto "Trattamento d’urgenza" (Tso). Il testo Burani, rielaborato ad aprile, permette cure "a chi non sia in grado di rendersi conto anche temporaneamente del suo stato di malattia", ospedalizzazione e interventi su richiesta di familiari (accertata da specialisti). Tutto fermo da novembre, in Commissione parlamentare. E l’Arap, l’associazione che dall’’81 vuole la riforma, ha proposto a Roma un confronto europeo sui "trattamenti coercitivi del trattamento psichiatrico". Risultato: nuova legge e lotta allo stigma in Gran Bretagna, dibattito in Francia (drastico taglio di letti per i ricoveri), disomogeneità dei servizi nei lander tedeschi, questione dei diritti con la nuova Costituzione in Finlandia. E se il ministro della Salute Girolamo Sirchia, nel suo intervento, ha parlato di "battaglia ideologica che fa perdere di vista l’oggettività" e del bisogno di investire (ma dove trovare i soldi? ndr.), Luisa Zardini, presidente Arap, ha chiesto "strutture" e "assistenza alle famiglie". Mentre sul trionfalismo pro180 con "bollo" Oms s’è abbattuto il "provocatorio" intervento del professor Tonino Cantelmi (qui sopra).
Né è passato inosservato il saluto dell’associazione triestina dei familiari, a sottolineare che nella patria di Basaglia le cose non funzionano. Proprio lì dove le esperienze, sotto la guida di Giuseppe Dell’Acqua, sono più avanzate e aperte al dialogo con i familiari in chiave anticustodialista. Ultimo sforzo il "Manuale per i familiari" (Fuori come va? Famiglie e persone con schizofrenia; Editori Riuniti). Muri, più che steccati ideologici.
(maurizio paganelli)