giovedì 3 luglio 2003

"si prega di chiudere gli occhi"

Chiudere il baule dei ricordi
per rimuovere sofferenza e dolore
di Roberta Giommi

Per molte persone il lavoro della psicoterapia è rappresentato dalla memoria, dall’affiorare dei ricordi dolorosi e nascosti, dallo svelamento del trauma che era stato cancellato per difendersi dal dolore o dall’orrore, e che da questo luogo lontano, ha prodotto segretamente patologia.
Attualmente il lavoro di ricerca delle risposte e delle soluzioni può invece essere rappresentato dalla capacità di chiudere luoghi e pensieri che danneggiano la capacità di essere sereni e di vivere il futuro. Si procede nella prima seduta attraverso un ascolto neutro che permette alle persone di raccontare la loro storia come è ora organizzata dentro la testa, invitando a raccontare a modo proprio, senza essere preoccupati da verità oggettive.
La prima narrazione rappresenta il personale punto di vista, le evidenziazioni che ogni persona sente come importanti, lo stile ed il tono emotivo dei rapporti raccontati. Solo dopo questa fase si cerca insieme di ricostruire la storia, di evidenziare anche altri momenti, di costruire dei nuovi organizzatori della narrazione, che permettano di modificare la prospettiva.
In fase successiva si cerca di creare un disancoraggio tra la memoria opprimente del dolore e dei torti e la costruzione di pensieri nuovi. La visita della memoria serve a collocare in senso cronologico i tempi dove il malessere si è prodotto ed è in questa seconda fase che inizia la costruzione dei nuovi progetti. Il tuffo nel passato viene usato come modo per distanziarlo dal presente, per renderlo definitivamente alle spalle, per capire che la vita è andata avanti, che ci sono handicap che hanno trovato una soluzione, che spesso il dolore e la malattia psicologica hanno prodotto risorse. C’è un momento della terapia in cui si ordinano i contenuti della memoria, si ristruttura la loro importanza e si chiude il baule dei ricordi.
Simbolicamente i ricordi non saranno autorizzati a condizionare il presente: separarsi dalle memorie dolorose, capire che è lecito dimenticare e guardare avanti, è una fase fondamentale della guarigione. Non si può lasciare la nostra vita nelle mani del persecutore, delle persone e degli eventi che hanno costruito le tracce del nostro dolore. C’è un momento della terapia in cui si aprono le mani e si lasciano cadere i pensieri e le persone che ci imprigionano al nostro passato. Un momento in cui si libera il cuore dalla pesantezza di presenze che lo hanno occupato senza regalare salute.
* Istituto internazionale di Sessuologia, Firenze
(www.irfsessuologia.org)