giovedì 23 dicembre 2004

i cattolici rilanciarono gli angeli dopo il Concilio di Trento
per odio contro i protestanti

Il Giornale di Brescia 23.12.04
Nel ’600 prese nuova forma
IL COMPAGNO DI STRADA
L’ANGELO
di Francesco Mannoni

Gli angeli appaiono nella Bibbia come un’emanazione di Dio, e «infiniti voli, innumeri ali, miriadi, schiere, eserciti, angeli e angeli di una vorticosa gloria di creazione» accompagnano gli uomini nel loro travagliato viaggio terreno. Ma è solo a partire dal XII secolo, e ancor più dopo il Concilio Tridentino, che essi sono stati visti come gli amici celesti che tengono per mano gli uomini, ne sono i solleciti, silenziosi protettori in ogni passo della vita quotidiana. Sono loro i protagonisti del volume Gli Angeli Custodi. Storia e figure dell’"Amico vero" (Einaudi, 639 pagine, 82,00 euro), raccolta di trattati di epoca barocca su questi rappresentanti "dell’alleanza di popolare e utopia, di sacro e di quotidiano", scelti e introdotti da Carlo Ossola, docente al Collège de France, e curati da Silvia Ciliberti, Giacomo Jori e Linda Bisello. Simili trattati sulla natura degli angeli furono molto diffusi in Europa - prima in latino, poi in francese e in spagnolo: fra i loro autori ricordiamo Alberini, Segneri, Drexel, Maldonat, Suarez, Barry e il grande Bossuet - nel secolo che degli alati messaggeri di Dio, "tutori e amministratori" dell’uomo, riempì le chiese e le tele, tanto che si può definire il Seicento "il secolo degli angeli".
Chiedo al professor Ossola perché abbia incentrato la sua ricerca sull’Angelo Custode, anziché spaziare a più ampio raggio tra le numerose figure angeliche che popolano la teologia cristiana: basta pensare a tutte quelle che si affollano nell’Apocalisse di san Giovanni, cantando, suonando, osannando, vaticinando foschi scenari per gli empi.
«Perché l’Angelo Custode - mi dice - è, tra le gerarchie angeliche, quella più prossima al mondo terreno. Cherubini, Serafini, Dominazioni, Troni, Potestà stanno molto in alto, vicini all’Altissimo, mentre l’Angelo Custode è accanto a noi, è quasi la nostra ombra fedele. Questa figura appare più volte già nell’Antico Testamento come inviata da Dio a soccorrere l’uomo nelle scelte più difficili».
Ad esempio in quali occasioni?
«La prima volta è nell’episodio di Agar, la serva della moglie di Abramo, la quale è cacciata da Sara quando questa si accorge che la sua schiava è incinta. Agar si trova sola nel deserto, ma l’angelo mandato da Dio la rincuora e le annuncia una progenie più numerosa delle stelle del cielo. In effetti da lei nascerà la progenie d’Ismaele, e da Sara quella d’Israele. Fin da quei lontanissimi fatti l’Angelo Custode è presente ad ogni crocevia del nostro destino».
È però nel Seicento che quest’assidua presenza viene codificata dalla Chiesa. Perché?
«Sebbene la tutela angelica sull’uomo si manifesti senza interruzione dall’Antico al Nuovo Testamento, e poi in tutto il Medio Evo, essa raggiunge il suo apogeo dopo il Concilio di Trento. Dalla fine del Cinquecento a metà del Seicento la Chiesa Romana si oppone all’idea dei Riformati che ogni credente, ispirato dallo Spirito Santo, sappia interpretare la Bibbia e orientarsi da solo tra le prove della vita. La Chiesa di Roma, invece, sostiene che l’uomo è instabile, incerto, incapace di discernere il vero, e dunque bisognoso di assistenza: per questo Dio gli ha messo al fianco l’Angelo Custode. Nel primissimo Seicento viene istituita la solenne festa in cui si celebra questo premuroso compagno dell’uomo, che ispirerà anche tanti artisti».
Qual è il pittore che ha saputo ritrarre con più pienezza l’Angelo Custode?
«Sicuramente il Caravaggio. Pensiamo al suo Riposo durante la fuga in Egitto: sino alla fine del Cinquecento questa scena era rappresentata in modo piuttosto statico. Il Caravaggio, invece, pone al centro del dipinto un angelo musicante che volge le spalle e le ali all’osservatore e suona uno strumento perché il Bambino si addormenti o si rinfranchi. Questa immagine tornerà più volte nel Caravaggio: l’angelo che suggerisce le parole del Vangelo a san Matteo, gli angeli delle sette opere di misericordia e così via. Caravaggio e poi altri pittori portano l’angelo, insomma, nella storia dell’uomo. Una presenza che si tradurrà in una vera invasione nell’Europa barocca, dalla Baviera alla Francia alla Spagna, e soprattutto nell’America Latina, dove non c’è grande cattedrale che non abbia il suo Angelo Custode».
Se il Seicento è stato il secolo degli angeli, il Novecento non può essere definito il secolo del ritorno degli angeli?
«Anche il Novecento è stato un secolo altamente "angelico". Il Settecento, l’epoca dei Lumi e della Ragione, sembrò cancellare questa presenza dalla storia dell’uomo. Ma il Novecento, che è stato un’epoca di contraddizioni proprio per la profonda crisi della ragione, per l’insicurezza che si è impadronita dell’umanità a causa di due guerre mondiali e degli stermini di massa, ha visto la rinascita dell’Angelo Custode, che si è di nuovo imposto anche nell’arte, dalla pittura alla letteratura, al cinema. Alcuni esempi: gli angeli di Paul Klee, quelli che aleggiano nelle poesie di Umberto Saba e di Eugenio Montale, o il protagonista del bel film di Wim Wenders Il cielo sopra Berlino. Sì, il Novecento è il secolo dell’angelo che ritorna prepotente, che s’impone nell’immaginazione della gente»
Oggi non si abusa di questa parola, "angelo", e dei suoi derivati? Non si rischia di definire "angeliche" anche cose o persone che non lo sono affatto?
«È vero, oggi si abusa di questo termine. So che ci sono persino dei siti Internet dedicati agli angeli, per non parlare poi di come si sia impadronito di loro quel fenomeno "magico-religioso" definito New Age. Ma l’angelo della teologia cristiana ha caratteristiche ben precise: è una presenza divina che porta ausilio all’uomo, e che, essendo appunto divina, va al di là del verosimile, mentre l’aiuto che può dare un uomo rimane all’interno del verosimile. L’angelo, come dicono i trattati riuniti in questo volume, si trova là dove l’uomo non c’è più. È al di là di ogni nostra speranza, ma paradossalmente è prima di ogni nostra speranza».
L’Angelo Custode ci accompagna per tutta la nostra vita terrena. Ma quando moriamo, qual è il suo destino secondo gli autori di questi trattati?
«I trattati affermano che l’Angelo Custode, pur avendo un destino di eternità che noi mortali non abbiamo, per mostrare l’assoluta fedeltà a questo breve tratto di luce che è la storia umana, rinuncia a impiegare la sua divina forza, e una volta che abbia cessato il servizio presso di noi, rimane inattivo e in attesa finché la resurrezione non ci restituisca a lui. Egli, insomma, rimane con noi in attesa del tempo ultimo. Questo probabilmente ci consente di comprendere il significato profondo del termine "angelo", che in greco significa "annuncio". Questo annuncio è in nome dell’eternità, e l’angelo è accanto a noi non solo per aiutarci sulla Terra, ma soprattutto per ricordarci che siamo figli dell’eternità, carovane in cammino verso l’eternità».