giovedì 23 dicembre 2004

il mondo psichico dei bambini

Corriere della Sera 23.12.04
Elzeviro -Matematica e memoria
I NUMERI OMBRA DEI BAMBINI
di Giuseppe Bonaviri

Il mondo psichico dei neonati e dei bimbi di due-tre anni, resta tuttora un enigma. Non sappiamo come nei neonati si formi la mappa delle percezioni e di conseguenza la memoria, diversa da quella degli altri esseri. Presumo che tale formazione avvenga per accumulo di immagini, e sensazioni che preludono ai sentimenti, a cui subentra una fase sceverativa e comparativa fra questi elementi immagazzinati.
Solo allora - stando alle attuali vedute biochimiche confermate dalle funzioni preordinate nelle eliche del Dna ed ora, sperimentalmente, dalle attuali clonazioni - le cellule preposte alla reminiscenza, e localizzate in gran parte nell'area cerebrale dell'ippocampo, cominciano a configurare la "memoria", ossia le funzioni a questa deputate.
La finalità, o teleologia, come si dice, della lentezza attraverso cui si accumulano i segni mnestici, nei primi mesi di vita, è quella "protettiva" per il bambino. Il quale, altrimenti, si troverebbe immerso, all'improvviso, ossia in modo traumatizzante, in un mondo complesso, multi-colorato, multi-regolato da leggi fisiche imprenscindibili.
E qui vien da pensare anche a come i bambini arrivino alla percezione, seppure, ancora obnubilata, della "quantità". Ossia della possibilità di suddividere, con un vero processo di scissione e subitanea comparazione, due "insiemi" di oggetti. La loro prima visione presumibilmente è simile a quella delle rane che vedono il mondo per rette, punti linee, ossia in un intreccio geometrizzabile.
L'importanza di una prima percezione per "insiemi" ci porterebbe alla matematica (e metamatematica) di cui fu maestro il formalista tedesco David Hilbert, scomparso a Gottinga nel 1943. A me pare che il primo movente da cui partono i nostri piccoli è quello della contrapposizione, cioè l'idea di un rapporto bino, ossia duale. Secondo me, bisogna ricercarlo, e individuarlo, nella diade luce-ombra. Mi si permetta una considerazione. Si sa che lo studio della luce-ombra ha apportato un notevole contributo alla scienza. Basti pensare a Eratostene, morto nel 192 a.C., che confrontando le ombre in due punti dello stesso meridiano terrestre riuscì a stabilire che la circonferenza della terra era di duecentocinquantamila stadi. Da parte nostra aggiungiamo che uno degli spettacoli più meravigliosi della natura si trova nel sorgere delle ombre, da pietre, alberi e uccelli volanti. Il cui fastigio di bellezza è quello del tramonto... Pochi se lo godono.
Riprendiamo. I bambini di pochi anni, fra l'altro, hanno paura delle ombre. Durante la mia assai lunga attività di medico, ne ho osservati molti. Una bambina, per esempio, vedendo entrare nello studio dove lavoravo, all'Unità Sanitaria, l'ombra di un grande ciliegio, chiesto a lei cos'era quell'ombra mi rispose: "È la morte che entra".
Insomma i nostri piccoli figlioli pensa che vedano, per primi, il mondo come unica rotonda realtà. È una vera intuizione primordiale? Il filosofo Empedocle, vedi caso, usava l'universo come un un unico "sfero". Comunque, verso i due anni, non distinguendo ancora due "insiemi" di oggetti, per esempio due gruppi di caramelle su un tavolo, dicono che sono tanti tanti: ossia, seguendone bene il pensiero, hanno l'idea di un insieme di cose che rotolano, si susseguono, come un fiume che mai finisce, ossia hanno l'idea del "numero" inteso come un infinito fluire senza fine, quasi si trattasse di un Dio onnipotente che sotto forma di corso fluviale, bianco e cristallino, va avanti, avanti, per immergersi, noi aggiungiamo, nella stessa mente di Dio.
Verso i tre anni, questa influenza che possiamo immaginare di una infinità di numeri concreti, come vere palline, per nuove intuizioni di una logica archetipica comincia a dar luogo alla capacità di una numerabilità, tuttora paurosa. Ma divisibile già in tanti "insiemi" come branchi di pesci in un mare di cui sfuggono i confini e il significato. Capiscono allora che questi "insiemi" fra di loro si contrappongono, ora restando fermi in unità precise, ora incrociandosi, direi insiemizzandosi. Ecco che creano una loro divisione matematica. Il primo rapporto, a mio avviso, resta "l'ombra-luce".
Infatti in un noto romanzo di Adalbert von Chamisso (1781-1838), Peter Schlemihl, venduta la propria ombra al diavolo, angosciato, dopo, a questi la richiede...
Ogni essere è un equilibrato groviglio elettromagnetico. Se si riuscisse, in fase pre-mortale, a derivare l'infinità di memorie di un singolo, potremmo avere, in tutto il mondo, delle vere mnemoteche utilissime.